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“Per il settore alberghiero le condizioni quadro in Svizzera restano ottime”

Andreas Züllig è seduto su una poltrona davanti a un fuoco di un caminetto
Andreas Züllig presiede HotellerieSuisse dal 2014. HotellerieSuisse

Andreas Züllig, presidente di HotellerieSuisse, è molto ottimista sull'avvenire del suo settore e vede di buon occhio l'acquisto di alberghi storici di lusso da parte di investitori stranieri. Ma evoca anche i rischi legati ai costi elevati, alla penuria di manodopera qualificata e al turismo eccessivo.

Dopo gli anni segnati dalla pandemia, l’industria alberghiera svizzera ha ripreso fiato. Colona portante del turismo, frutta circa 8,5 miliardi di franchi l’anno e dà lavoro a 75’000 persone. Con oltre 38 milioni di pernottamenti – appena al di sotto del record segnato nel 2019 – già il 2022 ha segnato una netta ripresa del settore. L’anno in corso finora è andato a gonfie vele e sembra destinato a registrare un nuovo record di pernottamenti.

SWIswissinfo.ch: Quando soggiorna in un albergo, cos’è che attira maggiormente il suo sguardo esperto?

Andreas Züllig: L’impressione e l’atmosfera generale. L’armonia dei materiali, dei colori e degli odori. E, soprattutto, l’attitudine delle collaboratrici e dei collaboratori, il loro piacere nell’accogliere la clientela.

In ambito turistico, il canton Grigioni è senza dubbio il campione nazionale. Da cosa dipende?

Nel nostro cantone il turismo è molto importante; il 50% delle nostre esportazioni è generato da questo settore. Ciò è dovuto in particolare alla sua posizione di collegamento tra il nord e il sud dell’Europa. Inoltre il nostro cantone ha beneficiato del lavoro di alcuni pionieri, in particolare nell’albergheria e nelle ferrovie di montagna.

Quali sono le principali sfide dell’industria alberghiera svizzera?

I nostri costi elevati e la penuria di manodopera qualificata. Fortunatamente, grazie a una riforma legislativa, i problemi legati alla piattaforma di prenotazione booking.com sono stati risolti. Per ricordarlo: le vecchie condizioni contrattuali di booking.com vietavano ad albergatori e albergatrici di proporre tariffe più vantaggiose.

Andreas Züllig, cresciuto nell’albergo dei suoi genitori, ha sviluppato la passione per l’albergheria fin dall’infanzia. Dopo aver terminato una formazione di cuoco, ha esercitato questa professione e ha seguito dei corsi alla Scuola alberghiera di Losanna. Oggi è proprietario e direttore, insieme a sua moglie, dell’albergo Schweizerhof a Lenzerheide (Grigioni). Andreas Züllig presiede HotellerieSuisse dal 2014. È anche attivo negli organi dirigenti di varie organizzazioni grigionesi e nazionali, quali economiesuisse e l’Unione svizzera di arti e mestieri.

In Svizzera, circa il 55% della clientela degli alberghi arriva dall’estero. Quali Paesi hanno ancora secondo lei un forte potenziale di crescita?

L’origine della clientela dipende molto dalle singole regioni turistiche. Il Titlis, per esempio, attira molte persone dall’India, mentre la Jungfrau è molto apprezzata da chi proviene dalla Cina. Osservo tuttavia che la clientela americana è sempre più interessata alla Svizzera. Lo ritengo un fatto molto positivo, considerando la prossimità culturale tra gli Stati Uniti e il nostro Paese. Per contro la situazione è più complessa con il turismo asiatico, arabo e indiano.

Quali sono i problemi potenziali legati alla presenza di turisti provenienti da culture molto diverse da quella svizzera?

Un numero eccessivo di grandi gruppi di turisti provenienti da Paesi con culture molto diverse genera inevitabilmente delle tensioni con la popolazione locale. Lucerna e Lauterbrunnen, per esempio, sono state vittime di questo fenomeno. Fortunatamente in Svizzera non attraccano navi da crociera, sinonimo del turismo eccessivo. È meglio privilegiare la qualità rispetto alla quantità. Alla fine, un fattore di stabilità è dato dal fatto che quasi la metà della nostra clientela è nazionale e quindi non dipende dal tasso di cambio.

Cosa pensa della formazione alberghiera in Svizzera?

In genere è eccellente. Abbiamo delle scuole di fama mondiale con la Scuola alberghiera di Losanna. Inoltre la formazione duale funziona molto bene, soprattutto nella Svizzera tedesca.

Quali sono i principali concorrenti del settore alberghiero svizzero?

Variano in base alle regioni e, in misura ancora maggiore, a seconda delle stagioni. In inverno la Svizzera orientale si trova in competizione diretta con l’Austria. In estate la concorrenza proviene soprattutto dall’Europa meridionale. Per quel che riguarda il turismo urbano, siamo in competizione con destinazioni come Parigi e Vienna.

Un numero significativo di alberghi svizzeri, in particolare stabilimenti di lusso, è stato acquistato da aziende straniere, in particolare del Qatar e della Cina. Come giudica questa evoluzione?

È motivo di grande soddisfazione constatare che gli investitori stranieri riconoscono il potenziale degli alberghi svizzeri. Inoltre, è positivo che questi investitori ristrutturino dei veri gioielli dell’epoca pionieristica del turismo svizzero, come l’Hôtel Schweizerhof di Berna e l’Hôtel Bürgenstock sopra il lago di Lucerna.

Durante le grandi manifestazioni come il Salone dell’automobile di Ginevra o la riunione annuale del Forum economico mondiale di Davos (WEF), il prezzo elevato degli alberghi è motivo di preoccupazione.

Prendiamo sul serio il problema, ma c’è una forte domanda ed è normale che i prezzi crescano. Il fenomeno è universale e si presenta ovunque nel mondo. Inoltre, se guardiamo al forum di Davos, il WEF controlla il prezzo di quasi la totalità degli alberghi. Le tariffe sono senza dubbio elevate, ma in proporzione ragionevole. Sono i pochi alberghi e gli appartamenti non controllati dal WEF a fatturare cifre talvolta esorbitanti. Purtroppo, la stampa si concentra su questi casi eccezionali.

Meno della metà dei 4’500 stabilimenti alberghieri svizzera ha adottato la vostra classificazione basata sul numero di stelle. Il sistema non è abbastanza affidabile?

Il nostro sistema è molto affidabile e inoltre abbiamo un buon livello di armonizzazione con gli alberghi in Europa. In realtà, la nostra classificazione riguarda l’80% dei pernottamenti. Tutti i grandi alberghi l’hanno adottata.

Per HotellerieSuisse quanto sono importanti i buoni rapporti con la politica?

Sono molto importanti, soprattutto quelli con il Consiglio federale e con il Parlamento.

Siete soddisfatti delle condizioni quadro in Svizzera?

Per il nostro settore le condizioni quadro restano ottime, in particolare se paragonate a quelle del resto dell’Europa: il nostro mercato del lavoro è liberale, i vincoli della regolamentazione sono limitati e la collaborazione con i partner sociali funziona bene. Inoltre gli oneri sociali e la fiscalità sono a livelli ragionevoli. È importante avere cura di queste buone condizioni quadro e la nostra associazione si impegna in questo senso.

Come vede il futuro dell’industria alberghiera in Svizzera?

Sono estremamente ottimista. In questi ultimi mesi abbiamo stabilito nuovi record. Inoltre, a forza di crisi, il nostro settore è diventato molto resiliente.

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Città come Venezia, Barcellona o Dubrovnik – ma anche destinazioni sulle Alpi svizzere – devono affrontare un enorme afflusso di turisti. Cosa fare?

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Testo a cura di Samuel Jaberg

Traduzione di Andrea Tognina

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