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Svizzera-UE: referendum della destra populista

Tutti d'accordo sugli accordi con l'UE in Parlamento, salvo UDC e DS. Keystone

E’ stato lanciato il referendum contro gli accordi di Schengen/Dublino e l’estensione della libera circolazione ai nuovi Stati dell’Unione europea.

Il Parlamento ha approvato venerdì a larga maggioranza i due accordi, combattuti solo dall’Unione democratica di centro e dai Democratici svizzeri.

E’ fatta: il Parlamento ha adottato l’intero pacchetto di accordi bilaterali II nonché il protocollo addizionale agli accordi sulla libera circolazione (bilaterali I).

Un’accettazione su tutta la linea che ha rallegrato il Consiglio federale, così confortato nella sua politica europea.

Il governo ha espresso «grande soddisfazione» di fronte alla diligenza delle Camere che sono riuscite a condurre in porto i due oggetti nella sola sessione invernale.

Ma i «neinsäger» non hanno tardato a fare sentire la loro voce: Unione democratica di centro (UDC) e Democratici Svizzeri (DS) hanno da subito lanciato i referendum contro Schengen/Dublino e l’estensione della libera circolazione.

I gruppi parlamentari invitano ad opporsi ai due referendum.

Svizzera e UE più vicine…

Fra i trattati di Schengen e quello di Dublino, il più contestato è il primo.

Gli accordi di Schengen, del 1985 e del 1990, prevedono la progressiva abolizione dei controlli delle persone lungo le frontiere interne dell’Unione europea (UE).

In contropartita all’apertura delle frontiere, gli accordi instaurano una serie di misure per garantire la sicurezza nei Paesi membri, tra cui il potenziamento dei controlli alle frontiere esterne, una migliore collaborazione transfrontaliera tra gli organi di polizia e la semplificazione della cooperazione giudiziaria.

La Convenzione di Dublino, firmata dagli Stati membri dell’UE nel giugno 1990, fissa invece il principio secondo il quale un richiedente d’asilo può presentare una sola domanda d’asilo, in un solo Paese dell’Unione.

I trattati di Schengen e Dublino, strettamente collegati fra loro, fanno parte di un unico pacchetto di accordi. Il referendum non può quindi essere lanciato separatamente: i loro due destini saranno legati alla stessa votazione.

…ma l’UDC non ci sta

Dopo avere combattuto invano l’approvazione dei trattati di Schengen/Dublino da parte del Parlamento, l’UDC ha deciso di lanciare il referendum.

Il termine referendario corre fino al 31 marzo 2005 e il popolo dovrebbe pronunciarsi già il 5 giugno prossimo.

Le polemiche intorno all’iniziativa sono già cominciate. I fautori dei due referendum hanno infatti accusato il governo di averli privati di una settimana per la raccolta delle firme.

In una conferenza stampa hanno attaccato oggi «la velocità di lavoro delle Camere e la strategia del Consiglio federale, che vuole spingere la Svizzera nell’Unione europea attraverso l’accordo di Schengen/Dublino».

DS contro l’allargamento della libera circolazione

Il protocollo addizionale agli accordi sulla libera circolazione prevede l’estensione della libera circolazione pattuita nell’ambito dei bilaterali I ai 10 nuovi Stati entrati a far parte dell’Unione europea.

I Democratici Svizzeri, contrari a questo allargamento, hanno lanciato il referendum. Nella loro iniziativa possono contare sul sostegno dell’Associazione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASIN), nonché del partito di destra ticinese La Lega.

«Questo accordo sottomette la Svizzera al diritto estero», afferma l’ASIN in un comunicato.

Allargamento necessario

Di tutt’altro parere il Partito Radicale Democratico, che ritiene l’accordo «la logica continuazione dei bilaterali I. Il protocollo addizionale permetterà alla Svizzera di rimanere concorrenziale a livello internazionale. Non dobbiamo infatti dimenticare che un franco svizzero su due è guadagnato all’estero».

Anche il partito socialista, i Verdi, il Partito popolare democratico e gli evangelici hanno applaudito al passo importante compiuto dal parlamento nella cooperazione internazionale con l’Europa.

Essi hanno ricordato che un eventuale rifiuto del protocollo sull’estensione della libera circolazione e sulle misure d’accompagnamento annienterebbe tutte le «conquiste» ottenute nell’ambito dei negoziati bilaterali.

swissinfo e agenzie

Per sottoporre al voto del popolo il referendum facoltativo sono necessarie 50’000 firme.
I fautori del referendum contro Schengen/Dublino hanno tempo fino al 31 marzo per raccogliere le firme.
Se ci riusciranno, il popolo sarà chiamato alle urne il 5 giugno 2005.

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