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I Verdi lanciano la sfida per l’elezione del governo

Keystone

I delegati del Partito ecologista svizzero hanno approvato la proposta di far scendere in campo il parlamentare vodese Luc Recordon, il prossimo 12 dicembre, per contendere il seggio del ministro UDC Christoph Blocher.

I Verdi, che hanno registrato una forte progressione alle elezioni parlamentari di ottobre, chiedono inoltre agli altri partiti di mantenere le promesse elettorali in materia di protezione dell’ambiente.

Il Partito ecologista svizzero (PES) intende dare battaglia il prossimo 12 dicembre, in occasione dell’elezione dei membri del governo da parte del parlamento.

Riuniti in assemblea a Binningen, nel canton Basilea campagna, i delegati dei Verdi hanno approvato, con 115 voti favorevoli e 35 contrari, la proposta di sostenere la candidatura del loro rappresentante Luc Recordon, per tentare di strappare la poltrona ministeriale di Christoph Blocher.

Di fronte alla politica seguita dal ministro dell’Unione democratica di centro (UDC), la mia candidatura costituisce un “imperativo categorico” in difesa dei valori fondamentali, ha affermato lo stesso Recordon. A suo avviso, il progetto di estromettere Blocher dal governo non è un gesto di “arroganza”, ma un “dovere”.

“I Verdi offrono un’alternativa per rimpiazzare in Consiglio federale l’uomo che più si oppone alle misure contro i cambiamenti climatici e che più nuoce al clima politico del nostro paese”, ha dichiarato invece il vicepresidente del partito Ueli Leuenberger.

Minoranza contraria

Solo una minoranza di delegati hanno cercato di contrastare questa candidatura, sostenendo che non ha nessuna prospettiva di successo. Ai loro occhi, sarebbe meglio aspettare le dimissioni di un ministro, prima di far valere le aspirazioni del PES ad ottenere un seggio in governo.

Quasi tutti i delegati considerano comunque che il partito è sufficientemente maturo per entrare a far parte del governo, alla luce anche dei risultati delle ultime elezioni parlamentari del 21 ottobre. Avendo sfiorato il 10% dei voti, i Verdi ritengono di aver numericamente diritto ad un seggio: con il 15% dei consensi, il Partito liberale radicale (PLR) dispone infatti di due poltrone governative.

“Mai come finora così tanti elettori hanno scelto il PES. Questo significa per noi che dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Ci troviamo ad un solo passo dal governo”, ha dichiarato la deputata basilese Maya Graf. La proposta di principio di entrare in Consiglio federale è stata approvata da 132 delegati contro 16.

I Verdi hanno già presentato in altre occasioni dei loro esponenti per strappare un seggio nell’esecutivo federale. Nel 1987 e nel 1991, la bernese Leni Robert ha tentato, invano, di farsi eleggere al posto del consigliere federale UDC Adolf Ogi. Nel 2000, è stata la lucernese Cécile Bühlmann a tentare di scalzare dall’esecutivo lo stesso Ogi.

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Appello agli altri partiti

Il vicepresidente Ueli Leuenberger ha rivolto inoltre la sua attenzione alla necessità di agire rapidamente, chiedendo agli altri partiti di governo di assumersi le loro responsabilità in campo ambientale. “Un compito gravoso attende la deputazione rafforzata alle Camere federali: lavorare per convincere e spingere il Partito popolare democratico e il PLR a mantenere le loro promesse elettorali”.

La presidente dimissionaria Ruth Genner si è rallegrata degli “storici successi” conseguiti nel 2007, malgrado il partito avesse a disposizione limitate risorse finanziarie. La vittoria, ha aggiunto, è stata però oscurata dall’indebolimento del partito socialista, che ha impedito al campo “rosso-verde” di progredire. Determinante, per il futuro del paese, sarà per Ruth Genner la linea seguita dal “nuovo centro”, composto di popolari democratici, Verdi liberali ed evangelici.

I delegati si sono espressi inoltre sugli oggetti sottoposti il prossimo 24 febbraio a votazione federale, respingendo il progetto di riforma dell’imposizione delle imprese e approvando l’iniziativa “contro il rumore dei velivoli da combattimento nelle regioni turistiche”, lanciata da Franz Weber.

La riforma dell’imposizione delle imprese, che mira a ridurre le imposte sui dividendi per gli investitori che detengono una partecipazione di almeno il 10%, è ingannevole, ha detto il deputato lucernese Louis Schelbert: le modifiche introdotte andranno a vantaggio non delle aziende, ma dei grossi azionisti.

swissinfo e agenzie

In Svizzera, dopo la nascita dello Stato moderno, nel 1848, il Partito liberale radicale (ex Partito radicale democratico) ha occupato per oltre 4 decenni tutte le 7 poltrone del governo.

Solo nel 1891, anche il Partito popolare democratico (ex Partito popolare conservatore) è stato ammesso per la prima volta nell’esecutivo.

Nel 1929, l’Unione democratica di centro (ex Partito agrario) è stata integrata a sua volta nel Consiglio federale.

Il Partito socialista ha ottenuto il suo primo seggio governativo nel 1943.

Dal 1959, il governo svizzero è stato sempre formato da questi 4 partiti che raccolgono regolarmente circa l’80% dei voti.

Risultati nel Consiglio nazionale 1995, 1999 e 2003 e 2007:

Unione democratica di centro: 14,9%, 22,5%, 26,7%, 29,0%

Partito socialista: 21,8%, 22,5%, 23,3%, 19,5%

Partito liberale radicale: 20,2%, 19,9%, 17,3%, 15,6%

Partito popolare democratico: 17,0%, 15,8%, 14,4%, 14,6%

Partito ecologista svizzero: 5,0%, 5,0%, 7,4%, 9,6%.

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