The Swiss voice in the world since 1935

Crociata della destra austriaca contro i minareti

Reuters

Gli svizzeri votano il 29 novembre sull'iniziativa per vietare la costruzione di nuovi minareti. Il tema è d'attualità anche in Austria, dove l'islam è una religione riconosciuta ufficialmente da oltre un secolo.

Le ragioni del riconoscimento austriaco – che rappresenta un’eccezione nell’Europa occidentale – sono legate alla storia della monarchia asburgica. Si trattava di fare in modo che anche i bosniaci si sentissero membri dell’impero alla stessa stregua degli altri.

I musulmani che vivevano sull’attuale territorio austriaco erano comunque talmente pochi, che la prima moschea fu costruita soltanto nel 1979 a Vienna, in seguito all’aumento dei fedeli di tale religione dovuto alla forte immigrazione dopo la Seconda Guerra mondiale. Un flusso migratorio che nel frattempo ha triplicato il numero dei musulmani in Austria. Il desiderio di moschee è così cresciuto. Ma parallelamente si è rafforzata anche l’avversione da parte dei partiti di estrema destra.

Divieto di costruzione per i minareti

Rappresentativo dell’inasprimento di questa opposizione è lo slogan con il quale ha fatto campagna alle ultime elezioni a Vienna il capo del Partito austriaco della libertà (FPÖ, estrema destra) Heinz-Christian Strache: “Pummerin statt Muezzin”, ossia il suono della grande campana del duomo di Santo Stefano di Vienna non deve avere la concorrenza dell’appello alla preghiera lanciato dal minareto.

Strache continua a battere il chiodo: in ogni campagna elettorale chiede che il parlamento austriaco iscriva nella Costituzione il divieto di costruzione di minareti. Una rivendicazione che finora è rimasta lettera morta in Austria. Ma intanto la FPÖ ha raddoppiato la sua forza elettorale.

Inoltre anche l’altro partito di estrema destra, l’Alleanza per il futuro dell’Austria (BZÖ), del defunto Jörg Heider, ha fatto della lotta contro l’Islam e contro i minareti il suo nuovo campo di battaglia.

Il partito chiede in diverse regioni (Länder) una restrizione dei regolamenti di costruzione in modo da permettere di impedire il luoghi di preghiera musulmani per “perturbazione dell’immagine locale”. Una rivendicazione giustificata con l’argomento secondo cui nell’Europa cristiana non si devono autorizzare “i segni visibili del potere islamico”. La legge non è finora stata modificata in alcun Land, ma la pressione della destra dura ha già avuto ripercussioni.

Minareti nascosti come compromesso

Dall’alto dei suoi 32 metri, il minareto della moschea di Vienna non sembra che abbia mai fatto perdere il sonno agli abitanti della capitale austriaca. Anzi, alla sua inaugurazione, trent’anni fa, l’allora sindaco Leopold Graz lo elogiò come il simbolo di una città che vuole essere “un centro di accoglienza per tutti coloro che vi abitano e lavorano”.

Il sindaco di Telfs, in Tirolo, dove nel 2006 è stata edificata la seconda moschea del Paese, si è invece già trovato in difficoltà. Contro il progetto di costruzione del minareto, di 20 metri, è stata lanciata una petizione popolare, i confinanti hanno inoltrato opposizione e la FPÖ ha minacciato di ricorrere al tribunale amministrativo. Dopo lunghi negoziati, le parti si sono accordate su una soluzione di compromesso: il minareto è stato ridimensionato di 5 metri e nessun muezzin potrà mai chiamare i fedeli alla preghiera.

A Bad Vöslau, nella Bassa Austria è ora in costruzione la terza moschea. Benché fosse perfettamente conforme alle regole, il progetto si è scontrato con una valanga di proteste. Alla fine è stata trovata un’intesa: il minareto consiste in due torrette simboliche situate sul retro del tetto.

La necessità esiste

In Austria risiedono circa 400mila musulmani, che sono quasi il 5% della popolazione. Per il presidente della comunità islamica Anas Schakfeh è dunque chiaro che nel paese ci sarebbe bisogno di più moschee. È vero che ci sono 200 luoghi di preghiera, ma questi non possono sostituire pienamente una moschea, spiega.

Secondo la concezione islamica, una moschea deve essere eretta su un terreno di proprietà della comunità di fedeli ed essere aperta a tutti i credenti cinque volte al giorno per la preghiera, come pure per la preghiera del venerdì.

Dal profilo teologico anche il minareto non costituisce un precetto, ma rappresenta una tradizione, è un simbolo che indica che qui vivono dei musulmani.

Litigio sull’insegnamento islamico

Uno studio sulle opinioni dei circa 400 insegnanti di religione islamica in Austria, ha provocato una grande agitazione. Stando ai risultati della ricerca, pubblicati all’inizio di quest’anno, un quinto rifiuta la democrazia e quasi il 10% definisce comprensibile l’impiego della violenza per diffondere l’Islam.

I partiti di destra austriaci hanno reclamato provvedimenti immediati, quali la sorveglianza degli insegnanti e il controllo esterno delle lezioni. Ma simili misure sono in contraddizione con la separazione fra Stato e Chiesa. Dal 1949 in Austria le comunità religiose riconosciute dallo Stato sono responsabili dell’insegnamento religioso e della formazione dei docenti. Viene solo richiesto che l’insegnamento sia impartito in tedesco e che non sia contrario ai principi di un’istruzione di uno Stato di diritto.

Poiché nessuno in Austria vuole rimettere in questione la separazione fra Stato e Chiesa, il Ministero della pubblica istruzione si è accordato con la Comunità islamica affinché gli insegnanti di questa religione, oltre a una formazione universitaria, devono superare un test di tedesco e impegnarsi a rispettare la democrazia.

Per i partiti di destra ciò è insufficiente. Ora chiedono che all’Islam sia revocato lo statuto di comunità religiosa ufficiale dell’Austria.

Joe Schelbert, swissinfo.ch
(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

In Svizzera ci sono quattro minareti. Il primo fu costruito a Zurigo nel 1963, il secondo a Ginevra nel 1978, il terzo a Winterthur nel 2005 e il quarto a Wangen (canton Soletta) nel 2009.

Secondo un’indagine pubblicata dalla Commissione federale degli stranieri, in totale nella Confederazione ci sono circa 130 centri culturali e luoghi di preghiera islamici. La maggior parte è situata in appartamenti o in edifici privati senza segni di riconoscimento esterni.

3 maggio 2007: un comitato composto essenzialmente di rappresentanti dell’Unione democratica di centro e dell’Unione democratica federale (partiti di destra nazional-conservatrice) lancia l’iniziativa popolare “contro l’edificazione di minareti”. Essa chiede l’introduzione di un nuovo articolo nella Costituzione federale che sancisce tale divieto.

8 luglio 2008: i promotori depositano il testo corredato di oltre 113’540 firme valide. A sorpresa, il governo il giorno stesso dirama una presa di posizione in cui annuncia che inviterà parlamento, popolo e cantoni a respingere l’iniziativa.

27 luglio 2008: l’esecutivo elvetico trasmette il messaggio al parlamento, invitandolo a bocciare l’iniziativa senza opporle alcun controprogetto. Pur rilevando difficoltà di applicazione, contraddizioni con principi fondamentali della Svizzera e incompatibilità con alcune disposizioni internazionali, il governo giudica che il testo non viola le regole imperative del diritto internazionale. Perciò chiede di sottoporla a votazione federale, raccomandando all’elettorato di rifiutarla.

12 giugno 2009: a stragrande maggioranza, il parlamento segue il governo su tutta la linea. L’iniziativa è bocciata con 132 voti contro 51 e 11 astensioni dalla Camera del popolo e con 39 voti contro 3 e 2 astensioni dalla Camera dei Cantoni.

29 novembre 2009: l’elettorato svizzero è chiamato alle urne per decidere il destino dell’iniziativa. Per la sua approvazione occorre la doppia maggioranza del popolo e dei Cantoni.

Articoli più popolari

I più discussi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR