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Consiglio dei diritti umani: ONU divisa

L'ambasciatore USA John Bolton rifiuta l'attuale progetto di Consiglio dei diritti umani Keystone

L'opposizione degli USA rischia di affossare il progetto, ma la Svizzera continua a sperare che il Consiglio dei diritti umani nasca così com'è stato proposto.

Rivedere la bozza metterebbe in pericolo quello che la Svizzera e molti altri paesi ritengono un «buon compromesso». Gli USA minacciano di votare no se non si riaprono i negoziati.

La Commissione ONU dei diritti umani non gode di buona reputazione perché al suo interno possono sedere paesi notoriamente poco rispettosi dei diritti dei loro cittadini. Negli ultimi anni sono stati membri della Commissione paesi come il Sudan, la Libia o lo Zimbawe.

Ma per l’Organizzazione delle nazioni unite, i diritti umani non sono un compito qualunque, sono – ha dichiarato Jan Eliasson, presidente dell’Assemblea generale dell’ONU – «una componente assolutamente indispensabile, l’anima di questa organizzazione».

Ecco perché da tempo, nel quadro delle riforme che stanno interessando l’ONU, si vuole sostituire la Commissione con un Consiglio dei diritti umani. Il progetto di risoluzione che dovrebbe portare alla nascita di questo Consiglio è stato presentato il 23 febbraio da Eliasson.

Per la Svizzera – si legge in un comunicato della missione permanente al palazzo di vetro di New York – «questa bozza non riflette pienamente le eigenze iniziali, ma costituisce un buon compromesso che permette di rafforzare il settore dei diritti umani all’interno dell’ONU».

Il no degli USA

Ad inizio settimana John Bolton, ambasciatore degli Stati uniti all’ONU, ha però definito la bozza come inaccettabile. Gli USA ritengono insufficienti le misure proposte per escludere dal Consiglio i paesi che non rispettano i diritti umani.

Il testo avrebbe dovuto essere sottoposto a votazione già questa settimana, ma vista l’opposizione degli USA, il presidente dell’Assemblea generale ha deciso di rimandare la votazione. Spera tuttavia che la risoluzione venga adottata «non appena possibile».

Anche la Svizzera condivide le speranze di Eliasson. Natalie Kohli, l’esperta di diritti umani della missione svizzera a New York, ha spiegato a swissinfo che la Confederazione si oppone alla riapertura del dossier proposta dagli USA. Gli argomenti addotti da Washington non sono una novità e sarebbero già stati discussi.

«Al momento la situazione è piuttosto confusa», ha dichiarato Natalie Kohli. «I telefoni delle varie delegazioni squillano senza sosta. Non sappiamo cosa succederà, ma siamo convinti che il testo sia sulla buona strada».

Per le riforme servono tutti

L’esperta svizzera ritiene che questo sia un passo importante per il processo di riforma dell’ONU, un passo che sarebbe inopportuno ritardare. Ma, aggiunge, fare questo passo senza gli Stati uniti, che in termini finanziari sono il maggior contribuente, sarebbe altrettanto inopportuno.

«Se gli USA non cambiano idea, sarebbe rischioso mettere al voto la risoluzione. Non ne uscirebbe niente di buono. Vogliamo gli Stati uniti a bordo e non perdiamo l’ottimismo», ha dichiarato Natalie Kohli.

Proposta svizzera

All’origine della proposta presentata da Eliasson, c’è un modello di Consiglio dei diritti umani elaborato dallo svizzero Walter Kälin. Il Consiglio, composto di 47 persone elette dai 191 membri dell’Assemblea generale secondo il criterio della maggioranza assoluta, dovrebbe sostituire l’attuale Commissione, composta di 53 membri.

Le discussioni su questo nuovo organo delle Nazioni unite sono partite nel 2005. Si sperava di arrivare ad una risoluzione finale entro il 13 marzo del 2006, data in cui a Ginevra prende il via la sessione annuale della Commissione dei diritti umani.

Lunedì a Ginevra, il Segretario generale delle Nazioni unite ha ribadito che la bozza di risoluzione non contiene tutto quanto da lui sperato. «Tuttavia», ha aggiunto Kofi Annan, «ci sono abbastanza elementi positivi per adottarla».

La Svizzera, così come gli USA, avrebbe preferito che l’elezione dei membri del Consiglio dei diritti umani necessitasse di una maggioranza dei 2/3, ma di fronte alla forte opposizione dei paesi in via di sviluppo ha accettato l’elezione a maggioranza assoluta. Non così gli USA, che vorrebbero inoltre ridurre il numero dei membri.

Riforma urgente

Peter Splinter, rappresentante di Amensty International all’ONU di Ginevra, ritiene che il tempo per le discussioni sia scaduto. «Il testo proposto presenta delle imperfezioni, ma non credo sia possibile ottenerne uno migliore», ha dichiarato Splinter a swissinfo. «Se si dovesse rivedere il progetto, le cose potrebbero peggiorare».

UN Watch, una delle organizzazioni più critiche nei confronti della Commissione dei diritti umani, pensa invece che non si debba rinunciare all’opportunità di discutere criteri più severi per l’elezione nel Consiglio dei diritti umani. Il direttore Hillel Neuer ritiene più importante mettere a punto uno strumento efficiente che averlo a disposizione entro due settimane.

swissinfo, Adam Beaumont, Ginevra
(traduzione e adattamento, Doris Lucini)

Il Consiglio dei diritti umani dovrebbe essere composto di 47 membri, eletti per tre anni dall’Assemblea generale dell’ONU (maggioranza assoluta).

Tutti i 191 Stati dell’ONU possono essere eletti. La bozza prevede però la possibilità di sospensione di un membro, se si riscontrano «gravi e sistematiche» violazioni dei diritti umani.

Il Consiglio dovrebbe avere sede a Ginevra. Sono previste almeno tre sessioni l’anno, per una durata totale minima di 10 settimane.

La bozza richiede che ogni membro assicuri «i più alti standard nella promozione e protezione dei diritti umani».

1946: nasce a Ginevra la Commissione ONU dei diritti umani.
53 membri, nominati in seno a gruppi regionali.
1 sessione annuale di sei settimane per valutare la situazione dei diritti umani nel mondo.
Marzo 2005: Kofi Annan, annuncia di voler sostituire la Commissione con un Consiglio dei diritti umani.

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