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Processo Lagonico: terminate le arringhe dei difensori

Katia Pastori all'uscita del tribunale insieme al suo avvocato Jacques Barillon, che ha risposto ai 4 anni chiesti dall'accusa domandando 18 mesi con la condizionale Keystone

Il pubblico è accorso numeroso giovedì per assistere alle ultime arringhe degli avvocati difensori. Attesi in particolare i legali del terzetto che ha concluso la latitanza in Brasile: Christian Pidoux, definito il cervello del rapimento, Pascal Schumacher e Katia Pastori.

Arduo il compito per la difesa di Christian Pidoux al processo per il rapimento di Stéphane Lagonico. I due avvocati del ventisettenne vodese hanno dovuto rispondere alla parte civile, l’avvocato della famiglia Lagonico, alla requisitoria della pubblica accusa (che ha chiesto 12 anni di reclusione) e alle arringhe dei difensori degli uomini d’azione, la banda di kosovari che ha messo in atto il sequestro. Tutti a puntare il dito contro Christian: l’ideatore, l’organizzatore del colpo, il “cervello”.

Una tesi che i due legali di Pidoux, Gilles Monnier e Laurent Moreillon, hanno cercato di smontare, affermando che si basa su impressioni, non su prove concrete. “Non si può presentarlo come un cervello – ha affermato rivolto ai giudici Gilles Monnier – senza cercare di capire come ragiona quella testa”. Su questa linea difensiva entrambi hanno detto e ribadito che dietro quella persona matura e decisa, con unità di pensiero e d’azione – come l’ha presentata il procuratore pubblico Jean Marc Schwenter – c’è in realtà un giovane insicuro, con un atteggiamento contraddittorio, mentalmente debole (tanto è vero che la perizia psichiatrica gli ha riconosciuto una riduzione della responsabilità penale), un giovane che durante il rapimento è stato più volte colto dal panico perché minacciato e costretto a un determinato comportamento dalla banda degli uomini d’azione.

La difesa di Pidoux si è concentrata, come aveva fatto in fase dibattimentale, a sostenere che il loro cliente voleva sequestrare Stéphane Lagonico solo per sottrargli le carte di credito e ottenere abbondante contante ai bancomat. Se avesse avuto intenzione di chiedere un riscatto, perché avrebbe aspettato il giorno dopo il rapimento, per procurarsi il numero di cellulare della madre dell’ostaggio, Carmela Lagonico, quando avrebbe potuto averlo con tutta facilità consultando l’agenda telefonica dei suoi genitori?

Posta in questi termini, la domanda degli avvocati di Pidoux ha una chiara risposta. Il giovane, reduce da insuccessi scolastici e con un futuro professionale incerto, ha concepito un progetto più grande di lui e ha trovato gli uomini che lo hanno concretizzato. Dopo quella fase Christian Pidoux è stato superato dagli eventi, i prelievi ai bancomat non davano i frutti sperati, il capobanda lo pressava con la richiesta della ricompensa promessa e di fronte a quello stress si sarebbe deciso a chiedere il riscatto a Carmela Lagonico, amica di famiglia dei Pidoux.

Così la pena chiesta dall’accusa, 12 anni, è del tutto sproporzionata secondo la difesa, che impone di tener conto nella sentenza della ridotta responsabilità dell’accusato e giudica proporzionale una condanna che non vada oltre i sei anni di reclusione.

Diversa la tattica scelta dall’avvocato di Pascal Schumacher, il giovane che ha avuto un ruolo cruciale nella fase della richiesta di ricatto. Il penalista ginevrino Dominique Warluzel non ha formulato una pena: di fronte ai dieci anni chiesti dall’accusa si è limitato a domandare ai giudici di non colpire un essere umano con una pena eliminatrice. Quanto a Katia Pastori, la difesa risponde ai 4 anni dell’accusa con 18 mesi con la condizionale, invocando anche per lei una riduzione della responsabilità penale.

La sentenza è attesa per martedì prossimo. Decidendo la sorte dei 13 imputati, i giudici del tribunale correzionale di Losanna dovranno implicitamente o esplicitamente chiarire su chi cada la principale responsabilità del crimine commesso. Su Christian Pidoux, che lo ha organizzato ma non avrebbe mai saputo portarlo a termine, o sulla banda di Kosovari, che non sarebbe stata in grado di elaborare un simile progetto, ma che al contrario lo ha realizzato. Curiosamente anche il capobanda Naim è confrontato con le stesse richieste di pena formulate per Pidoux: l’accusa vuole 12 anni e il suo difensore Eric Stauffacher ne chiede sei.

Flavio Fornari

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