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Agricoltura

Nel corso del XX secolo la Svizzera ha subito trasformazioni radicali: da paese rurale è diventata un paese dell'industria e dei servizi. L'agricoltura continua a godere di un'immagine positiva, ma i contadini svizzeri sono confrontati alle sfide della globalizzazione.

Per le piccole aziende, la sopravvivenza diventa sempre più difficile. Spesso i contadini dipendono da fonti di reddito complementari.

Nel 2016 la produzione agricola ha raggiunto un volume di circa 10,2 miliardi di franchi. La superficie agricola è di circa un milione di ettari. Circa tre quarti della superficie agricola è composta di prati e pascoli, dominanti in particolare nelle Alpi. Grano e verdure sono coltivati soprattutto nell’Altipiano. Solo un terzo delle aziende agricole coltiva piante alimentari.

Altre informazioni sull’agricoltura svizzera si trovano sul portale dell’Ufficio federale dell’agricolturaCollegamento esterno.

Un rapporto dettagliato sulla situazione dell’agricoltura in Svizzera e i rapporti agrari annuali possono essere scaricati in formato Pdf dal sito dell’Ufficio federale dell’agricolturaCollegamento esterno.

Crisi dell’agricoltura

Come in altri paesi d’Europa, anche in Svizzera l’agricoltura si trova in una situazione difficile. La crescente apertura dei mercati agricoli mondiali la sta mettendo sotto pressione.

In passato i contadini svizzeri erano protetti dai prodotti esteri a buon mercato, da elevate tariffe doganali e da altre limitazioni all’importazione. Oggi i contadini svizzeri sono confrontati più direttamente con la concorrenza, anche con quella estera. Negli ultimi decenni il contributo dell’agricoltura al prodotto interno lordo è costantemente diminuito.

Le piccole aziende tradizionali non sono più competitive e fanno fatica a sopravvivere. Prima e durante la Seconda guerra mondiale, circa il 25% della popolazione svizzera lavorava nell’agricoltura. Oggi la percentuale è scesa al 3%.

Nel corso della trasformazione strutturale del settore, tra il 1990 e il 2008, il numero di aziende agricole è diminuito di circa un terzo. Soprattutto le aziende più piccole hanno pagato lo scotto della liberalizzazione. D’altra parte il numero di aziende di almeno 20 ettari è aumentato.

Nel 2016 i contadini svizzeri hanno ricevuto circa 2,9 miliardi di franchi in pagamenti diretti. Negli ultimi anni, in seguito alla riforma della politica agraria, i contributi statali sono diminuiti. Stando ai dati ufficiali, le spese complessive della Confederazione per l’agricoltura e l’alimentazione sono oggi di circa 3,5 miliardi di franchi. Alcune stime fanno ritenere che ai contribuenti l’agricoltura costi ogni anno 4 miliardi di franchi.

Il sostegno statale all’agricoltura è regolarmente criticato nei rapporti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

I pagamenti diretti, indipendenti dalla produzione, sono uno degli elementi centrali dell’attuale politica agricola della Svizzera. Essi servono a sostenere gli sforzi per un’agricoltura più sostenibile, sforzi che rispondono a una richiesta della popolazione. Oggi in Svizzera circa l’11% della superficie agricola è coltivato secondo severi criteri ecologici.

Numerosi prodotti agricoli potrebbero essere importati dall’estero a prezzi più bassi di quelli richiesti dalla loro produzione nel paese. La Svizzera vuole però mantenere un certo grado di autonomia nella produzione di derrate alimentari.

L’agricoltura ha un futuro?

La Svizzera continua a difendere il suo diritto di sostenere l’agricoltura in misura maggiore di quanto avviene in alcuni stati dell’Unione europea, i quali puntano maggiormente al mercato, con conseguenze talvolta drammatiche per il ceto contadino.

Avenir Suisse, think-tank finanziato dagli ambienti economici, si è scagliato nel 2008 contro “i miti della politica agricola”, che impedirebbero la necessaria riforma strutturale, facendo lievitare i costi per la collettività senza che questa ne tragga davvero profitto.

La Svizzera, con le sue limitate risorse territoriali, non potrebbe in ogni caso produrre beni alimentari sufficienti al proprio fabbisogno, argomenta Avenir Suisse. Sarebbe dunque più sensato lasciare libero corso alle leggi di mercato. Con un numero inferiore di aziende, di dimensioni più grandi, sarebbe possibile mantenere la produzione ai livelli attuali. I pagamenti diretti potrebbero perciò essere ridotti.

Alle visioni di Avenir Suisse e di chi vuole liberalizzare maggiormente il settore agricolo si contrappone una tenace lobby dei contadini, che si batte per la conservazione e il rafforzamento del sostegno statale ai contadini. Maggiori informazioni si trovano sul sito dell’Unione svizzera dei contadini e presso il Servizio d’informazione agricola.

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