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Il razzismo in Svizzera: lo sguardo di un’espatriata

Redazione Swissinfo

Una donna afro-americana che vive in Svizzera condivide con noi la sua esperienza quotidiana, e dei suoi figli, con il razzismo.

Personalmente ho sperimentato che gli svizzeri sono educati, allegri, pronti ad aiutare e disposti, se possibile, a parlare con me in inglese, quando il mio tedesco di base non è sufficiente. Sento più il peso di essere una straniera che non parla la lingua locale che il fardello del razzismo. Ma la maggior parte degli svizzeri con cui interagisco sono negozianti, ed essere gentili è una parte importante del loro lavoro. 

Mia figlia pre-adolescente e mio figlio adolescente frequentano uno scuola internazionale, ma prendono regolarmente i mezzi pubblici, viaggiano in altre parti della Svizzera per i tornei sportivi e socializzano con i bambini svizzeri. Sono molto più integrati nella società svizzera di quanto lo sia io. E sono stati vittime di discriminazioni a causa della loro razza.

Christine Worrell
Christine Worrell è una espatriata americana che vive in Svizzera con la sua famiglia da cinque anni. Madre di due figli ed ex-avvocata aziendale, attualmente siede in tre consigli d’amministrazione in organizzazioni di beneficenza in Svizzera. Le piace viaggiare, leggere e cucinare. Parla correntemente italiano e continua a cercare di imparare il tedesco. Christine Worrell

Non dimenticherò mai l’indignazione di mio figlio quando mi raccontò, piangendo, della sua prima esperienza di razzismo, vissuta in Svizzera. Stava camminando verso il lago per incontrare alcuni amici quando vide una donna che stringeva a sé la borsetta e attraversava di corsa la strada per allontanarsi ed evitare di camminare vicino a lui. Mio figlio, un ragazzo divertente, intelligente e con una faccia d’angelo, è stato visto come qualcuno da evitare, come se fosse una minaccia, qualcuno che non fa parte di questo ambiente a causa del colore della sua pelle. 

La caratteristica del razzismo, per chi lo subisce, è che anche se la persona di colore è sempre in allerta, riesce sempre a sorprendere. Mi sono rimproverata di non aver avvertito mio figlio con “il discorso” che ogni genitore nero dovrebbe tenere, per preparare i propri figli ad affrontare quel giorno in cui verrà percepito negativamente e / o trattato in modo diverso a causa del colore della pelle. In qualche modo pensavo di avere più tempo, o pensavo che tutti quelli che guardavano mio figlio lo avrebbero visto per quello che è veramente: un ragazzo eccezionale. 

Ricordo che gli ho spiegato quel giorno che la vergogna del razzismo pesa sulla persona che commette l’atto razzista e non sulla persona che è vittima del razzismo. Ho spiegato che il razzismo deriva dall’odio o dall’ignoranza e che dobbiamo compatire le persone con odio nei loro cuori o con menti ignoranti.  

Incidente del conducente di autobus 

La volta successiva gli successe qualcosa di più grave, ma fui in grado di affrontare l’incidente. Mio figlio stava aspettando l’autobus pubblico alla fermata vicino alla sua scuola, e anche vicino ad un centro per rifugiati. Quando ha segnalato all’autista di fermarsi, l’autista non si è fermato, ha riso, ha alzato il dito medio a mio figlio mentre lo sorpassava. Alimentata dalla mia rabbia e dal desiderio di insegnargli che è importante nella vita non sopportare comportamenti inaccettabili, ho contattato la scuola e la compagnia di autobus e ho presentato un reclamo. Per fortuna, sono stata presa sul serio da entrambe le organizzazioni. 

Loro ci hanno incontrati, è stata fatta un’indagine e l’autista è stato licenziato. Emerse che questa era stato l’ultima di una serie di infrazioni da parte sua. Ero arrabbiata per il fatto che un autista di autobus con un passato pieno di episodi inappropriati avesse potuto continuare a essere impiegato come autista su mezzi predisposti per dei bambini, ma ho apprezzato il modo con il quale la questione era stata risolta. Ma spesso mi chiedo, se a subire questo atto di razzismo non fosse stato il mio ragazzo dalla pelle scura ma uno dei bambini rifugiati privo del sostegno di una scuola internazionale, l’incidente sarebbe stato preso sul serio e il risultato sarebbe stato lo stesso? Questo non lo saprò mai. 

Mia figlia non è stata immune da esperienze negative anche se è una ragazza. Una volta era stata spinta a terra da un ragazzo svizzero che l’ha chiamata “negra” mentre era in piedi su un autobus pubblico. Non aveva avuto alcuna interazione con questo ragazzo prima di essere aggredita e stava semplicemente parlando con la sua amica. Fortunatamente, la sua amica parlava correntemente il tedesco e mentre mia figlia lo insultava in inglese, la sua amica lo faceva in tedesco. Sono stata veramente orgogliosa di lei per essersi opposta a un bullo razzista, ma temo anche che la prossima volta (dato che sono certa che ci sarà una prossima volta) lei potrebbe essere sola e il ragazzo potrebbe non essere disposto a ritirarsi. 

Trattamento differenziato per l’accesso ai servizi pubblici 

Come risultato dell’immigrazione, la Svizzera sta diventando sempre più variegata nella composizione di razze. Si stima che ci siano circa 100.000 persone nere che attualmente vivono in Svizzera. La Svizzera ha un’opportunità unica di imparare dagli errori degli Stati Uniti, con la sua storia tossica e razziale, e dai suoi vicini europei, molti dei quali non sono riusciti a integrare con successo immigrati africani, asiatici e arabi e non hanno educato la popolazione nativa a tollerarli e accettarli. 

Il governo svizzero sta prendendo provvedimenti per comprendere la questione del razzismo in Svizzera, ciò che rappresenta un primo passo per affrontarlo. Uno studio della Commissione federale contro il razzismoCollegamento esterno ha rilevato che i neri in Svizzera non hanno uguale accesso ai servizi pubblici, all’alloggio, al lavoro o alla protezione del sistema giudiziario e sono spesso soggetti a discriminazioni da parte delle autorità. Nonostante questi risultati, in un sondaggio del 2017, il 51% degli svizzeri considerava il razzismo nei confronti dei neri come un problema minore. 

Il razzismo esiste in molti posti, non ultimo nel mio paese d’origine, gli Stati Uniti, ma il razzismo ovunque è un malessere sociale che dovrebbe essere abbattuto, cancellato e a cui non dovrebbe essere permesso di mettere radici, perché come un’erbaccia fiorirà e prospererà a scapito della società. Una delle raccomandazioni della Commissione contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) del Consiglio d’EuropaCollegamento esterno, di cui la Svizzera è membro, è che il razzismo non può essere combattuto senza l’impegno della “società civile”. Un approccio dall’alto verso il basso ha poche possibilità di successo, ma l’impegno dei cittadini è fondamentale. Per la comprensione e la lotta al problema, l’ECRI considera inoltre cruciale un esame delle esperienze discriminatorie e delle percezioni delle potenziali vittime del razzismo. 

È su questo presupposto che ho voluto condividere la nostra esperienza. Ritengo sia importante raccontare le storie, le prospettive e le esperienze della mia famiglia per creare una migliore comprensione di cosa vuol dire essere di colore e vivere in Svizzera. 

Mia figlia è appena tornata in Svizzera da una gita scolastica in Tanzania. Quando mio marito le ha chiesto quale parte del suo viaggio l’ha impressionata di più, la sua risposta ci ha sorpreso: ha detto di essere rimasta colpita da quanto fossero felici e gioiose le persone. Avevano pochissimo e tuttavia erano gentili, generose e accoglienti verso gli studenti internazionali che venivano a visitarli per conoscere la loro cultura. Non sarebbe meraviglioso se la Svizzera potesse trattare i nuovi arrivati di tutte le razze con lo stesso spirito di apertura e accettazione?

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