Tra il 2008 e il 2009, la regista svizzera Dominique de Rivaz ha ripercorso a piedi i 155 chilometri di quello che fu il Muro di Berlino, venticinque anni dopo la caduta. I suoi scatti rivelano le tracce lasciate da questo simbolo della cortina di ferro sulla città e nello sguardo dei suoi abitanti.
Dominique de Rivaz ha voluto mettersi in cammino da sola, in una sorta di pellegrinaggio lungo una frontiera che «non ha inizio né fine». Il viaggio lo ha fatto per lo più d’inverno, quando le tracce erano più visibili. «La loro ricerca mi ha permesso di vedere e di comprendere i danni che questo delirante sistema di frontiere ha lasciato in eredità alla città di Berlino», scrive la regista svizzera nella prefazione al suo libro.
Dove passava il muro? Dove cominciava l’est e finiva l’ovest? Dalla notte del 9 novembre 1989, i resti del muro sono andati via via scomparendo. La sua ombra continua però ad attraversare i campi, le strade, le case e le persone, come una cicatrice indelebile.
A venticinque anni dalla caduta del muro, le immagini di Dominique de Rivaz ricordano la difficoltà di rimarginare certe ferite, ma anche il fatto che mentre una barriera è scomparsa, tante altre sono state costruite altrove, causando sofferenze analoghe.
(Immagini: Dominique de Rivaz, dal libro “Senza inizio né fine – il cammino del muro di Berlino”, Losanna, 2009, Edizioni Noir sur blanc; Testo: Chantal Britt, swissinfo.ch)
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