Primi bilanci del "dopo" scudo fiscale
L'amnistia fiscale decretata dall'Italia si è tradotta in un deflusso di fondi per le banche svizzere. Le cifre esatte non sono tuttavia ancora conosciute.
Alcune banche hanno fornito cifre per quanto le riguarda. Per il momento nessun organismo elvetico è però in grado di fornire cifre precise sull'entità dei capitali rimpatriati dalla Svizzera.
40 miliardi di euro?
Lo scudo fiscale ha comportato un rientro di capitali di 30-40 miliardi di euro (43,6-58,2 miliardi di franchi), ha indicato l'Associazione svizzera dei banchieri (ASB), in base a una stima. La somma riguarda tutti i paesi in cui erano investiti capitali italiani e non solo la Svizzera.
Alcuni giorni fa il sottosegretario al Ministero italiano dell'Economia e delle Finanze, Vito Tanzi, ha valutato a 40 miliardi di euro il risultato finale dello scudo fiscale, alla luce dei dati forniti dall'Ufficio italiano cambi (Uic) relativi alla fine di marzo.
Svizzera in prima fila
Secondo le cifre fornite dall'Uic, hanno raggiunto quota 21,934 miliardi di euro le regolarizzazioni e i rimpatri dei capitali detenuti all'estero fatti tra novembre scorso e il 31 marzo. Per quanto riguarda i paesi di provenienza dei fondi il 53% è rientrato dalla Svizzera, il 17% dalla Germania, il 7% dal Lussemburgo, il 6% dalla Francia, il 3% dagli Stati Uniti e dal Principato di Monaco, il restante 11% da altri numerosi paesi.
La Banca nazionale svizzera, la Commissione federale delle banche, il Dipartimento federale delle finanze e la stessa ASB non sono per il momento in grado di dare cifre precise per la Svizzera.
Anche se le dimensioni dell'impatto non sono ancora chiare, l'amnistia preoccupa l'Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB). Nel bollettino di maggio, l'ASIB osserva che con un rimpatrio di 50 miliardi di euro, le banche svizzere possono valutare cosa significherebbe un'amnistia generalizzata in Europa.
swissinfo e agenzie

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