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Misure drastiche per la vicenda dei visti in Pakistan

L'ingresso dell'ambasciata svizzera a Islamabad Keystone

In seguito alle irregolarità emerse nel settore dei visti, la responsabile della diplomazia svizzera ha ordinato la sostituzione di tutto il personale dell'ambasciata a Islamabad.

Micheline Calmy-Rey ha inoltre deciso di aprire tre inchieste disciplinari, in seguito alle lacune emerse nella gestione. Non sono state rilevate invece infrazioni gravi.

L’ambasciatore svizzero a Islamabad, il suo predecessore, nonché il capo della cancelleria d’ambasciata saranno oggetto di un’inchiesta disciplinare.

Tale provvedimento è stato preso dalla consigliera federale Micheline Calmy-Rey in seguito ai risultati dell’inchiesta amministrativa, avviata il 13 aprile scorso dopo la scoperta di gravi irregolarità nella concessione di visti.

In particolare, alcuni impiegati locali della rappresentanza elvetica in Pakistan avrebbero preteso delle prestazioni sessuali a delle donne che avevano richiesto dei visti per la Svizzera.

Giovedì si è appreso che uno degli ex-collaboratori dell’ambasciata, di nazionalità pakistana, è stato arrestato in Gran Bretagna, con l’assistenza di Interpol Svizzera. Finora, cinque cittadini pakistani coinvolti in questa vicenda si trovano quindi in detenzione preventiva.

Organizzazione lacunosa

L’inchiesta amministrativa, scrive il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), “si prefiggeva di esaminare se l’ambasciata svizzera fosse adeguatamente organizzata per quanto concerne le procedure di rilascio dei visti.

Dopo che due impiegati locali dell’ambasciata erano stati accusati di attività connesse con la tratta di esseri umani, l’inchiesta voleva in particolare appurare se fosse pure coinvolto il personale svizzero dell’ambasciata, soggetto all’obbligo del trasferimento.

Dall’inchiesta è emerso che il personale elvetico non può essere rimproverato di azioni perseguibili penalmente. Tuttavia l’organizzazione della Cancelleria si è rivelata lacunosa.

Tutto il personale sostituito

L’inchiesta amministrativa ha infatti portato “alla luce lacune nell’organizzazione della Cancelleria e l’almeno parziale violazione di alcune prescrizioni che hanno semplificato il conseguimento fraudolento di visti”.

Per questo motivo, Micheline Calmy-Rey ha ordinato anche “la sostituzione dell’intero personale dell’Ambasciata, compreso il capomissione”. Il servizio dei visti a Islamabad rimane inoltre chiuso.

“Vista l’insufficiente definizione delle responsabilità nel settore dei visti, sussisteva un elevato rischio di rilascio di visti abusivi da parte degli impiegati preposti a tale mansione”, ha rilevato l’inchiesta.

Inoltre, si è appurato che “il capo della Cancelleria ha negletto i suoi doveri di vigilanza e di controllo”, prosegue il DFAE.

Colpa non dimostrata

“La sostituzione del personale non costituisce in alcun modo un’attribuzione di colpa, ma è inteso a consentire una completa ristrutturazione del settore dei visti”, sottolinea la nota.

Tale provvedimento “tiene inoltre conto delle particolari pressioni alle quali è stato sottoposto, nel corso degli ultimi mesi, il personale soggetto all’obbligo del trasferimento”. A titolo preventivo anche il personale del Consolato generale di Svizzera a Karachi sarà sostituito e la sua organizzazione rinforzata.

La nota rivela anche quanto la consigliera federale aveva più volte affermato durante la sua recente visita nel paese asiatico, ossia che l’ambasciata di Svizzera a Islamabad “è stata vittima di attività della criminalità organizzata pakistana”.

l 12 maggio, la responsabile della diplomazia elvetica ha sostenuto che, per evitare in futuro tali abusi, sarebbe necessario aumentare il numero di impiegati svizzeri nelle ambasciate, sostituendo progressivamente un centinaio di dipendenti indigeni.

swissinfo e agenzie

Oltre che in Pakistan, sono stati constatati casi di corruzione nel rilascio di visti anche in diversi altri paesi.

I casi più recenti hanno avuto luogo in Perù, Russia, Nigeria, Serbia, Congo, Eritrea ed Oman.

Finora, queste vicende si sono tradotte soltanto in una condanna: nel novembre 2005, il Tribunale penale federale ha condannato un ex vice-console onorario in Oman a nove mesi di detenzione con la condizionale.

Ogni anno, le 141 rappresentanze svizzere all’estero rilasciano circa 500’000 visti. Circa 40’000 richieste di visti vengono invece respinte.

Il numero dei rilasci dovrebbe passare a 400’000 dopo l’entrata in vigore dell’accordo di Schengen sul controllo delle frontiere, concluso con l’Unione Europea.

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