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Ozono: il male estivo

Distinguere fra ozono troposferico e stratosferico

Esiste una certa confusione sul ruolo dell’ozono nell’ambiente e ai suoi effetti sull’uomo. Per anni ci hanno messo in guardia dalla sua mancanza (“buco dell’ozono”) e ora invece dicono che ce n’è troppo…

Il primo si trova nella troposfera (fascia atmosferica tra la superficie terrestre e 10 km di quota) e in particolare in prossimità del suolo. Si tratta quindi di una componente dell’aria che respiriamo ed è in questo caso che un eccesso può nuocere alla salute.

L’ozono stratosferico, invece, si situa negli strati più alti dell’atmosfera e ci protegge dai raggi ultravioletti. È questo tipo di ozono che negli ultimi anni sta subendo un assottigliamento considerevole (il famoso “buco dell’ozono”). Sono perciò la diminuzione dell’ozono stratosferico e l’aumento di quello troposferico che devono preoccuparci.

L’ozono troposfererico non viene generato direttamente da emissioni causate da attività umane ma può formarsi, sotto l’effetto del sole, innanzitutto a partire da ossidi d’azoto e da composti organici volatili (COV). Questi due inquinanti dell’aria sono perciò chiamati “precursori dell’ozono”.

Per combattere lo smog estivo e le elevate concentrazioni di ozono occorre quindi ridurre le loro emissioni. All’origine delle emissioni degli ossidi d’azoto vi è soprattutto il traffico motorizzato, mentre i COV sono causati dall’industria e dalle economie domestiche.

Smog fotochimico


Questo ozono causato da attività umane è una delle componenti principali del cosiddetto smog fotochimico estivo e in grandi concentrazioni può avere effetti dannosi su persone e piante. È durante le giornate estive molto calde e poco ventose che vengono prodotte le maggiori quantità di ozono e il perdurare di tali condizioni atmosferiche rafforza questo fenomeno. L’arrivo del brutto tempo accompagnato da piogge e vento riporta i valori a livelli più bassi.

swissinfo, Nenad Stojanovic, Lugano

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