
CN: CCL devono prevalere su salari minimi cantonali

I salari minimi cantonali non potranno più prevalere su quelli previsti nei contratti collettivi di lavoro (CCL) dichiarati di obbligatorietà generale.
(Keystone-ATS) Lo ha deciso oggi, per 109 voti a 76 (sette astenuti), il Consiglio nazionale, approvando una modifica della normativa in materia. Il dossier passa agli Stati.
La Camera del popolo si è espressa a favore di un adeguamento della legge federale concernente il conferimento del carattere obbligatorio generale al contratto collettivo di lavoro (LOCCL). Il relativo messaggio era stato adottato lo scorso dicembre dal Consiglio federale – malgrado l’esecutivo stesso fosse contrario al cambiamento – in adempimento a una mozione del consigliere agli Stati Erich Ettlin (OW/Centro), approvata dal Parlamento nel 2022.
I salari minimi sono in vigore a Ginevra, Neuchâtel, Giura, Basilea Città e in Ticino. La LOCCL stabilisce che le disposizioni dei CCL che prevedono salari minimi inferiori a quelli fissati nelle leggi cantonali possono essere dichiarate vincolanti.
Salvaguardare il partenariato sociale
La riforma comunque non concerne direttamente il Ticino, dove “il salario minimo già ora non si applica laddove i contratti collettivi con clausola di valenza generale fissano stipendi più bassi”, ha sottolineato durante il dibattito odierno Paolo Pamini (UDC/TI).
Secondo la maggioranza del plenum, fissare salari minimi cantonali che prevalgono su quelli previsti nei CCL rappresenta un intervento unilaterale che mette a repentaglio la tradizione del partenariato sociale. “Questo progetto colma delle lacune e rafforza la piazza economica svizzera, facendo sì che non ci siano condizioni diverse a livello nazionale”, ha affermato a nome della commissione preparatoria Thomas Burgherr (UDC/AG). La modifica di legge non contravviene in alcun modo alla gerarchia delle norme, ha sostenuto l’argoviese.
“Se vogliamo essere coerenti, non si può agire in malafede”, ha aggiunto l’altro relatore commissionale Olivier Feller (PLR/VD). “È inammissibile chiedere di negoziare dei CCL e poi aggirarli tramite delle disposizioni cantonali”, ha dichiarato il deputato vodese, stando al quale “il partenariato sociale è la forza del nostro Paese”.
Attacco al federalismo
Di tutt’altro avviso il campo rosso-verde, secondo cui l’introduzione dei salari minimi cantonali è stata legittimata da votazioni popolari, mentre i CCL dichiarati di obbligatorietà generale sono convenzioni di diritto privato. “Si ribalterebbe la democrazia diretta”, ha detto in tal proposito Jürg Grossen (PVL/BE). Inoltre, ha evidenziato, “si rischierebbe di creare un precedente pericoloso, che potrebbe portare a un’ondata di armonizzazione centralistica in vari altri ambiti”.
Quello che si sta verificando è un “attacco grave e senza precedenti al federalismo”, lo ha appoggiato Emmanuel Amoos (PS/VS), mentre Cédric Wermuth (PS/AG) è arrivato a parlare di “putsch parlamentare”. I salari minimi sono stati confermati dal Tribunale federale come misura di politica sociale conforme alla Costituzione, ha ricordato dal canto suo Franziska Ryser (Verdi/SG). L’ecologista ha pure rammentato come tutti i Cantoni siano contrari, a parte Obvaldo, da dove proviene l’autore della mozione originale Ettlin. Per quanto riguarda le tasche dei lavoratori, essi potrebbero perdere centinaia di franchi al mese, hanno deplorato numerosi esponenti della sinistra.
Questi discorsi non hanno però fatto presa sul resto del Consiglio nazionale. La proposta di non entrare in materia e quella di rinviare il disegno al governo per istituire una base costituzionale per la nuova disposizione di legge sono infatti state respinte, così come tutte le minoranze.
Principi violati
Come detto, pur costretto a presentare un progetto vista l’approvazione della mozione Ettlin sotto la Cupola, anche il Consiglio federale era scettico riguardo alla novità, ritenendo la modifica legislativa una violazione dell’ordinamento giuridico elvetico.
Essa cozza contro il principio costituzionale della ripartizione delle competenze tra Confederazione e Cantoni, ha ribadito oggi in aula, senza successo, il responsabile del Dipartimento dell’economia Guy Parmelin. Il ministro, pur riconoscendo l’importanza del partenariato sociale, ha parlato di “disegno problematico, che l’esecutivo non può sostenere”.