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L’altra faccia della medaglia

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La storia degli svizzeri all'estero parla quasi sempre di chi ha fatto fortuna o è diventato famoso nel paese di adozione. Ma molti di più sono coloro che vivono nell'ombra e faticano a tirare avanti.

In Italia i componenti di questa seconda categoria sono particolarmente numerosi.

Tra i grandi paesi, l’Italia è quello con la più alta percentuale di svizzeri dell’estero iscritti al voto nella Confederazione. Ciò dimostra l’attaccamento di questa comunità alla patria.

Gli svizzeri d’Italia detengono purtroppo anche un altro primato: pur costituendo solo la quarta colonia, sono al secondo posto per il numero di fruitori dell’assistenza sociale per i cittadini elvetici all’estero. Attualmente la Confederazione interviene in 22 casi, molti di più che in ogni altro grande paese. Questo malgrado che i tre quarti degli espatriati in Italia siano esclusi in partenza. Infatti, l’assistenza sociale non viene di norma concessa ai cittadini con la doppia nazionalità.

Storie di povertà

Perché questo record? Ritengo che i fattori principali siano tre. Il primo è un motivo storico. Benché diminuisca di importanza, è ancora presente. Fino alla seconda guerra mondiale, l’Italia era il paese di emigrazione preferito di ticinesi e grigionesi che dovevano lasciare la loro terra per sopravvivere. Alcuni hanno fatto fortuna, ma molti altri hanno condotto una vita di stenti. Adesso sono ormai vecchi. Spesso anche i loro figli conducono una vita semplice.

Il secondo fattore è il matrimonio. Tra gli anni sessanta e la fine degli anni ottanta del secolo scorso, molte svizzere hanno sposato un immigrato italiano. Molte di queste famiglie, in età lavorativa o in pensione, si sono poi trasferiti nella terra di origine del marito. Soprattutto gli emigrati del Meridione avevano origini molto umili, svolgevano in Svizzera lavori di manovalanza e ritornavano in Italia con risparmi modesti. Numerose di queste famiglie vivono oggi in condizioni critiche. Condizioni che si aggravano ulteriormente quando i figli iniziano gli studi o con la morte di uno dei due coniugi.

Previdenza sociale carente

Il terzo elemento è la previdenza sociale inesistente o gravemente insufficiente per chi non svolge un lavoro dipendente. Numerosi sono anche gli agricoltori e artigiani, sia ticinesi di emigrazione più remota, sia idealisti emigrati negli anni settanta per intraprendere una vita fuori dalla corsa al consumo. Fino a quando sono giovani e forti, riescono generalmente a guadagnare da vivere, anche se molto semplicemente. Quando l’età avanza e la salute si degrada, i problemi economici si acuiscono e in certi casi diventano molto gravi. Le loro pensioni sono irrisorie e spesso non coprono nemmeno il minimo vitale.

In tutto, il numero degli svizzeri in Italia che vive vicino o sotto la soglia della povertà sono stimati in 5’000, ossia uno su dieci. Un numero impressionante! È vero che la situazione è simile tra gli italiani, ma fino a pochi anni fa esisteva la possibilità di aderire all’AVS facoltativa e garantirsi una vecchiaia senza grandi stenti.

L’AVS facoltativa manca

Proprio queste persone sono state gravemente penalizzate dall’abolizione dell’AVS facoltativa. Sui 6’000 svizzeri in Italia che aderivano, una parte pagava il contributo con difficoltà, spesso con l’aiuto di familiari oppure di una società di beneficenza svizzera locale. Con un introito sicuro e regolare di 1000 franchi al mese, per loro arrivare all’età della pensione significava il termine dei problemi economici per sempre!

Dietro ai numeri ci sono persone

Chi sono queste persone? Evito i nomi per discrezione. C’è per esempio la signora anziana che vive, con la figlia adulta inferma, in una casupola di un locale senza luce ed acqua corrente, riscaldata con un vecchio camino, in un paese a pochissimi chilometri dalla frontiera ticinese. Riceve una rendita AVS parziale ed esegue lavori occasionali nell’osteria del paese. Non rientra in Svizzera perché i costi di vita la costringerebbe a chiedere l’assistenza sociale: non vuole essere a carico di un ente pubblico. Nella sua estrema semplicità è fortunata: gode ancora di una rendita AVS.

Meno felici saranno le persone che non possono più contribuire e che godranno solo di una ridottissima rendita AVS e di una “pensione” italiana che non permette la sopravvivenza.

C’è ad esempio la moglie di un ex operaio pugliese che era emigrato in Svizzera, la quale non frequenta il Circolo Svizzero: non può permettersi il contributo annuo di 10 euro e le piccole spese per raggiungere il luogo dei raduni.

Un agricoltore nell’Italia centrale produce quasi tutto quello che gli serve sulla propria piccola proprietà. Gli unici contanti su cui può contare provengono dalla vendita di alcune centinaia di bottiglie di vino e di olio.

Una cittadina svizzera in Sicilia, per convinzione religiosa, presta assistenza ad anziani ed ammalati, quasi sempre senza essere retribuita. Vive dei pochi soldi che le versano coloro che la possono pagare e del cibo che riceve in donazione da altri.

Tutti, come migliaia di connazionali, conducono una vita onesta, sono ben considerati nella loro zona e rappresentano una Svizzera rispettabile.

Ogni anno, il 1° agosto si dice che siamo gli ambasciatori della Svizzera. Non sempre, però, chi pronuncia i discorsi se ne ricorda per il resto dell’anno. Più onesto è stato l’ambasciatore svizzero a Roma, il quale in maggio ci ha ricordato che siamo stati noi ad aver scelto di venire in Italia. Perciò ci ha invitati ad accettare il paese così com’è e a non disturbare le nostre rappresentanze con i nostri piccoli problemi.

A fine 2007 erano registrati 47’953 connazionali in Italia;

37’401 (78%) avevano la doppia cittadinanza;

24’521 (65%) erano donne maggiorenni;

10’360 (22%) erano minorenni di entrambi i sessi;

12’715 (34%) erano iscritti al registro di voto;

L’Italia è al quarto posto nella classifica dei paesi di residenza degli espatriati elvetici, dietro a Francia (176’723 svizzeri registrati), Germania (75’008) e Stati Uniti (73’978).

Robert Engeler è nato nel 1934. Di professione è consulente di riorganizzazioni aziendali.

Presiede il Collegamento Svizzero in Italia (associazione mantello delle 60 organizzazioni volontarie svizzere).

È fortemente impegnato nella colonia milanese e nell’Organizzazione degli Svizzeri all’Estero.

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