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Opposizione unita contro il regime di Damasco

Il nuovo Consiglio nazionale siriano riunisce i gruppi che si oppongono al regime di Damasco. Keystone

Nidal Darwish, oppositore siriano residente in Svizzera, ha contribuito alla creazione del nuovo Consiglio nazionale siriano (CNS). La piattaforma riunisce i principali movimenti di opposizione al presidente Bashar Al-Assad.

In un’intervista a swissinfo.ch, Darwish spiega il significato e gli obiettivi del CNS e illustra quali sono le ambizioni della nuova entità, che dopo numerosi tentativi è riuscita a riunire le diverse forze di opposizione.

Il membro della Commissione generale della rivoluzione siriana – una coalizione di 40 gruppi di opposizione – ha partecipato all’incontro inaugurale del CNS tenutosi il 2 ottobre a Istanbul.

swissinfo.ch: Quanto è importante per la rivoluzione la nascita del consiglio nazionale?

Nidal Darwish: Può sicuramente essere visto come un passo fondamentale, anche se giunge in ritardo. A diversi mesi dal suo inizio, la rivoluzione aveva bisogno di una direzione politica chiara in cui canalizzare le sue aspirazioni, sia all’interno del paese sia a livello internazionale.

Il ritardo è in parte dovuto alla lentezza con la quale si sono unite le forze di opposizione interne ed esterne e al fatto che sono state lanciate numerose conferenze e iniziative.

swissinfo.ch: Quale è stato il fattore decisivo che ha spinto i vari movimenti di opposizione ad unirsi?

N. D.: Essenzialmente gli errori che hanno vanificato i precedenti tentativi di unificazione. Questa situazione ha avuto ripercussioni negative sulle attività rivoluzionarie e sulle pressioni esercitate sul regime siriano. Pressioni che da parte araba e internazionale sono giunte in ritardo.

La spinta principale è comunque venuta dalla Commissione generale della rivoluzione siriana, la quale si è impegnata in favore dell’unificazione delle forze politiche, riconoscendo in modo chiaro la loro legittimità.

swissinfo.ch: La legittimità si ottiene solitamente coinvolgendo tutte le parti nel processo politico. Sembra però che ci sia un certo timore (o allarmismo) legato all’esclusione di alcuni gruppi…

N. D.: La dichiarazione finale al momento della costituzione del CNS è stata molto chiara: il consiglio non chiude le sue porte ai gruppi che desiderano farne parte. Le discussioni preparatorie hanno coinvolto i maggiori movimenti siriani all’interno e all’esterno del paese.

Mi riferisco anche ai Fratelli musulmani [partito politico islamico messo fuori legge da Damasco, ndr], i cui rappresentanti hanno partecipato alle discussioni preparatorie.

Il CNS è aperto a tutti i gruppi e alleanze politiche che hanno deciso di opporsi all’attuale regime siriano e che condividono i principi e le aspirazioni della rivoluzione siriana.

swissinfo.ch: Non è tuttavia un segreto che la predominanza di elementi estremisti suscita una certa inquietudine. Fino a che punto questa preoccupazione è giustificata?

N. D.: Innanzitutto bisogna dire chiaramente che la rivoluzione siriana non è guidata da una dimensione religiosa, nazionalistica, ideologica o politica. Si tratta di una rivoluzione popolare che incarna l’aspirazione alla libertà del popolo siriano, che si oppone al regime despotico alla testa del paese da oltre mezzo secolo.

Secondariamente, il CNS è una piattaforma che esprime tutta la diversità dei movimenti rivoluzionari in Siria e all’estero. Mi riferisco a figure indipendenti e patriottiche e alle forze della Dichiarazione di Damasco [movimento democratico formato nel 2000-2001], le quali rappresentano le forze di opposizione siriane.

swissinfo.ch: Tra le richieste emerse subito dopo la creazione del consiglio vi è la protezione dei civili. Ciò significa che siete pronti ad accettare un intervento dall’esterno?

N. D.: La Commissione generale della rivoluzione siriana ha chiesto di prevedere la possibilità di un intervento straniero. Il regime siriano è in effetti dotato di armi pesanti che utilizza contro la popolazione disarmata. La Siria è membro delle Nazioni Unite ed è chiamata a rispettare i suoi impegni. La comunità internazionale ha quindi delle responsabilità nei confronti del popolo siriano e deve proteggerlo.

Si tratta di applicare i sette capitoli della Carta dell’ONU, in particolare l’articolo 41 sulla protezione dei civili. Intendiamo anche chiedere la creazione di una “no-fly zone” per proteggere i dimostranti e i civili disarmati. Questo punto è importante, dal momento che le autorità siriane hanno iniziato a utilizzare aerei ed elicotteri in diverse zone del paese.

swissinfo.ch: La comunità siriana in Svizzera ha chiesto alle autorità elvetiche di agire. La sua richiesta è stata ascoltata? Intendete chiedere a Berna di riconoscere il CNS?

N. D.: Il governo svizzero ha in effetti adottato una serie di misure e sta valutando se inasprirle ulteriormente.

La Svizzera ha poi annunciato un inasprimento delle sanzioni economiche, ciò che costituisce un passo importante. Le altre misure riguardano le relazioni diplomatiche [Berna ha richiamato in agosto il suo ambasciatore a Damasco].

Ora che abbiamo creato il CNS ci aspettiamo che la Confederazione riconosca il consiglio quale voce politica della rivoluzione, il cui obiettivo sarà di delegittimare il regime di Damasco a livello internazionale.

Darwish è stato l’unico rappresentante della comunità siriana in Svizzera ad aver partecipato all’incontro di Istanbul che ha sancito la creazione del Consiglio nazionale siriano.

È membro dell’ufficio politico della Commissione generale della rivoluzione siriana (CGRS), una coalizione che riunisce oltre 40 gruppi rivoluzionari attivi all’interno della Siria.

Un mese fa, Darwish è stato incaricato dalla CGRS di condurre le discussioni che hanno portato all’unificazione dei diversi movimenti di opposizione, dopo i fallimenti delle precedenti conferenze.

Interrogato da swissinfo.ch sull’intenzione di riconoscere il neocostituito Consiglio nazionale siriano, il Dipartimento federale degli affari esteri ha comunicato che la Svizzera riconosce gli Stati, non i governi.

«La Svizzera ha condannato a più riprese le violazioni sistematiche dei diritti umani perpetrate dalle forze di sicurezza siriane nei confronti della popolazione civile», ha affermato un portavoce.

«La Svizzera – ha aggiunto – saluta ogni iniziativa in difesa dei diritti fondamentali della popolazione siriana».

Il 6 ottobre, l’Alto Commissariato ONU per i diritti dell’uomo ha annunciato che la repressione del regime di Bashar Al-Assad, lanciata il 15 marzo, ha fatto 2’900 morti tra gli oppositori.

Questa cifra, ha precisato l’agenzia delle Nazioni Unite, rischia comunque di aumentare visto che il numero di persone date per disperse «è ancora più elevato».

Traduzione e adattamento di Luigi Jorio

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