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Vicenda UBS negli Stati Uniti: accordo raggiunto

Keystone

Venerdì, Berna e Washington hanno trovato un compromesso nel contenzioso fiscale tra UBS e autorità americane. Il processo, inizialmente previsto per il 3 agosto, è quindi ancora rinviato.

L’UBS e il fisco statunitense hanno concluso – sotto l’egida dei rispettivi paesi – un accordo extragiudiziale nella vertenza che li vede opposti da parecchi mesi.

La notizia è stata annunciata venerdì dall’avvocato del Dipartimento della giustizia americano, Stuart Gibson, in seguito a una conferenza telefonica con le parti interessate. Il legale ha affermato che l’intesa riguarda «i punti essenziali». I dettagli saranno discussi in seguito.

Il giudice Alan Gold ha infatti convocato un nuovo appuntamento telefonico per venerdì prossimo: in particolare, dovrà essere definito in quale modo – e in quale entità – la banca elvetica potrà soddisfare le richieste di Washington.

La Svizzera era rappresentata dal Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) e dal Dipartimento federale delle finanze (DFF).

In una nota diffusa venerdì pomeriggio, il DFGP e il DFAE parlano di «un’intesa di fondo per una soluzione extragiudiziale del procedimento civile avviato contro UBS negli Stati Uniti» e aggiungono che per il momento non è possibile fornire informazioni più dettagliate: le trattative «sono soggette al vincolo di segretezza».

Nuovo rinvio

L’accordo trovato venerdì permette di evitare l’apertura di un procedimento penale. Le udienze avrebbero dovuto iniziare il 13 luglio scorso ma, su richiesta della banca, del governo svizzero e dal fisco americano (l’Internal Revenue Service – IRS), il giudice Gold aveva accettato di posticiparle al 3 agosto.

Sulla base dei nuovi sviluppi, il processo è quindi de facto nuovamente rinviato (al 10 agosto). Esso verrà comunque aperto solo se gli Stati uniti – attraverso il Dipartimento federale della giustizia – e la Confederazione non dovessero ratificare l’accordo extragiudiziale annunciato venerdì.

Sollievo ufficiale

L’accordo è stato salutato dalla ministra degli esteri svizzera Micheline Calmy-Rey, in visita a Washington, e dalla sua omologa statunitense Hillary Clinton.

La Segretaria di Stato ha affermato che i due governi «hanno lavorato duramente per giungere a questo risultato». Calmy-Rey ha espresso a sua volta sollievo per l’esito positivo, dicendosi «molto soddisfatta».

Il portavoce del DFAE Lars Knuchel ha comunque aggiunto che non è ragionevole dilungarsi nei commenti sull’accordo, poiché vi sono ancora numerosi dettagli da discutere.

Dimensione politica

La vertenza, che inizialmente era solo tra l’IRS e la banca, aveva assunto in seguito una dimensione politica. Giuridicamente la Confederazione si è comunque sempre espressa unicamente in qualità di amicus curiae. Con questa espressione ci si riferisce a chi, pur non essendo parte in causa, offre volontariamente informazioni alla corte su un aspetto della legge o su altre questioni inerenti il caso, per aiutare il tribunale a decidere.

L’esecutivo elvetico aveva più volte sottolineato che UBS non può fornire i dati all’IRS perché violerebbe le disposizioni relative al segreto bancario. Se necessario, il Dipartimento federale di giustizia e polizia si era detto pronto ad emettere uno specifico divieto, anche se ciò avrebbe potuto creare tensioni con Washington.

Rischio elevato

La posta in gioco era alta: se la banca non avesse accettato l’ingiunzione di consegnare le informazioni bancarie, o se il governo svizzero avesse impedito di farlo, il tribunale avrebbe potuto ordinare il sequestro degli averi di UBS negli USA.

In febbraio, su ordine della Finma (l’autorità svizzera di vigilanza dei mercati finanziari), UBS aveva fornito all’IRS i dati di 250 clienti americani. L’istituto aveva ammesso di aver aiutato a evadere il fisco ed era stata costretta a pagare una multa di 780 milioni di dollari.

Poche ore dopo l’intesa, l’IRS aveva alzato la posta chiedendo i nomi di 52’000 clienti titolari di conti per un ammontare 14,8 miliardi di dollari, dando così il via al braccio di ferro.

swissinfo.ch e agenzie

L’Autorità di vigilanza dei mercati finanziari (Finma) ha accolto positivamente la notizia di un accordo raggiunto nel contenzioso fiscale tra l’UBS e le autorità americane.

«È importante che si sia giunti a un’intesa extragiudiziale», ha osservato Tobias Lux, portavoce della FINMA, senza rilasciare altre dichiarazioni, visto che i dettagli non sono ancora noti. Lux ha inoltre specificato che l’organo non ha partecipato direttamente alle trattative.

Martin Naville, CEO della Camera di commercio svizzero-americana, ha definito l’accordo «estremamente importante, poiché UBS ha un ruolo fondamentale nel sistema economico mondiale». Inoltre, ha aggiunto, «in caso di mancata intesa le eccellenti relazioni tra i due paesi avrebbero rischiato di deteriorasi».

I principali partiti svizzeri si sono detti sollevati dell’intesa raggiunta tra la Svizzera e gli Stati uniti in merito alla vertenza che oppone il fisco americano all’ UBS, affermando nel contempo la necessità di conoscere meglio i dettagli dell’accordo.

Il partito socialista si è detto scioccato per il fatto che la banca abbia dovuto far ricorso all’aiuto dello Stato anche in questo frangente.

Numero di collaboratori: 27’262.

È presente in 414 siti.

Gestisce un massa monetaria di 600 miliardi di franchi.

L’attività negli Stati Uniti corrisponde a circa un terzo del peso complessivo della banca nel mondo.

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