
Un “sì” poco convinto per l’e-ID in Svizzera

La Svizzera si doterà di un’identità elettronica (e-ID). La proposta di un’e-ID completamente statale ha convinto una maggioranza risicata dell'elettorato, dopo il fallimento alle urne del 2021.
La Svizzera avrà finalmente un’e-ID, allineandosi con la maggior parte dei Paesi europei. L’epopea del voto, rimasto incerto fino a poco fa, si è conclusa con un “sì” molto risicato, grazie al supporto dei cantoni urbani. Il 50,4% dell’elettorato ha infatto votato a favore.
Questa volta, il Governo svizzero ha proposto un sistema di identificazione digitale gestito del tutto dallo Stato. Una decisione che corregge il tiro dopo la bocciatura alle urne nel 2021 con oltre il 64% dei voti contrari. All’epoca, i timori legati ai dati in mano ad aziende private avevano fatto esitare una fetta significativa dell’elettorato.
L’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) spingeva da tempo per l’introduzione di un’e-ID. Questo strumento permetterà infatti di semplificare la vita alla cittadinanza all’estero, dando la possibilità di effettuare online procedure amministrative e di gestire digitalmente i rapporti con le autorità elvetiche.
Il progetto di legge aveva messo d’accordo un po’ tutti, sia all’interno della società civile che tra i maggiori partiti politici. Dall’ultimo sondaggio della SSR prima del voto, era emerso un consenso solido al testo del 59%. Ma il risultato di oggi è stato più incerto del previsto.
Le città hanno deciso
Tutti i cantoni rurali hanno respinto la proposta. Il sostegno si è concentrato in pochi cantoni, tra cui Zurigo, Ginevra, Vaud e Friburgo, rendendo decisive le grandi aree urbane.
Lo schema, afferma il politologo dell’istituto demoscopico Lukas Golder, ricorda le votazioni dell’era Covid, come quella sui pesticidi, che mobilitarono la popolazione rurale. Un rifiuto avrebbe messo in questione i piani del Consiglio federale e del Parlamento, come l’uso dell’e-ID per il registro delle donazioni di organi o per la raccolta di firme elettroniche per iniziative e referendum, dopo lo scandalo delle firme false.
“Un passo verso la sovranità digitale”
Grazie al risultato di oggi, il Governo svizzero ha potuto tirare un sospiro di sollievo. Beat Jans, il consigliere federale responsabile del dossier dell’e-ID, ha definito la legge un passo verso la sovranità digitale, il rafforzamento della piazza economica e un accesso senza barriere ai servizi.
Jans ha sottolineato che la digitalizzazione è inevitabile e ha confermando l’obiettivo di rendere l’e-ID operativa entro il 2026.
I Verdi hanno accolto con favore l’approvazione dell’e-ID, che nel mondo digitale garantisce maggiore privacy, protezione dei dati e condizioni quadro solide, sostengono in un comunicato.
Il partito sottolinea però che il risultato serrato rivela la scarsa fiducia della popolazione nel Consiglio federale e mostra quanto i progetti di digitalizzazione siano percepiti come emotivi e controversi.
Anche il partito dei Verdi liberali (PVL) considera il “sì” all’e-ID come una “spinta alla digitalizzazione” per la Svizzera. Tuttavia, sottolinea che prenderà sul serio il “grande scetticismo” del popolo.
Sottovalutate paura e diffidenza verso le tecnologie digitali
L’incertezza verso l’e-ID è stata una doccia fredda per l’alleanza interpartitica che l’ha sostenuta.
Secondo Alexis Roussel (Partito pirata), il voto riflette la paura della costrizione digitale e il desiderio di vivere offline. Roussel ricorda le votazioni molto partecipate a Ginevra e Neuchâtel sul diritto all’integrità digitale, in cui il “sì” ha avuto la meglio con percentuali superiori al 90%. Anche a Zurigo è prevista una consultazione simile.
Anche Jonas Sulzer, membro del comitato referendario, evidenzia che il carattere facoltativo dell’e-ID non ha rassicurato chi ha poca dimestichezza con il digitale. Il politologo Lukas Golder, invece, collega l’esitazione sull’e-ID ai ricordi della pandemia e alla percezione di un’eccessiva ingerenza del Governo, fattori che hanno probabilmente influenzato il voto.
L’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), l’unico partito di Governo contrario all’e-ID, ha chiesto garanzie che l’identità digitale sia effettivamente facoltativa.
Cosa prevede la legge
La Legge federale sull’identità elettronicaCollegamento esterno introduce un mezzo di identificazione a livello digitale, in aggiunta ai documenti tradizionali come carta d’identità e passaporto. La nuova e-ID sarà statale e del tutto gratuita. Permetterà la verifica dell’identità in maniera ufficiale anche online, sia da parte di autorità che di imprese.
Pratiche amministrative come l’apertura di un conto bancario o la richiesta di una carta sim per il telefono potranno essere eseguite comodamente dal computer di casa. Sarà possibile anche richiedere online documenti ufficiali come la patente o comprovare la maggiore età. L’e-ID resterà tuttavia facoltativa.
La Confederazione sarà responsabile dell’emissione dell’e-ID e della gestione dell’infrastruttura tecnica necessaria per il suo funzionamento. Ogni persona manterrà il controllo dei propri dati. La carta d’identità digitale e le informazioni personali a essa associate, infatti, saranno conservate nello smartphone, in maniera decentralizzata. I dati necessari per l’emissione dell’e-ID saranno registrati in server situati in Svizzera.
Per proteggere ulteriormente i dati e la privacy dell’utenza, la legge prevede che le autorità e le aziende non potranno consultare o registrare le informazioni non necessarie per verificare l’identità.
Il campo a favore della legge sosteneva con forza che la Svizzera necessitasse di un’e-ID per identificarsi su internet in modo rapido, sicuro ed efficace.
Dal momento che internet assume un’importanza sempre maggiore, un mezzo di identificazione elettronico era ormai imprescindibile. La maggioranza dei partiti di Governo e il Parlamento si erano espressi a favore dell’e-ID.
Dall’altra parte, il Comitato referendarioCollegamento esterno, che include il Partito Pirata e i Giovani dell’UDC, affermava che la tecnologia di identificazione elettronica della Confederazione compromettesse la sfera privata dell’utenza. Sosteneva anche che non proteggeva a sufficienza da abusi e tracciamento.
Per il campo del “no”, l’e-ID non sarà davvero facoltativa e discriminerà le persone che non possiedono uno smartphone o competenze digitali. Inoltre, aprirà la strada alla sorveglianza di massa, distruggendo la democrazia.
>> Per saperne di più sulla legge sull’identità elettronica:

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