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Un frate in prima linea

Un cartello e tanto impegno swissinfo.ch

Fra Martino Dotta ha scelto di dedicare la sua vita agli altri, a chi – anche in un paese ricco come la Svizzera – vive situazioni di estrema indigenza. Un aiuto che non è però a senso unico. Ritratto.

Incontriamo Fra Martino alla sede della Missione evangelica riformata di Viganello, un quartiere di Lugano. Qui ha preso forma una delle tante iniziative del religioso, ovvero la mensa dei poveri Centro Bethlehem. Grazie alla generosità di chi regala generi alimentari e a quella dei volontari che li cucinano, è possibile pranzare gratuitamente.

Ma chi sono i “clienti”? Come si arriva – nella Confederazione – a non potersi permettere neppure un pasto? «Alle nostre latitudini la povertà è molto più nascosta che altrove. È difficile incontrare il classico barbone, come può capitare in altre realtà europee vicine», premette Fra Martino.

«Questo per due motivi: da un lato l’esistenza di un rete sociale solida e la presenza di adeguate strutture d’accoglienza, dall’altro la caratteristica – tipicamente svizzera – di voler mostrare il lato migliore della realtà», aggiunge. «Anche i più bisognosi cercano quindi di presentarsi nel modo più decoroso possibile, ciò che rende difficile identificare la povertà nell’altro».

Presenza reale

«Fermo restando che la povertà non è solo economica, ma anche culturale, relazionale, di autostima, di valori, i poveri ci sono eccome», dice il frate. «Per esempio disoccupati di lunga data, giovani che non trovano un impiego, anziani rimasti soli, famiglie monoparentali, persone con dipendenze o problemi psichici. Persone per le quali il solo fatto di chiedere aiuto è un passo estremamente difficile da compiere».

E infatti circa trecento bisognosi hanno pranzato al Centro Bethlehem dalla sua apertura, in gennaio: «Per loro il pasto rappresenta anche un momento di incontro e socializzazione». Il fatto che queste iniziative rispondano a un bisogno reale è testimoniato anche dal successo di altre proposte coordinate da Martino Dotta, tra cui una speciale agenzia immobiliare che facilita l’accesso all’alloggio per persone con scarsa disponibilità finanziaria e la raccolta di generi alimentari Tavolino magico.

Può capitare a tutti

Una categoria particolarmente toccata dalla povertà è quella dei richiedenti l’asilo, e degli stranieri in generale. «Anche se percepiscono determinati aiuti, difficilmente hanno i mezzi per migliorare il loro profilo professionale e uscire dalla situazione di precarietà. Questo li pone in una situazione di costante dipendenza dall’aiuto pubblico».

Tra i fattori che rendono difficile l’integrazione e il miglioramento della condizione sociale di chi è povero in Svizzera, rileva Fra Martino, vi è anche una buona dose di diffidenza – alimentata dal clima politico – verso chi è diverso, specialmente straniero.

Se queste persone soffrono di una «condizione di fragilità ereditaria», l’esperienza ha comunque insegnato a Fra Martino Dotta che chiunque può scivolare verso il basso, anche in poco tempo. «Ho visto casi di lavoratori con salari di 8-10’000 franchi al mese precipitare, dopo un licenziamento, nella spirale della disoccupazione, della depressione, fino a situazioni di completa dipendenza da enti statali e privati».

Talvolta a chi beneficia dell’assistenza o della disoccupazione viene rimproverata una certa indolenza, o addirittura l’intenzione di approfittarsi dello Stato. A questo proposito, Martino Dotta osserva: «In tutti questi anni di attività ho conosciuto davvero poche persone che corrispondono a tale descrizione».

Infatti, sottolinea, «non va dimenticata l’etichetta sociale e il condizionamento negativo che accompagna chi vive questo tipo di situazioni, ragion per cui non si tratta certo di una condizione a cui la gente aspira».

Aiuto sì, buonismo no

Chiediamo se – volendo fare del bene al prossimo – non c’è il rischio di cadere nel buonismo. «Pur partendo sempre dal principio della buona fede, ovvero credendo che chi mi chiede aiuto ne ha davvero bisogno, mantengo la capacità di valutare le situazioni. Cerco cioè di riattivare certe risorse e certi meccanismi che la persona ha magari dimenticato di avere», risponde.

«Concretamente, se aiutiamo finanziariamente una persona bisognosa, le chiedo nel contempo di cercare di restituire la somma, ovviamente nel limite del possibile. L’idea è che possa ricominciare a camminare con le sue gambe. L’unico modo per superare il buonismo è responsabilizzare le persone».

Conversione personale

Per Fra Martino l’impegno costante a fianco dei più deboli ha coinciso con un’evoluzione importante dal profilo personale. «Con il passare del tempo un fatto è diventato chiaro ai miei occhi: o il Vangelo si applica in modo estremamente concreto nella vita, oppure si tratta di chiacchiere vuote. E questo vale anche per la preghiera individuale e comunitaria. Inoltre, soltanto impegnandosi seriamente ci si guadagna la credibilità, e quindi la generosità delle persone».

«Non fatico a dire che questa presa di coscienza è stata per me una sorta di conversione. Infatti, a un certo punto della mia vita – dopo gli studi di teologia – avevo la possibilità di restare nell’ambiente accademico. Poi però, attraverso il confronto quotidiano con le difficoltà vissute da tante persone, ho maturato la scelta di… scendere in campo».

«Come diceva un autore che mi è molto caro scrittore – il prete romando Maurice Zundel – “i poveri mi hanno salvato”: anch’io, grazie a loro, ritengo di avere salvato la mia fede francescana e cappuccina», conclude.

Tavolino Magico è un progetto promosso congiuntamente da Tischlein deck dich e Schweizer Tafel. Scopo dell’iniziativa: mettere a disposizione gratuitamente generi alimentari alle persone bisognose nella Svizzera italiana. Fra Martino Dotta è responsabile della ricerca fondi.

I volontari dell’associazione raccolgono quotidianamente generi alimentari in esubero – tolti dal commercio – presso grossisti, dettaglianti e produttori. Il cibo è poi offerto in maniera diretta e verificata a persone bisognose nei centri di distribuzione, oppure messo a disposizione di enti sociali che assistono persone in difficoltà.

In due giorni, sabato 8 dicembre e sabato 18 dicembre, le collette alimentari di

Tavolino Magico

hanno raccolto la cifra di

16 tonnellate di merce

, più del doppio rispetto al 2009.

Le persone domiciliate in Svizzera che non riescono a far fronte ai loro bisogni o a quelli della famiglia possono ricevere prestazioni cantonali nel quadro dell’aiuto sociale pubblico.

I sostegni oscillano tra i 600 e i 2’600 franchi, secondo il numero di persone che compongono il nucleo famigliare; complessivamente, gli aiuti totalizzano circa 3,3 miliardi di franchi all’anno.

Nel 2008, i beneficiari dell’aiuto pubblico erano 221’262, il 2,9% della popolazione.

Si tratta per la maggior parte di persone sole che vivono in città e di età compresa tra i 18 e i 25 anni; il 46% è di origine straniera.

Oltre la metà dei beneficiari (55%) non dispone di alcun diploma professionale.

I cittadini elvetici residenti in un altro paese possono rivolgersi all’Aiuto sociale degli Svizzeri all’estero della Confederazione o all’Organizzazione degli Svizzeri all’estero.

(fonti: Ufficio federale di statistica, Conferenza svizzera delle istituzioni dell’aiuto sociale).

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