Svizzera-Germania: nubi fosche sull’accordo fiscale
(Keystone-ATS) Dopo il mandato d’arresto spiccato dalla Svizzera contro tre ispettori del fisco tedeschi, la ratifica dell’accordo fiscale tra i due paesi sembra essere compromessa. In Germania l’accusa contro i tre funzionari è ritenuta un tentativo d’intimidazione, mentre nella Confederazione ci si chiede se l’intesa sia ancora vantaggiosa per Berna.
Il ministro delle finanze del Nordreno-Vestfalia, Norbert-Walter Borjans, ha difeso i suoi ispettori fiscali accusati dal Ministero pubblico della Confederazione di spionaggio economico: “i colpevoli non sono gli esattori che rivelano le violazioni della legge, ma coloro che violano la legge e coloro che li aiutano”, ha detto il ministro SPD al “Blick”. “Senza una frode miliardaria a danno della nostra comunità, non ci sarebbe alcun acquisto di dati”.
Nel fine settimana si è saputo che la Svizzera ha spiccato un mandato d’arresto contro tre funzionari del fisco tedeschi: avrebbero partecipato alla transazione per ottenere un CD con dati del Credit Suisse, acquistato nel 2010 per 2,5 milioni di euro dal Land del Nordreno-Vestfalia, al fine di trovare evasori fiscali.
Secondo il ministro delle finanze del Baden-Württemberg Nils Schmid: “i mandati d’arresto contro i funzionari del fisco sono un cattivo segnale. Non contribuiranno alla riuscita dell’accordo fiscale tra Germania e Svizzera”, ha affermato in un’intervista pubblicata dal “Welt”.
Drastico il parere della presidente della delegazione del parlamento svizzero per i rapporti con il Bundestag, la zurighese Kathy Riklin (PPD): “questo accordo è morto”, ha detto ai microfoni della RSI. “Ogni tanto bisogna dire stop” poiché altrimenti, sostiene la Riklin, “dal dito ci prendono tutta la mano e alla fine non è più nel nostro interesse e nell’interesse delle banche svizzere” concludere un accordo con la Germania. Per la zurighese sarebbe forse meglio “trovare una soluzione con tutti i paesi europei”.