Il tribunale penale di Basilea ha condannato l'ex presidente della sezione renana del Partito dei nazionalisti svizzeri (PNOS) a una pena pecuniaria per aver definito un falso il diario di Anna Frank.
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Il 22enne è stato riconosciuto colpevole di discriminazione razziale per aver pubblicato un contributo intitolato Die Lügen um Anne Frank (Le bugie attorno ad Anna Frank) sul sito internet del PNOS basilese.
Nel testo veniva messa in dubbio l’autenticità del racconto della ragazza ebrea che visse in clandestinità ad Amsterdam per cercare di sfuggire all’Olocausto. L’esponente del partito nazionalista (Partei National Orientierter Schweizer) si riferiva fra l’altro a un articolo pubblicato nel 1980 sul settimanale tedesco Der Spiegel, che esprimeva dubbi sull’argomento.
All’epoca lo Spiegel citava una perizia del Ministero di giustizia tedesco: la stessa autorità investigativa aveva però affermato nel 2006 che i risultati della sua inchiesta non facevano trapelare alcun sospetto sull’autenticità dei diari.
Nella sua arringa la procuratrice ha sostenuto che l’imputato – il quale ha definito bugiardo chi è stato vittima dell’Olocausto – compie una mostruosità: è come se le vittime, attraverso queste affermazioni, venissero uccise una volta ancora.
L’accusato, che si è difeso da solo, ha respinto la tesi della discriminazione razziale e ha messo in dubbio la punibilità del suo scritto.
Nella sua sentenza la presidente della corte è andata al di là delle richieste dell’accusa, infliggendo una pena pecuniaria di 90 aliquote giornaliere di 120 franchi, al posto delle 60 proposte.
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