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La libertà d’espressione vale anche per l’UDC

Non si smorza la polemica attorno ai manifesti dell'UDC Keystone

La campagna dell'UDC (destra nazional-conservatrice) per l'iniziativa sull'espulsione dei criminali stranieri è una manifestazione della libertà di espressione.

Lo ha scritto il governo elvetico nella sua risposta a una lettera del relatore speciale delle Nazioni Unite sul razzismo Doudou Diène.

Nella sua lettera il Consiglio federale ribadisce che in una società democratica la libertà d’espressione deve essere tutelata, soprattutto nel dibattito politico. Inoltre esprime la sua ferma intenzione di non voler tollerare nessuna forma di razzismo in Svizzera.

Tiene però a precisare che spetta alla giustizia valutare se dichiarazioni fatte in pubblico siano perseguibili ai sensi della norma penale contro il razzismo.

Nuova denuncia in vista

La Lega contro il razzismo e l’antisemitismo e il Partito del lavoro del canton Zurigo hanno annunciato mercoledì di volere presentare una nuova denuncia per violazione della norma antirazzista.

Dal canto suo, il Parlamento dei giovani di La Chaux-de-Fonds, nel canton Neuchâtel, prevede un’azione di protesta fino a sabato. Secondo loro è necessario criticare una strategia elettorale ritenuta un “insulto nei confronti degli stranieri residenti in Svizzera”.

La presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey, il Gran consiglio vodese, il cantone e la città di Ginevra, la Federazione svizzera delle comunità israelite e la Piattforma di riflessione e di azione contro il razzismo anti-neri in Svizzera (CRAN) hanno già denunciato il carattere razzista della campagna dell’UDC.

Christoph Blocher difende il manifesto

In una lettera indirizzata quest’estate al Consiglio federale, Doudou Diène e il relatore speciale per i diritti umani dei migranti Jorge Bustamante avevano espresso preoccupazione in merito alla campagna e ai manifesti dell’UDC in favore dell’iniziativa popolare per l’espulsione degli stranieri che commettono reati.

In un’intervista Diène aveva avvertito che potrebbe chiedere il ritiro del manifesto se fosse appurato il suo carattere razzista e se la risposta delle autorità elvetiche dovesse rivelarsi insoddisfacente.

Dopo la seduta del governo, il ministro dell’UDC Christoph Blocher ha ribadito il sostegno al suo partito. Il parapiglia causato dal manifesto si iscrive nella campagna elettorale, ha affermato, sottolineando che la nozione di “pecora nera” è la stessa in tutte le lingue.

swissinfo e agenzie

Nel novembre del 2002 Ruud Lubbers, all’epoca Alto commissario per i rifugiati, ha condannato l’iniziativa dell’UDC «contro gli abusi nel diritto d’asilo», respinta di misura dal popolo (50,1% dei voti).

Nell’ottobre dell’anno successivo l’agenzia dell’ONU per i profughi, basata a Ginevra, ha accusato l’UDC di fomentare pregiudizi contro gli stranieri in vista delle elezioni federali del 2003.

Nel suo rapporto finale sul razzismo, presentato lo scorso mese di marzo, Doudou Diène aveva criticato la Svizzera.

Nel testo, il relatore speciale dell’ONU sul razzismo sottolineava che le autorità elvetiche hanno riconosciuto l’esistenza dei problemi legati al razzismo e alla xenofobia, ma li ritengono “fenomeni secondari”.

Nella sua risposta, il governo svizzera ha ammesso il problema sollevato da Doudou Diène, ma si è distanziato dal rapporto dell’ONU, colpevole, a suo avviso, di generalizzazioni affrettate.

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