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Tangentopoli bis e le ramificazioni in Svizzera

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Mazzette per partecipare alle ricche commesse di Enipower. In Italia si parla ormai apertamente di una nuova Tangentopoli dopo che nei giorni scorsi è affiorato un enorme scandalo di corruzione.

Tra le aziende indagate anche la svizzero-svedese ABB. Sotto inchiesta pure due cittadini svizzeri.

All’ inizio, la scorsa settimana, sembrava il classico giallo d’estate. Un ministro della Repubblica aveva detto pubblicamente che la magistratura milanese tornava all’attacco per screditare la politica come fece 10 anni fa con le inchieste di mani pulite.

Tangentopoli bis?

Ma la vicenda Enipower, man mano che passano i giorni, ha tutta l’aria di essere una nuova, impressionante Tangentopoli che vede coinvolte una dozzina di aziende multinazionali.

Il tutto era partito il giugno scorso quando da un controllo della contabilità, la direzione generale della Abb in Svizzera scopriva delle irregolarità nei libri mastri della filiale italiana.
Un versamento a favore di Enipower coperto da fantomatiche consulenze del valore di 400 mila euro versati dalla sede di Milano.

La magistratura apre un’inchiesta. Poco tempo dopo scopre il malaffare: mazzette che un dirigente della Enipower, un’affiliata della multinazionale Eni a maggioranza pubblica, imponeva alle industrie che volevano aggiudicarsi gli appalti.

Un giro d’affari enorme

Enipower, specializzata nella produzione di energia, ha lanciato un progetto per il rinnovo e l’ammodernamento di 6 delle sue centrali per un ammontare di 5 miliardi di Euro.

Tutto ruota attorno a Lorenzino Mazzocchi, manager Enipower che con la collaborazione di altri due intermediari, ora agli arresti, organizza il giro di tangenti.

Le provvigioni sono notevoli. Uno degli arrestati ammette di aver intascato complessivamente mezzo milione di euro.

Nelle carte degli inquisiti spuntano anche un fax e un e-mail in cui si fa riferimento indiretto anche alla politica e alla necessità di incassare le mazzette perché le elezioni europee incombono.

Insomma, tutto sembra uno scenario già visto, con tanto di conti in Svizzera.

L’assistenza giudiziaria

I magistrati di Milano hanno già avviato le procedure di assistenza giudiziaria internazionale. In una banca -sembra di Lugano- è stato scoperto un conto denominato Caritas. Probabilmente uno dei terminali sui cui affluivano le mazzette. Fra gli indagati sono finiti anche due cittadini svizzeri di cui per il momento non si conoscono i nomi.

Anche l’ABB, che di fatto ha denunciato lo scandalo, è sotto inchiesta. La legge italiana prevede infatti che, in caso di corruzione, non solo le persone fisiche ma anche quelle giuridiche sono tenute a rispondere.

I primi processi sono previsti già a settembre ma è probabile che nel frattempo la vicenda si allargherà ulteriormente con il rischio di trasformarsi effettivamente in una nuova Tangentopoli.

swissinfo, Paolo Bertossa, Roma

Tra le 16 ditte coinvolte nello scandalo Enipower figura anche la filiale milanese di ABB.
I primi processi sono attesi per settembre.

Un nuovo caso di corruzione fa rivivere in Italia lo spettro di Tangentopoli, con il suo corteo di misteriosi intermediari, conti cifrati e mazzette milionarie per aggiudicarsi appalti.

Al centro dello scandalo Enipower, affiliata alla società semistatale Eni, attiva nel settore dell’energia.

Coinvolta nel giro di mazzette anche la filiale milanese del colosso elvetico-svedese ABB.

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