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Ricordando la pace in un’Europa in crisi

La delegazione tedesca a Locarno con il ministro degli esteri Stresemann, al centro, e il cancelliere Luther, secondo da destra Keystone Archive

L'"Esprit de Locarno" è tornato a vivere sulle rive del Lago Maggiore in occasione delle commemorazioni per gli 80 anni del Patto di Locarno.

Una rievocazione che in questi tempi di orizzonti poco chiari e di grandi insicurezze assume un valore simbolico, che va oltre l’ufficialità.

In un momento in cui questa Europa, dopo tanti insuccessi, sembra avere più dubbi che certezze – ha sottolineato a Locarno Sergio Romano, storico, ambasciatore ed editorialista del Corriere della Sera – occorre lanciare un appello a coloro che ci governano.

“Non dimenticate l’Europa dei conflitti e della reciproca diffidenza, non dimenticate – ha esortato Sergio Romano in una seguitissima conferenza – l’Europa distrutta della Prima e della Seconda guerra mondiale, non dimenticate Briand e Stresemann. Non dimenticate Locarno”.

Ricucire le lacerazioni della guerra

Rievocando il contesto storico nel quale nacque il Patto di Locarno – le ferite aperte della guerra, la crisi economica, le tensioni sociali che covavano sotto le macerie – Sergio Romano ricorda come e quanto Locarno costituì una speranza per un’Europa bisognosa di pace.

Su iniziativa del ministro degli Esteri tedesco Gustav Stresemann, i quattro maggiori paesi del continente – Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia – si impegnarono, in sostanza, a non più farsi la guerra. Un messaggio accolto e formalizzato a Locarno il 16 ottobre del 1925.

“Quasi tutta l’Europa – precisa Romano – tirò un sospiro di sollievo ed ebbe la sensazione che cominciasse finalmente nella storia del mondo, undici anni dopo lo scoppio della Grande guerra, un capitolo nuovo”.

Le grandi speranze tradite

“La pace, dopo Locarno – commenta Sergio Romano – non sarebbe stata quella imposta dai vincitori a Versailles”.

“Sarebbe stata quella che i quattro maggiori Stati del continente avrebbero costruito e consolidato. Locarno creò un nuovo concerto delle potenze e sembrò aprire un capitolo nuovo nella storia d’Europa”.

Ma il corso della storia prese altre vie. Verso la fine del decennio, ricorda Romano, “alcuni dei grandi protagonisti di Locarno uscirono di scena o perdettero, come Aristide Briand, l’autorità di cui avevano goduto”.

E ben presto Locarno smise di essere considerato una promessa: “divenne per molti un abito troppo stretto di cui occorreva sbarazzarsi”.

“Quando Hitler, il 7 marzo 1936, denunciò gli accordi di Locarno e dette ordine alle truppe tedesche di entrare in Renania, i trattati erano già da tempo – aggiunge Romano – quello che un uomo politico tedesco, molti anni prima, aveva definito “chiffon de papier”.

Lo spirito di Jean Monet

Ma non tutto fu inutile: lo spirito di Locarno e il tentativo di dare vigore alla pace, rimase nella coscienza di molti europei. Ed ebbe, a giudizio dello storico Sergio Romano, una parte decisiva nella storia del Secondo Dopoguerra.

“Jean Monet fu tra i primi a comprendere che occorreva disinnescare il problema della Ruhr, evitare che il carbone e l’acciaio, necessari alla costruzione dell’Europa, diventassero la scintilla di un nuovo incendio”.

“Ma il suo programma non sarebbe stato realizzato – sottolinea Romano – se un’intera generazione di uomini politici non avesse ricordato che Locarno aveva aperto una porta e lasciato intravedere un’Europa diversa”.

Ottant’anni dopo lo spirito di Locarno è stato rievocato, ma non basta. Deve tornare a vivere, ne è convinto l’ambasciatore italiano. Perché il valore della pace e della concertazione sono irrinunciabili.

Il segno degli artisti

Non solo banchetti e momenti ufficiali. Il messaggio delle speranze di pace è stato affidato soprattutto all’arte.

La città ha infatti voluto sottolineare le commemorazioni attribuendo al linguaggio universale dell’arte il compito di interpretare i valori di pace, solidarietà, tolleranza.

Piantando 19 pali della pace sotto il cielo di Piazza Grande, è come se si volesse tracciare nuovo un percorso ideale verso una società più giusta, più solidale. Un palo come punto di riferimento da cui partire, o ripartire, per dialogare e per costruire un mondo migliore.

swissinfo, Françoise Gehring, Locarno

7 gli Stati firmatari del Patto di Locarno: Germania, Francia, Belgio, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Cecoslovacchia
16 ottobre 1925: data della firma dei trattati
Tra i maggiori protagonisti: il tedesco Gustav Streseman, il francese Aristide Briand, il britannico Joseph Austen Chamberlain, l’italiano Benito Mussolini
8 ottobre 2005: Locarno commemora gli 80 anni dei trattati

Le commemorazioni del Patto di Locarno hanno avuto, per volontà della città di Locarno, anche dei momenti popolari: il mercato anni Venti, organizzato in Piazza Grande, una mostra sui cimeli storici.

Fino al 16 ottobre esposte nelle vetrine dei commerci della Piazza alcune fotografie storiche sul Patto di Locarno. Fino al 16 ottobre anche la performance degli “Artisti della pace” in Piazza Grande.

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