Lumengo: processo frode elettorale, “ho compilato schede quale esempio”
(Keystone-ATS) BIENNE BE – Ricardo Lumengo, consigliere nazionale socialista bernese, oggi sotto processo per frode elettorale, ha respinto l’accusa proclamando la sua innocenza. “Ho compilato schede di voto a titolo d’esempio”, ha affermato davanti alla giudice unica del tribunale di circondario II Bienne-Nidau. La procura ha chiesto una pena pecuniaria sospesa condizionalmente; la difesa l’assoluzione. La sentenza è attesa nel pomeriggio.
L’accusa di frode elettorale si riferisce all’elezione del Gran Consiglio bernese tenutasi nel 2006. Secondo l’ufficio dei giudici istruttori del Giura bernese e del Seeland, il politico ha compilato personalmente almeno 44 schede elettorali in suo favore.
I primi sospetti da cui era partita l’inchiesta riguardavano 47 schede delle elezioni per il Consiglio nazionale dell’autunno 2007, in apparenza compilate dalla stessa mano. Questa presunta frode non “ho compilato schede quale esempio”aveva trovato conferma e quindi questa parte del procedimento era stata archiviata con un non luogo a procedere.
“Credo di sì”, ha risposto oggi Lumengo alla giudice che gli chiedeva se avesse riempito delle schede a suo nome. L’imputato, 48enne, ha precisato di averlo fatto a “titolo d’esempio”. Per aiutare persone che non avevano dimestichezza con il sistema di elezione. Lumengo ha spiegato di aver scritto il suo nome, ma anche di altri candidati. Ha pure affermato di non essersi occupato dell’invio delle schede per corrispondenza e di avere l’impressione di aver compilato meno di 44 bollettini. Questo numero è stato stabilito con una perizia grafologica.
Le dichiarazioni del consigliere nazionale, il primo di colore nella storia elvetica, confermano quanto l’interessato ha ribadito più volte prima del processo. “Mi dispiace profondamente di aver commesso un errore volendo aiutare nuovi elettori e persone che incontrano difficoltà riguardo all’esercizio del diritto di voto ad esprimere la loro volontà nell’ambito della partecipazione democratica”, aveva affermato.
Il procuratore Pascal Flotron ha chiesto che Lumengo sia condannato a una pena pecuniaria di dieci aliquote giornaliere di 110 franchi sospesa per tre anni. Per il ministero pubblico Lumengo, che è giurista, deve perlomeno aver considerato la possibilità che le schede riempite di suo pugno non rimanessero semplici esempi, ma che potessero essere utilizzate tali e quali dagli elettori. Flotron ha riconosciuto che il deputato bernese non ha commesso “un’enorme frode elettorale” anche se “44 schede non sono trascurabili”.
Il Codice penale svizzero (CP) all’articolo 282 prevede una pena detentiva fino a tre anni o una pena pecuniaria per la frode elettorale, reato commesso, tra l’altro, da chiunque “altera il risultato” di una elezione o votazione “aggiungendo, cambiando, omettendo o cancellando schede elettorali o firme”.
La difesa ha chiesto l’assoluzione. “Il mio cliente aveva un solo obiettivo, quello di aiutare e spiegare”, ha dichiarato il legale André Gossin. A suo avviso il consigliere nazionale non poteva immaginare che degli elettori non avrebbero ricopiato l’esempio su un altra scheda. L’avvocato ha pure rilevato che sui 44 bollettini di voto incriminati figurano pure nomi di altri candidati e che in alcuni casi il nome di Lumengo appariva tre volte, il che non è ammesso. Inoltre 42 delle 44 schede erano nulle, in particolare perché la carta d’elettore che accompagnava il voto non era firmata.
In un primo tempo Lumengo aveva annunciato che in caso di condanna avrebbe rinunciato alla carica di consigliere nazionale. Più recentemente, il bernese è stato più evasivo.
Stando a quanto recentemente affermato al “Bund” da Roland Näf, presidente della sezione PS del canton Berna, il partito in proposito ha le idee chiare. “Se Lumengo dovesse essere condannato in prima istanza, pretendiamo le sue dimissioni immediate” dal Consiglio nazionale.
Giunto in Svizzera dall’Angola quale richiedente l’asilo nel 1982, Lumengo ha ricoperto cariche politiche a tutti i livelli: comunale, cantonale e federale.
In Consiglio nazionale siede nell’influente Commissione della politica estera (CPE), ma è poco presente nel dibattito politico. Finora, con i suoi atti parlamentari, si è profilato in materia di stranieri, famiglia, protezione della gioventù e piazza finanziaria elvetica.