Oggi in Svizzera
Care svizzere e cari svizzeri all’estero,
Il nostro Parlamento nazionale non sembra attribuire grande importanza alla trasparenza: un’indagine mostra che soltanto il 27% dei membri delle Camere federali rende pubblici i propri redditi accessori.
Inoltre, oggi vi parlerò di consumi e di una sentenza storica del Tribunale federale in relazione al ringiovanimento digitale di contenuti pornografici.
Un cordiale saluto da Berna
Quanto guadagnano le nostre parlamentari e i nostri parlamentari dalle loro posizioni in aziende o associazioni? Il Rapporto sulla trasparenza 2025 di Lobbywatch rivela una cultura dell’apertura stagnante a Palazzo federale.
Attualmente, soltanto il 27% delle elette e degli eletti nel Parlamento svizzero rende pubblici tutti i redditi accessori. Ben il 44% non fornisce alcuna indicazione sui compensi provenienti da mandati in aziende o associazioni. Il restante 29% lo fa solo parzialmente. Poiché non esistono prescrizioni di legge che obblighino a dichiarare pubblicamente tali importi, la trasparenza rimane volontaria. Un modello che, secondo il rapporto di Lobbywatch, mostra i propri limiti.
Le differenze tra i partiti sono enormi. Mentre i Verdi (sinistra ecologista) guidano la classifica con un 68% di completa trasparenza, nessuno nel Partito liberale radicale dichiara tutti i redditi. Inoltre, le politiche e i politici del campo borghese detengono il 76% di tutti i mandati retribuiti dichiarati, alimentando ulteriormente il dibattito sull’influenza delle lobby in Parlamento.
Interessante notare che il 33% delle donne dà prova di piena trasparenza, contro il 25% degli uomini. Inoltre, i e le parlamentari di oltre 70 anni sono coloro che si dimostrano più aperti a comunicare i propri redditi accessori (66%). Alla luce di questi numeri, Lobbywatch chiede un obbligo legale di dichiarazione, affinché l’elettorato possa sapere da quali gruppi di interesse i suoi rappresentanti vengono remunerati.
Il Tribunale federale svizzero considera illegale il materiale pornografico con attrici e attori ringiovaniti digitalmente.
Un uomo è stato condannato per aver diffuso su Instagram un video che mostrava un’attrice pornografica maggiorenne ringiovanita grazie all’utilizzo di strumenti informatici. Il Tribunale federale ha respinto il suo ricorso e ha confermato che tali “pseudo minorenni” rientrano nel divieto di “pornografia infantile non reale” ai sensi dell’articolo 197 del Codice penale svizzero (CP).
Il Tribunale ha motivato la decisione menzionando le potenziali difficoltà probatorie: se tali video manipolati fossero autorizzati, autrici e autori di abusi reali potrebbero più facilmente sostenere che si tratti soltanto di filtri digitali. Perseguire i reati sarebbe molto più difficile, poiché distinguere tra realtà e manipolazione è spesso complicato.
Inoltre, il Tribunale ha messo in guardia da un effetto corruttivo e pericoloso: tali rappresentazioni potrebbero alimentare il mercato reale della pornografia infantile e contribuire alla banalizzazione del fenomeno. Questa sentenza storica stabilisce quindi un limite chiaro all’uso di tecnologie di IA nell’industria erotica.
Nonostante un’inflazione in calo e un cauto ottimismo, la Svizzera si dirige verso un anno di prudenza riguardo ai consumi, come mostrano diversi sondaggi.
Da un lato, il 27% della popolazione si aspetta un aumento del reddito, secondo un sondaggio di Comparis, ma dall’altro, un terzo delle economie domestiche prevede di ridurre attivamente le spese, come emerge da una recente indagine di Management Tools Research.
In particolare, le persone sotto i 45 anni stanno attivando la “modalità risparmio” mentre aspettano, speranzose, un aumento salariale. Questa propensione a tener ben chiuso il portafogli deriva soprattutto dai costi fissi elevati, come i premi dell’assicurazione malattia, che per il 75% di chi vuole risparmiare rappresentano la preoccupazione principale.
A livello regionale si osserva un divario profondo: mentre la Svizzera tedesca rimane in gran parte tranquilla, oltre il 60% delle persone nelle regioni francofone e italofone considera la propria situazione precaria. In Ticino, quasi una persona su tre non riesce a mettere nulla da parte a fine mese.
Nella vita quotidiana, ciò si traduce in una rinuncia alle spese per mobili, abbigliamento ed elettronica. Nel settore alimentare si rimane fedeli ai due grandi dettaglianti svizzeri, ma si passa sistematicamente alle marche più economiche.
L’attentato terroristico di Sydney ha spinto verso un rafforzamento delle misure di sicurezza del Forum economico mondiale (WEF) di Davos. Secondo il comandante della polizia dei Grigioni, Walter Schlegel, l’attacco dimostra che eventi di questo tipo possono verificarsi in qualsiasi momento e ovunque.
L’attuale situazione di minaccia richiede una preparazione più intensa contro autori singoli o piccoli gruppi che agirebbero con mezzi semplici. Il dispositivo di sicurezza del WEF, orientato alla difesa dal terrorismo da 25 anni a questa parte, viene continuamente adeguato in collaborazione con il Servizio delle attività informative della Confederazione.
Dal punto di vista tecnico, la polizia si affida a modernissimi sistemi di difesa anti-drone e a misure preventive contro gli attacchi informatici. Nonostante ciò, Schlegel sottolinea che una sicurezza al 100% non potrà mai essere garantita.
Un rilevante fattore di incertezza è la probabile partecipazione del presidente statunitense Donald Trump, che potrebbe far aumentare ulteriormente i costi della sicurezza. Inoltre, le manifestazioni politiche comportano rischi, poiché il numero di partecipanti e le loro intenzioni sono spesso difficili da prevedere. Il WEF 2026 si svolgerà dal 19 al 23 gennaio 2026 a Davos.
Tradotto con il supporto dell’IA/Zz
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