Dopo il sisma, i soccorsi si organizzano

Decine di turisti svizzeri sono stati feriti e centinaia rimpatriati dopo la serie di maremoti che domenica ha devastato le coste del sud-est asiatico.
Il bilancio provvisorio della catastrofe parla di oltre 23’000 morti. Per ovviare al caos sanitario, le organizzazioni umanitarie hanno inviato degli esperti sul posto.
Il giorno dopo la devastante serie di maremoti che hanno colpito otto paesi dell’Asia del Sud-Est, il bilancio delle vittime è pesantissimo: oltre 23’000 i morti accertati, ma il numero è destinato a crescere.
“Le informazioni del momento dicono che ci sono circa 60 svizzeri feriti, ma nel corso della giornata il numero dovrebbe diminuire”, indica a swissinfo Jürg Wittwer, direttore della compagnia assicurativa Elvia.
“La cifra – aggiunge Wittwer – comprende due o tre feriti gravi, ma anche numerose persone ferite soltanto in modo leggero”.
Un quadro preciso della situazione è però difficile da stabilire, dal momento che la maggior parte delle linee telefoniche sono interrotte e la comunicazione con le zone sinistrate difficile.
Gli operatori turistici Hotelpan, Kuoni e TUI segnalano che nella regione si trovano tra i 2’000 e i 2’500 turisti elvetici. Un numero che però non include i viaggiatori individuali.
Per il momento solo feriti
Il personale delle ambasciate dei paesi colpiti si è nel frattempo attivato, in particolare visitando gli ospedali per stilare un primo bilancio dei feriti svizzeri.
Il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) sta confrontando le sue liste con quelle dei viaggiatori. Al momento, a Berna non sono giunte notizie di eventuali morti tra i turisti ed espatriati elvetici.
Il Dfae indica di aver messo a disposizione un numero telefonico d’urgenza (0041 31 325 33 33) per i famigliari preoccupati per la sorte dei propri cari.
Primi rientri
Lunedì mattina poco prima delle 5, un primo gruppo di turisti evacuati d’urgenza dalle Maldive è giunto in Ungheria. Si tratta di otto ungheresi e di 57 cittadini elvetici, che saranno rimpatriati nel corso della giornata.
“Erano terrorizzati e all’arrivo i loro bagagli erano ancora bagnati”, dichiara un portavoce della compagnia aerea Malev.
Oltre 300 turisti svizzeri sono inoltre giunti lunedì mattina all’aeroporto di Kloten, anch’essi in provenienza dalle Maldive, dove sono stati accolti da un gruppo di psicologi.
“Al momento, non si dispongono di informazioni sul loro stato di salute”, dichiara il portavoce di Kuoni.
La maggior parte dei passeggeri si trovava tuttavia sul volo Edelweiss A330 che era atterrato domenica a Malé, capitale delle Maldive, dopo che la devastante serie di maremoti aveva colpito le coste dell’isola.
Lunedì sera, un secondo aereo partirà alla volta di Male e dello Sri Lanka.
Gli aiuti non si sono fatti attendere
“Abbiamo messo in piedi numerose missioni di valutazione dei bisogni e del materiale di soccorso necessario”, ci dice Jean Philippe Jutzi, portavoce della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (Dsc).
Tramite il suo organo d’aiuto, il Corpo svizzero di aiuto umanitario, la Dsc ha già inviato tre esperti in Sri Lanka. “Altri tre specialisti in logistica e ricostruzione sono partiti lunedì alla volta di Bombay e Madras in India”, indica Jutzi.
Il portavoce della Dsc precisa inoltre che un collaboratore presente a Bangkok si recherà sull’isola di Phuket, e che il personale del Dfae presente in Bangladesh visiterà le zone sinistrate per rendersi conto della situazione.
“In Indonesia, dove l’accesso è difficile, non invieremo nessuno, ma abbiamo contatti con la Croce Rossa, presente sul posto”, aggiunge Jutzi.
Anche la Rega si è mobilitata e lunedì pomeriggio ha previsto la partenza di un aereo ambulanza in direzione di Phuket, dove ancora si trovano turisti svizzeri feriti.
Fondi e Catena della Solidarietà
Dal canto suo, il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) e della Mezzaluna Rossa hanno lanciato un appello per un credito iniziale di 7,5 milioni di franchi per intervenire in aiuto di circa 500’000 persone.
Il CICR ha inoltre inviato materiale sanitario in favore di 100’000 persone in Sri Lanka, uno dei paesi più colpiti dalla catastrofe naturale.
“La minaccia sanitaria più grave è rappresentata dalle malattie propagate dall’acqua, come malaria e dissenteria, senza dimenticare le infezioni alle vie respiratorie”, indica Hakan Sandbladh, collaboratore del CICR a Ginevra.
Aiuti a favore dello Sri Lanka giungono anche dal Soccorso operaio svizzero, che ha già devoluto 100’000 franchi.
Berna ha inoltre fatto sapere di aver sbloccato un fondo di aiuto immediato di un milione di franchi, mentre la Croce Rossa Svizzera e Caritas hanno già offerto 400’000 franchi.
Si è mobilitata anche la Catena della Solidarietà, che ha lanciato una colletta e ha aperto un conto corrente postale per venire in aiuto delle vittime.
Un sisma di 9 gradi sulla scala Richter
Il sisma, avvenuto domenica alle 07:58 ora locale (01:58 in Svizzera) al largo dell’isola indonesiana di Sumatra, era di magnitudo 9,0 sulla scala Richter, indica l’Istituto americano di sorveglianza geologica.
Si tratta della più violenta scossa tellurica degli ultimi 40 anni.
swissinfo e agenzie
Informazioni per i famigliari dei turisti ed espatriati svizzeri in Asia al numero del Dfae 0041-31-325-33-33.
Le donazioni per la Catena della Solidarietà possono essere effettuate sul CCP: 10-15’000-6, con la menzione “Sisma in Asia”, o tramite internet sul sito www.bonheur.ch.
Altre offerte possono essere effettuate presso la Caritas (conto numero 60-7000-4) e la Croce Rossa (30-4200-3).
Domenica mattina (1:58 ora svizzera), un sisma di 9,0 gradi sulla scala Richter ha provocato maremoti che hanno colpito le coste di Sri Lanka, India, Thailandia, Malesia, Indonesia, Bangladesh, Myanmar, Somalia e le Maldive.
Lunedì, i morti accertati sono oltre 23’000, ma il bilancio continua ad aggravarsi.
Offerte in favore delle vittime possono essere fatte sul CCP: 10-15’000-6 con la menzione “Sisma in Asia”.
Il sisma che ha colpito il Sud-Est asiatico è, secondo l’Istituto americano di sorveglianza geologica, il terremoto più violento dopo quello che ha colpito l’Alaska nel 1964.
Si tratterebbe inoltre del quinto sisma più violento dal 1900.
L’ultimo “tsunami”, l’onda di maremoto provocata da una scossa che nasce in mare, risale al 17 luglio 1998. 2’500 persone avevano trovato la morte sulla costa nord occidentale della Papuasia Nuova Guinea.

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