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Il Consiglio di Sicurezza ONU chiede l’estradizione di bin Laden

Il presidente francese Chirac, in visita a Washington, ha assicurato la solidarietà del suo paese al popolo americano Keystone

A Kabul continua la seduta degli oltre 1000 saggi per definire una posizione sulle richieste internazionali. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha esortato il Regime dei taleban ad estradare Osama bin Laden. Contemporaneamente il presidente francese Chirac, in visita a negli Usa, ha assicurato la completa solidarietà del suo paese.

I miliziani integralisti afghani hanno rimandato la decisione sull’estradizione dell’estremista arabo Osama Bin Laden, mentre la delegazione pachistana è rientrata dalla sua delicata missione in Afghanistan senza lasciare molto spazio alle speranze.

«Sono rientrati – ha detto laconico il portavoce del ministero degli esteri di Islamabad – e non si prevede che ritornino in Afghanistan». La delegazione, guidata dal potente capo dei servizi segreti militari Ahmed Mehmud, ha cercato di convincere il leader supremo dei Taleban, Mullah Mohammad Omar, che non c’è ulteriore spazio per le trattative.

La “shura”, il consiglio dei saggi islamici convocato dal Mullah Omar, fanno sapere i Taleban, deciderà «domani o dopodomani».

ONU chiede l’estradizione immediata

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu chiede all’Afghanistan di adeguarsi «immediatamente e senza condizioni» alla risoluzione approvata il 12 settembre, che chiede, fra l’altro, la consegna di Osama bin Laden alle autorità competenti, perché sia giudicato.

In una dichiarazione alla stampa, la presidenza del Consiglio di Sicurezza dice: «C’è un solo e unico messaggio per i taleban: applicate le risoluzioni dell’ONU», specie quella approvata subito dopo i sanguinari attacchi contro New York e Washington.

Gli USA pronti a reagire

«È una guerra in cui non ci sono spiagge da prendere, isole da conquistare, linee da tracciare sui campi di battaglia»: il presidente americano ha così descritto la guerra contro il terrorismo che gli Stati Uniti si preparano a combattere, dopo avere subito, la scorsa settimana, gli attacchi terroristici contro New York e Washington.

Bush ha fatto queste notazioni, ricevendo alla Casa Bianca il presidente francese Jacques Chirac, che ha impegnato la Francia a lavorare al fianco degli Usa contro il terrorismo e per assicurare alla giustizia i responsabili.

Chirac non ha però voluto usare la parola ‘guerra’: «Siamo pronti a lavorare al fianco degli Stati Uniti per combattere il terrorismo ma non sono sicuro che si possa usare la parola ‘guerra’, anche se quello dei terroristi è certo un conflitto contro la libertà, i diritti civili e la dignità umana», ha detto Chirac.
Il presidente americano George W. Bush ha firmato la legge che stanzia 40 miliardi di dollari, per gli aiuti alle vittime degli attacchi terroristici della scorsa settimana contro New York e Washington e alle loro famiglie.

Gli stanziamenti, pari a un terzo del costo della Guerra del Golfo nel ’91, serviranno, inoltre, alla ricostruzione. Bush ha anche firmato l’autorizzazione, concessagli da Senato e Camera, quasi all’unanimità, a fare ricorso «a tutta la forza necessaria ed appropriata», per rispondere agli attacchi. In una dichiarazione, al momento della firma, Bush ha detto: «Tutto il nostro Paese è impegnato in modo inalterabile a dare una risposta diretta, forte e globale a questi attacchi terroristici diretti contro gli Stati Uniti».

Le contromisure occidentali

Gli USA e tutti gli esperti internazionali di terrorismo affermano di avere prove in grande quantità. Più le indagini vanno avanti e meno dubbi rimangono sul fatto che gli attentati dell’11 settembre siano stati opera della composita galassia dell’estremismo islamico della quale Bin Laden è l’ispiratore ed il leader carismatico.

L’offensiva contro il terrorismo, varata dagli Usa con l’appoggio dell’Europa dopo gli attacchi dei terroristi contro Washington e New York «non è una guerra contro il mondo musulmano»: lo ha sottolineato questa mattina a Bruxelles l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza Javier Solana.

Intervenendo davanti all’Europarlamento, Solana ha detto di avere avviato contatti quotidiani con i paesi arabi partecipanti al processo di Barcellona per evitare «suscettibilità inutili».

Solana ha indicato di avere anche una concertazione permanente con le autorità americane sul dopo attentati: «Sono in contatto telefonico due, tre volte al giorno» con il segretario di stato americano Colin Powell ha affermato.

swissinfo e agenzie

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