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Berlusconi si salva per una manciata di voti

Il governo Berlusconi ottiene la fiducia del Parlamento italiano. Keystone

Al termine di una votazione sul filo del rasoio, Silvio Berlusconi ha incassato la fiducia del Parlamento italiano. Resta l'incertezza di un governo che nei prossimi mesi rischia di dover lottare per la sopravvivenza, invece di affrontare i problemi economici, sociali e politici del paese.

È stata definita la notte più lunga della seconda Repubblica italiana. La notte dei giochi politici, degli appelli alla responsabilità e della compravendita. «Che la notte vi porti consiglio», è stato l’appello lanciato lunedì da Silvio Berlusconi ai parlamentari. E così è stato, almeno agli occhi della maggioranza.

Ampiamente prevista, la fiducia incassata al Senato (162 voti contro 135 e 11 astenuti) è stata seguita qualche ora dopo da quella della Camera. La maggioranza si è imposta con 314 voti contro 311 e due astenuti. «Me l’aspettavo. Sono sereno come lo sono sempre stato», ha dichiarato il Cavaliere al termine del voto. 

«L’Italia ha bisogno di maggiore serenità, del recupero della responsabilità», gli fa eco il senatore Oreste Tofani ai microfoni di swissinfo.ch. «Sono orgoglioso di quello che il governo Berlusconi ha fatto finora e trovo irresponsabile che si voglia fomentare la crisi in un momento di particolare incertezza come questo».

Il governo Berlusconi resta dunque in carica per soli tre voti, ma dovrà fare i conti con una maggioranza risicata che difficilmente gli permetterà di far passare le leggi in Parlamento e che non allontana di certo lo spettro delle elezioni anticipate.

La fiducia non scaccia l’incertezza

Se nelle aule di Montecitorio il clima è più teso che mai, anche in piazza il popolo sembra non darsi pace e la violenza incalza. Manifestazioni di protesta sono state organizzate in diverse città italiane, con scontri e blindati in fiamme.

Tra i partiti di sinistra la frustrazione è palpabile. «Siamo delusi e preoccupati», commenta il deputato del Partito democratico (sinistra) Franco Narducci, uno dei tre parlamentari italiani residenti in Svizzera. «L’incertezza è grande: come potrà Berlusconi far fronte ai problemi del nostro paese con una maggioranza così precaria?».

Un interrogativo sollevato anche dal senatore Claudio Micheloni (Pd), anch’egli eletto in Svizzera. «Silvio Berlusconi è un uomo dalle risorse illimitate. Finché non sarà lui a decidere di ritirarsi, o il popolo a sconfessarlo, non darei il berlusconismo per morto. Quel che è certo, invece, è che il governo in carica è oggettivamente finito, incapace di dare un nuovo progetto al paese».

«Un paese fermo, destrutturato»

Dall’esito del voto non dipendeva soltanto il futuro del Cavaliere, ma quello di un intero paese. «In questi due anni, il governo non ha fatto altro che rincorrere i problemi personali di Berlusconi : guai giudiziari, lodi contro lodi, processi brevi, legittimi impedimenti…», prosegue Narducci. «La situazione è drammatica. Il paese è fermo, immobile, ed è diventato lo zimbello di tutta l’Europa. Nessuno ci prende più sul serio».

Il compito del governo non sarà facile. Stanca delle troppe promesse non mantenute, l’Italia attende delle risposte concrete per far fronte alla crisi dell’euro, alla disoccupazione giovanile, alla questione Nord-Sud e alle recenti proteste di ricercatori e studenti universitari. Ma l’Italia di oggi ha bisogno anche e soprattutto di  «ricostruire un senso di appartenenza al paese», commenta il senatore Micheloni.

«Con Silvio Berlusconi, l’Italia è diventato un paese ristrutturato nella sua capacità critica, un paese che ha sostituito l’antipolitica al calcio come sport nazionale. E quando una nazione giunge a questi livelli, la democrazia stessa è in pericolo. È questo che rimprovero al premier. Non è tanto la sua politica economica, che posso combattere per motivi di opinione. Non sono azioni specifiche. Gli rimprovero di aver creato un paese destrutturato nel suo senso di appartenenza allo Stato, al paese».

Critiche e plausi al governo

Le critiche all’operato di Berlusconi non giungono soltanto dalle fila dell’opposizione. Dalla spaccatura con il suo alleato storico Gianfranco Fini, diversi parlamentari di centro-destra hanno infatti espresso le proprie rimostranze nei confronti del governo.

È il caso anche del deputato Aldo Di Biagio, ex responsabile del Popolo della libertà nel mondo, convertitosi al nuovo movimento di Gianfranco Fini, Futuro e Libertà. «Non si possono certamente negare alcuni evidenti interventi del governo, dalla gestione dell’emergenza Abruzzo della prima ora, fino ai successi sul fronte della lotta alla criminalità organizzata. Ma non possiamo limitarci ad applaudire quanto ottenuto, perché questo è il minimo che un governo democratico dovrebbe garantire alla società civile».

Così, prosegue il parlamentare – che come Narducci e Micheloni è stato eletto nella circoscrizione estero (Croazia) – «dinanzi alle evidenti difficoltà del paese, il governo in carica ha preferito dare priorità a questioni più attinenti alla sfera personalistica del premier che a riforme di tipo strutturale. Sono state messe all’angolo questioni rilevanti, come la riforma della giustizia, la riforma fiscale e provvedimenti in materia di mercato del lavoro e di sostegno alle famiglie».

Il bilancio dell’operato del governo è però assai diverso per il senatore Oreste Tofani, esponente della maggioranza. «Ci siamo sforzati di agire, con una volontà di ricostruire il paese. Bisogna ancora che la sinistra ci spieghi come fare di più e meglio».

Mea culpa della sinistra

Se per 16 anni, Silvio Berlusconi è riuscito a dominare la scena politica italiana non è soltanto grazie al suo carisma, alle sue iniziative o al suo potere mediatico. Parte del suo successo è infatti legato anche alla debolezza dell’opposizione che si è spesso trincerata dietro a uno slogan anti  Berlusconi, senza riuscire a convincere e a vincere.

«La vera forza di Berlusconi oggi è l’assenza di un’alternativa credibile a sinistra», ammette senza mezzi termini Micheloni. «Non è che il premier abbia capacità straordinarie di convincere gli elettori che è bianco quando è nero. L’italiano non è un popolo sciocco o impazzito. Chiede solo di essere governato e vota un partito che è in grado di offrire delle garanzie».

Il malessere della sinistra non è un caso isolato, ma rispecchia una crisi più profonda che coinvolge tutta l’Europa. «La sinistra europea fatica a rinnovarsi, a elaborare un nuovo progetto che permetta di credere in una realtà diversa, in un’economia diversa», prosegue Micheloni. «Dobbiamo avere il coraggio di ammettere che in questi anni ci siamo occupati più della successione ai vertici dei partiti, di un cambio generazionale, che dei problemi della gente».

Repubblica parlamentare dal 1947, l’Italia è divisa in 20 regioni (15 a statuto ordinario, 5 autonome), dotate ciascuna di un consiglio regionale e di una giunta.

Il parlamento è composto da una Camera dei deputati (630 membri eletti a suffragio universale per 5 anni) e un Senato (315 membri eletti a suffragio universale per 5 anni, ai quali si aggiungono i senatori a vita.

Il presidente della Repubblica è eletto per 7 anni dal parlamento e da 58 delegati regionali. Attualmente questa carica è ricoperta da Giorgio Napolitano.

Al presidente spetta la nomina del primo ministro, il vero dominus del sistema politico italiano.

Non appena nominato il premier propone al presidente della Repubblica le nomine dei singoli ministri assieme ai quali andrà a formare il consiglio dei ministri.

Il governo dipende dalla fiducia di entrambi i rami del parlamento e ha la facoltà di emettere decreti legge che devono comunque essere confermati dal parlamento entro 60 giorni.

Il 14 dicembre 2010, al termine di diversi mesi di crisi politica, Silvio Berlusconi ha ottenuto la rinnovata fiducia del parlamento.

La colonia italiana è la comunità straniera più numerosa in Svizzera: oltre mezzo milione di persone possiedono la cittadinanza italiana o la doppia cittadinanza.

In Italia risiede la quarta

comunità di svizzeri all’estero

in ordine di grandezza, dopo quelle di Francia, Germania e Stati Uniti. Alla fine del 2009 erano registrati 48’638

cittadini svizzeri in Italia.

I due terzi vivono nel nord del Paese. In seguito alla chiusura del consolato generale di Genova, il circondario di Milano comprenderà – oltre alle 5 regioni attuali – anche Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, per un totale di circa 33’000 persone.

Con una quota pari al 9,5% del commercio estero svizzero, l’Italia è il secondo partner economico della Svizzera , dopo la Germania. Gli interscambi tra i due paesi ammontano a circa 40 miliardi di franchi all’anno.

L’Italia è il secondo principale fornitore (11% delle importazioni svizzere) e costituisce il

terzo mercato d’esportazione (9% delle esportazioni svizzere).

La Svizzera è il sesto investitore svizzero in Italia (27 miliardi di franchi a fine 2008) e le imprese svizzere nella vicina Penisola danno lavoro a circa 78’000 persone.

Gli investimenti italiani nella Confederazione, a cui sono legati 13’000 posti di lavoro, ammontano a 6 miliardi di franchi all’anno.

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