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La ripresa non è dietro l’angolo

Jean-Pierre Roth all'assemblea di venerdì 25 aprile a Berna Keystone

Per il presidente della Banca nazionale svizzera, Jean-Pierre Roth l'economia elvetica non si riprenderà tanto presto dalla crisi.

Ci attendono altri mesi duri e dolorose ristrutturazioni. Secondo Roth la forza del franco non è l’ostacolo maggiore.

Quadro poco incoraggiante quello dipinto dal presidente della Banca nazionale svizzera (BNS), che ha parlato venerdì all’assemblea generale dell’istituto di emissione.

Roth ha definito l’anno scorso deludente e infruttuoso e l’anno in corso difficile. Attualmente la situazione resta incerta, ma le condizioni quadro per le imprese elvetiche sono peggiorate. Anche la situazione sociale è tesa, con i bilanci pubblici con sempre meno mezzi a disposizione.

Per Roth non ci saranno grossi cambiamenti nei prossimi mesi, anzi la crescita annuale sarà inferiore alle previsioni fatte dalla BNS alla fine del 2002 e ci saranno ulteriori dolorose ristrutturazioni.

Uno squarcio tra le nuvole

Roth lascia anche un po’ di spazio alla speranza. Le numerose ristrutturazioni già effettuate negli ultimi anni mettono l’economia svizzera in una buona posizione per approfittare della prossima ripresa.

L’istituto prevede per il 2003 una crescita del prodotto interno lordo pari allo 0,5 per cento. I consumi e le esportazioni rimarranno stabili, ma gli investimenti – dopo diversi anni di anemia – dovrebbero tornare a salire.

Il rischio è che la ripresa si allontani ancora o che il franco vada di nuovo alle stelle. Il presidente della BNS relativizza tuttavia la forza del franco come ostacolo alla crescita, e si difende dalle accuse di non fare abbastanza per la politica monetaria.

Roth mette anzi in guardia sui suoi limiti: non è lecito aspettarsi da una banca nazionale che galvanizzi l’economia e aumenti le capacità produttive dell’economia al di là delle sue effettive capacità.

L’opinione dell’OCSE

Secondo l’Ocse (L’Organizzazione della cooperazione e dello sviluppo economico) la Svizzera invece fatica a superare la stagnazione in cui versa da oltre un anno proprio a causa della forza del franco, che si è apprezzato del 5 % rispetto alla media del 2001 nei confronti del dollaro.

La valuta forte penalizza le esportazioni della Svizzera, come pure il suo settore turistico, particolarmente importante per l’economia del paese.

Il vero decollo dovrebbe avvenire nel 2004, con un tasso di crescita previsto dell’1,9 per cento, il che permetterà di «frenare l’aumento della disoccupazione».

L’Organizzazione consiglia alla BNS di continuare a perseguire una politica monetaria espansiva.

Più concorrenza e innalzamento dell’età della pensione

Più della forza del franco, per il presidente della BNS, la presenza di cartelli, la scarsa concorrenza, gli ostacoli amministrativi e le regole eccessive incidono negativamente sul mercato nazionale svizzero.

I consumatori si trovano poi a pagarne le conseguenze sotto forma di prezzi troppo elevati. Le industrie elvetiche in competizione a livello globale sono molto più performanti, sottolinea Roth, mentre spesso arrancano le imprese rivolte essenzialmente al mercato interno.

Roth ha anche fatto appello ad un miglioramento del sistema della formazione scolastica, ad un aumento della mobilità dei lavoratori e degli impulsi all’innovazione.

Jean-Pierre Roth auspica peraltro l’innalzamento dell’età di pensionamento: sul lungo termine, dice, si tratta di una misura inevitabile per garantire l’esistenza delle assicurazioni sociali e il benessere del paese.


swissinfo e agenzie

Il presidente della BNS non ritiene che il problema sia la forza del franco.
Per l’OCSE questo, insieme alla crisi globale, è invece uno dei fattori principali della stagnazione in cui versa la Svizzera da più di un anno.
L’OCSE prevede per la Svizzera una crescita del Pil dello 0.6% per il 2003, e di 1.9% per il 2004.

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