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Care svizzere e cari svizzeri all’estero,

Come in tutto il resto del mondo, anche in Svizzera gli occhi dei media sono puntati sul Medio Oriente dopo l’attacco statunitense contro l’Iran nel fine settimana.

Nella Confederazione la situazione assume un’altra dimensione poiché la Svizzera rappresenta da anni gli interessi di Washington nella Repubblica islamica.

Religione, arte digitalizzata e il delicato tema del suicidio assistito completano la nostra selezione di notizie della giornata.

Buona lettura!

Donna in conferenza stampa
Monika Schmutz Kirgöz, responsabile della Divisione Medio Oriente del Dipartimento federale degli affari esteri. Keystone / Anthony Anex

La Svizzera – che dal 1980 svolge il mandato di potenza protettrice per gli Stati Uniti in Iran – “non è stata informata” dell’attacco americano contro le strutture nucleari iraniane nella notte di sabato e domenica, ha dichiarato la responsabile della Divisione Medio Oriente (MENA) del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), Monika Schmutz Kirgöz, che, dalle colonne del Tages-Anzeiger, si dice “preoccupata”.

Il canale diplomatico tra Teheran e Washington resta aperto e “attualmente utilizzato”, ha precisato, senza tuttavia fornire ulteriori dettagli. Il DFAE aveva annunciato già venerdì la chiusura dell’ambasciata elvetica a Teheran e la creazione, a Berna, di una task force per coordinare i lavori nella regione al centro del conflitto.

L’appello di Schmutz Kirgöz, come quello del responsabile del DFAE Ignazio Cassis e quasi tutti i principali partiti in Svizzera, è per una “de-escalation”. Tuttavia, il margine di manovra della diplomazia si sta assottigliando, ammette la responsabile della MENA.

Molto dipenderà dalla reazione iraniana, e c’è chi teme il blocco da parte di Teheran dello stretto di Hormuz, da cui passa buona parte del commercio di petrolio mondiale. Un blocco che rischierebbe di trascinare altri Paesi nel Conflitto.

Persona sola in chiesa
Le chiese sono sempre meno frequentate in Svizzera. Keystone / Gian Ehrenzeller

In Svizzera non c’è più religione. O perlomeno, non più così tanta. Lo riconferma oggi un rilevamento del l’Ufficio federale di statistica, che fa stato di un continuo calo nella professione di fede da parte della popolazione.

La partecipazione a manifestazioni o servizi religiosi è molto meno diffusa rispetto a 10 anni fa, scrive l’UST. Le trasmissioni radiofoniche e televisive di contenuto spirituale sono sempre meno seguite e anche l’abitudine di pregare è in calo.

Nel 2014, era quasi un terzo della popolazione a dire di non aver assistito a una manifestazione o a un servizio religioso nel corso dei 12 mesi precedenti, una proporzione che ha quasi raggiunto il 50% nel 2024.

Anche coloro che affermano di credere in un unico Dio sono sempre meno. Nel 2014, era il 46%, contro il 38% dello scorso anno. Malgrado ciò, nei momenti difficili della vita (56%) e in caso di malattia (52%), la religione o la spiritualità continuano a svolgere un ruolo piuttosto o molto importante per la maggior parte della popolazione.

Mani di persone anziane
Il tema del suicidio delle persone anziane solleva molti interrogativi a cavallo tra etica e sanità. Keystone / Martin Ruetschi

Il tasso di suicidi – assistiti e non – tra la fascia più anziana della popolazione svizzera ha raggiunto livelli record, scrive la RTS.

Nel 2023, le persone anziane si sono suicidate otto volte di più del resto della popolazione. Negli ultimi 25 anni, la proporzione delle e degli ultra 85enni che ha messo fine alla propria vita è quadruplicata. Nella fascia d’età 65-84 è invece raddoppiata. Un’evoluzione in contrasto con quanto avviene tra le persone più giovani, il cui tasso di suicidi si è ridotto di circa il 30% in due decenni.

Gran parte di questi casi si spiega con un ricorso maggiore al suicidio assistito, precisa RTS. Quattro persone su cinque tra 64 e 84 anni che si sono suicidate lo hanno fatto tramite un servizio di accompagnamento alla morte. La proporzione sale a 9 su 10 tra le persone over 85.

A partire dagli anni 2010, sembra si stia assistendo a uno slittamento dal suicidio non assistito verso quello assistito da parte della popolazione anziana, emerge dall’indagine.

Secondo il copresidente della sezione svizzero-francese del servizio di assistenza al suicidio Exit, Jean-Jacques Bise, si tratta anche da un fenomeno generazionale. A ricorrere in questi ultimi anni al suicidio assistito sono spesso esponenti di una generazione che ha lottato per l’autodeterminazione e per cui avere la scelta su come morire è l’espressione ultima della libertà personale, afferma. 

Quadro arrotolato
Il Panorama, quello vero, passa la maggior parte del tempo arrotolato e lontano dagli occhi del pubblico. Keystone / Cyril Zingaro

È finalmente disponibile online il risultato di un gigantesco progetto annunciato lo scorso autunno dal Politecnico federale di Losanna (EPFL): la digitalizzazione del gigantesco dipinto di Louis Braun, il Panorama della battaglia di Morat.

Dieci metri per 100, l’opera è troppo grande per essere esposta in modo permanente. Il Laboratorio di museologia sperimentale dell’EPFL si è dunque lanciato in un progetto di digitalizzazione che ha portato alla creazione di quella che è la più grande immagine digitale di un oggetto fisico mai realizzata ad altissima risoluzione: 1,6 trilioni di pixel, oggi liberamente accessibile online.

La pagina web appena lanciata propone due modalità di interazione: una piattaforma scientifica, che consente l’accesso alle fonti primarie con annotazioni e una futura estrazione automatica dei dati, oppure il Panorama Terapixel, arricchito da video volumetrici, oggetti 3D, motion capture e un paesaggio sonoro dinamico.

Il Panorama illustra la battaglia del 1476 in cui i Confederati sconfissero il duca di Borgogna Carlo il Temerario. Completato nel 1894, il dipinto è stato restaurato negli anni 2000 ed esposto temporaneamente durante l’esposizione nazionale del 2002, nel cubo galleggiante dell’Arteplage di Morat, una delle installazioni più visitate di Expo.02.

Uno smartphone mostra l’app SWIplus con le notizie per gli svizzeri all’estero. Accanto, un banner rosso con il testo: ‘Rimani connesso con la Svizzera’ e un invito a scaricare l’app.

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