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Lampedusa, la traversata della speranza

Reuters

L'Europa del benessere continua ad attirare migliaia di immigrati dai paesi africani che rischiano la vita per cercare di raggiungere a bordo di piccole imbarcazioni la Sicilia. Alcuni di loro non ce la fanno. Reportage di swissinfo dall'isola di Lampedusa.

Il mare s’è inghiottito altri 15 corpi. È successo durante il fine settimana, nel Canale di Sicilia, che, viste le dimensioni, un canale proprio non è. Altri corpi gonfi, restituiti dalle acque che li sospingono su qualche costa, o recuperati al largo da pescherecci al lavoro tra Sicilia e Libia.

A Lampedusa, dove sono già arrivati i primi turisti, tra i pescatori c’è una sorta di “silenzioso” tam-tam: un passaparola che anticipa agenzie di stampa e comunicati ufficiali. Angelo, tipo sveglio, ha un gazebo sul lungomare che gli fa da ufficio per l’affitto di piccole imbarcazioni.

Parla al telefono e dice: “Arrivano”. Ma la Guardia di finanza, che pattuglia la costa ci ha appena ripetuto che non c’è “attività di contrasto”, come definiscono in gergo l’intercettazione dei clandestini. “Ti ripeto che stanno arrivando”.

Nemmeno un’ora dopo, sulla barca di Giovanni, pescatore di poche parole, che ci ha portato all’imbocco del porticciolo, assistiamo all’arrivo di una quarantina di “immigrati” che scendono da una motovedetta che li ha raccolti al largo. Li chiama “i turchi” senza nessun intento spregiativo, solo per antica abitudine.

Medici in prima linea

Arrivano dalla Libia, ma per la maggior parte sono partiti dalla Somalia, un lungo viaggio, dunque, iniziato parecchi mesi fa. Poco più che ragazzi, e quattro donne. C’è chi zoppica, e chi porta una fasciatura dopo la suturazione della ferita alla gamba già praticata dai medici dell’Ordine di Malta. Si tratta di volontari imbarcati sulle navi della Guardia di finanza. Da alcuni mesi prestano il primo soccorso al momento del recupero in mare.

Antonio è medico ospedaliero nelle Marche. È vicino alla pensione. Il suo turno di due settimane sta per finire, ma questa esperienza lo ha segnato: “Una cosa è parlare di nuove leggi contro l’immigrazione clandestina, di pacchetto sicurezza che fa dell’entrata clandestina in Italia un reato penale. Io non entro nelle questioni politiche, e posso anche capire che qualcosa deve essere fatto. Ma poi, quando te li trovi di fronte, quando ti guardano negli occhi, quando vedi quanto ti sono riconoscenti, è più facile capire anche la loro tragedia”.

I quaranta sbarcati a Lampedusa sono fortunati, loro ce l’hanno fatta nonostante un mare non proprio amico, perché negli ultimi giorni sul canale di Sicilia il vento ha dato poca tregua.

La nuova legge Berlusconi è ingiusta

Nel solo mese di maggio – secondo i dati di “Fortress Europe” – i morti nel Mediterraneo sono stati almeno 500, contro i circa 300 degli ultimi due anni. Finora, e in totale, il Canale di Sicilia si è portato via 2 600 disperati.

“Qualche giorno fa abbiamo dovuto assistere immigrati con preoccupanti sintomi di ipotermia, perché questa è una fine primavera ancora fredda, la traversata di notte ti mette il gelo nelle ossa, e questa gente ha con sé pochissime cose, non certo quello che serve per scaldarsi”, racconta Marinella Cantalice di “Medici senza frontiere”, che sul molo è incaricata della prima accoglienza.

Non ha dubbi: “La nuova legge voluta dal governo Berlusconi è ingiusta, sbagliata, contraria al diritto internazionale e umanitario, non credo che sia il modo giusto per risolvere il problema dell’immigrazione clandestina”.

Guardi il canotto in cui quei quaranta erano stipati, c’è qualche straccio e qualche salvagente. Ti chiedi anche quanto coraggio ci voglia per affrontare in queste condizioni una traversata che può durare dai due ai tre giorni.

L’altro ieri, su una spiaggia dell’isola, hanno recuperato il cadavere di un naufrago. Un altro cadavere, trovato alcuni giorni prima, era un corpo decapitato e senza un braccio, probabilmente tranciati dall’elica del motore dopo la caduta in mare.

Il coraggio della disperazione

Ci chiamano al comando della Guardia costiera. Abbiamo al massimo cinque minuti di tempo per raggiungerli e imbarcarci per seguire un’operazione. Di soccorso o di controllo? Il comandante Gildo Diamanti parte senza sapere molto. C’è solo la segnalazione di alcuni pescatori che nei pressi dell'”Isola dei Conigli” hanno assistito all’arrivo di un barcone.

È il tramonto, i radar non possono intercettare tutto, si naviga ad andatura non troppo sostenuta con cannocchiali e occhi puntati sulle coste semidesertiche di Lampedusa, l’isola che sta più vicina alla Tunisia che alla Sicilia.

Il comandante Diamanti fa questi pattugliamenti fin dall’inizio del “problema clandestini”. Sul pacchetto sicurezza in discussione in Italia non si pronuncia: “Dico solo una cosa. Queste persone, che arrivano da noi, sono disperate. Fuggono guerre e miseria. Non è certo il coraggio che gli manca”.

Forse – è la nostra conclusione – non si fermeranno nemmeno davanti a una legge più restrittiva, sempre che dai paesi da cui fuggono siano al corrente della novità.

Arriviamo nei pressi dell'”Isola dei Conigli”, il barcone segnalato viene individuato. È fermo vicino a un crostone di roccia e sta prendendo acqua. Dei clandestini non c’è traccia. Dopo fitte comunicazioni con il comando a terra, ci informano che sono sbarcati in undici. Sono riusciti ad arrivare su una stradina dell’isola. Velocemente reperiti, e subito portati al Centro di accoglienza.

Lampedusa non è inviolabile. Ma è troppo piccola e spoglia per potersi nascondere.

Fino a 3 mila Euro per traversata

Ci fanno visitare il campo d’accoglienza. Nell’estate del 2006 l’hanno ricostruito, e riorganizzato, dopo le pesanti denunce dello scorso anno sulle condizioni di detenzione. Scambiamo qualche parola con i clandestini appena arrivati. Sono somali e hanno pagato 500 euro a testa per la traversata.

Le tariffe variano in base ai paesi di partenza di questi disperati. Per taluni, soprattutto quelli provenienti da paesi arabi “più ricchi”, la “tariffa” può arrivare a 3 mila euro per traversata.

In questo centro, secondo la legge, i clandestini non dovrebbero stare più di tre giorni, prima di essere trasferiti nei CPT, i centri di permanenza temporanei, dove ricevono un “foglio di via” spesso inutile. In realtà, molti ci dicono di essere qui già da diverse settimane. Evidentemente i nove CPT distribuiti nella penisola sono già saturi.

È questo un altro punto molto controverso della nuova legge sull’immigrazione clandestina, secondo la quale la permanenza potrebbe durare fino a 18 mesi dopo l’arresto e un processo. “Il reato di immigrazione clandestina è inapplicabile e sarà un fallimento”, ribadisce una nota dell’Associazione nazionale dei Magistrati, mentre lasciamo Lampedusa.

Dall’aereo si intuisce un mare grosso e ostile.

swissinfo, Aldo Sofia, Lampedusa

Il governo del premier Silvio Berlusconi ha varato il 23 maggio un decreto legge per lottare contro l’immigrazione clandestina e migliorare la sicurezza.

Il cosiddetto “pacchetto sicurezza” prevede di trasformare in reato penale, e non più solamente amministrativo, l’ingresso irregolare degli stranieri in Italia. Una misura che ha suscitato forti critiche in Italia e all’estero.

L’applicazione pratica della norma suscita l’opposizione dei magistrati e dei giudici. Basti pensare che in Italia vivono da 700 mila a 1 milione di stranieri senza permesso. Se si applicasse alla lettera il decreto legge, ognuno di loro dovrebbe essere arrestato, processato ed espulso.

Il decreto legge deve essere confermato dal parlamento italiano entro due mesi dalla sua promulgazione.

Angela Maraventano, proprietaria di un ristorante con una vista magnifica sul porto, è chiamata “la pasionaria di Lampedusa”.

È siciliana e , a sorpresa, è stata eletta senatrice della Repubblica. Una senatrice che vive nell’appendice più meridionale d’Italia, ed eletta in Emilia Romagna su una lista della Lega Nord, il partito di Umberto Bossi. Misteri della legge elettorale italiana.

La neo-senatrice è categorica: “Il pacchetto sulla sicurezza è assolutamente necessario per fermare una vera e propria invasione. Finalmente l’Italia reagisce e fa capire anche al resto d’Europa che non vuole più essere il “ventre molle” della clandestinità. Eppure non basta. Nel mio primo intervento in Senato chiederò il ricorso alla marina militare, affinché intercetti e respinga tutti i clandestini, che non devono più mettere piede sull’isola, rovinandone l’immagine.”

Ma davvero crede che il governo Berlusconi – che già subisce diverse critiche interne e internazionali sul pacchetto sicurezza – possa accettare una soluzione tanto radicale, addirittura una sorta di blocco navale di Lampedusa?

“Per noi è inaccettabile che l’anno scorso, per il nuovo centro di accoglienza degli immigrati clandestini sull’isola lo Stato abbia invece speso tredici milioni di euro. E non dite che sono razzista. Io affermo che la mia battaglia serve anche a stroncare i criminali che organizzano questo traffico immondo”.

swissinfo.ch

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