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La Svizzera guarda verso le Olimpiadi invernali del 2026

Nel canton Vallese si nutrono nuove speranze per una candidatura di Sion, sconfitta da Torino per le Olimpiadi invernali del 2006. RDB

Dopo il successo ottenuto dalla città di Losanna, alla quale sono stati assegnati a fine luglio i Giochi olimpici giovanili del 2020, in Svizzera si riaccendono le speranze di poter organizzare nuovamente le Olimpiadi invernali. Un nuova candidatura potrebbe essere lanciata per l’edizione del 2026. 

Riunito a Kuala Lumpur, in Malesia, il Comitato olimpico internazionale (CIO) ha attribuito lo scorso 31 luglio a Losanna l’organizzazione dei Giochi olimpici invernali giovanili del 2020. La città sul Lemano, che ospita già dal 1915 la sede dello stesso CIO, è riuscita a spuntarla sulla concorrente Brasov, candidata della Romania. 

Giochi olimpici giovanili 

Le Olimpiadi giovanili si svolgono ogni quattro anni in inverno e in estate e vi partecipano giovani di età compresa tra 15 e 18 anni. 

I Giochi invernali sono stati organizzati finora a Innsbruck (2012). Le prossime edizioni si svolgeranno a Lillehammer (2016) e Losanna  (2020). 

I Giochi estivi si sono svolti invece finora a Singapore (2010) e Nanjing (2014). La prossima edizione avrà luogo a Buenos Aires (2018). 

I Giochi della gioventù sono stati concepiti nel 1998, in risposta tra l’altro alle crescenti preoccupazioni legate all’obesità e alla carenza di attività sportive da parte dei giovani. 

Una decisione accolta con grande soddisfazione a Losanna: anche se costituiscono un evento minore rispetto alle vere e proprie Olimpiadi, i Giochi olimpici giovanili rappresentano comunque una manifestazione sportiva internazionale di grande interesse per la Svizzera. All’edizione del 2020, la terza dedicata esclusivamente alla gioventù, sono attesi a Losanna circa 1’200 ragazzi di età compresa tra 15 e 18 anni, provenienti da tutto il mondo. Il budget previsto è di 37 milioni di franchi. 

Questi Giochi sono visti anche un po’ come una piccola consolazione dopo le ripetute delusioni subite con i vari tentativi lanciati negli ultimi decenni per strappare le grandi Olimpiadi invernali. L’ultima candidatura, quella di Sion per i Giochi olimpici del 2006, era stata bocciata dal CIO, che aveva preferito la città di Torino. 

Primo passo 

Alcuni sperano ora che i Giochi olimpici giovanili possano trasformarsi in una sorta di trampolino in vista di una nuova candidatura elvetica. La Svizzera aveva ospitato l’ultima volta le Olimpiadi invernali nel 1948 a San Moritz. 

Per Jörg Schild, presidente del Comitato olimpico svizzero, l’evento sportivo assegnato a Losanna offre una nuova dose di ottimismo per una futura candidatura all’organizzazione delle Olimpiadi invernali. “Considero i Giochi olimpici giovanili del 2020 come un primo passo”, ha dichiarato Schild ai media dopo la decisione del CIO a Kuala Lumpur. 

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Il Comitato olimpico svizzero ha d’altronde già iniziato a valutare nuove possibilità. A tale scopo, Schild ha recentemente istituito un gruppo di lavoro, che comprende politici e funzionari del CIO, dell’Ufficio federale dello sport, del canton Vallese e del settore turistico. Tre incontri sono previsti entro la fine del mese di novembre. 

In questa direzione si sta muovendo anche l’imprenditore vallesano Christian Constantin, presidente del FC Sion, che già nel dicembre 2014 aveva creato una società incaricata di esaminare la questione e di presentare questo autunno un rapporto al Comitato olimpico svizzero. 

Secondo gli osservatori, la Svizzera dispone di buone possibilità per l’edizione del 2026, che potrebbe essere assegnata nuovamente ad un paese europeo. Nei prossimi anni, le Olimpiadi estive e invernali faranno tappa al di fuori dell’Europa: Rio de Janeiro (2016), Pyeongchang (2018), Tokyo (2020) e Pechino (2022). 

In tal caso, la Svizzera potrebbe far fronte questa volta ad una minore concorrenza. Francia (Parigi), l’Italia (Roma) e Germania (Amburgo) hanno annunciato ufficialmente di voler candidarsi ai Giochi olimpici estivi del 2024 ed è quindi improbabile che si presentino in lizza anche per i Giochi invernali del 2026. 

Il tempo scarseggia tuttavia. Già entro il 2017 dovrebbe essere finalizzata una candidatura, che andrà poi sottoposta nel 2019 al verdetto del CIO. 

Strategie più flessibili 

Per i Giochi olimpici giovanili, Losanna prevede di organizzare alcune gare di sci nella vicina Francia, seguendo quindi il nuovo modello del CIO. Nella sua Agenda 2020, il Comitato incoraggia le città ospitanti ad adottare strategie più flessibili e meno costose, utilizzando nella misura del possibile strutture sportive già esistenti. 

Olimpiadi in Svizzera 

St Moritz ha ospitato i Giochi olimpici invernali due volte: nel 1928 e nel 1948. 

Negli ultimi decenni sono invece fallite diverse candidature lanciate in Svizzera. La sconfitta più cocente è stata quella di Sion, capoluogo del Canton Vallese, che ha perso la battaglia per i Giochi invernali del 2006, attribuiti a Torino. 

Altri progetti lanciati nei cantoni di Berna, Grigioni, Zurigo, Vaud o Ginevra sono falliti a causa dell’opposizione locale o del rifiuto del Comitato olimpico svizzero. 

I fautori di una nuova candidatura elvetica per le Olimpiadi invernali non si pronunciano ancora sull’eventualità di coinvolgere la Francia o di organizzare l’evento in diversi cantoni svizzeri. 

Gregory Saudan, responsabile del progetto lanciato da Constantin, indica che per ora si sta pensando ad una candidatura del canton Vallese, che potrebbe essere completata facendo ricorso alle infrastrutture esistenti in altre regioni della Svizzera, in particolare dei cantoni Vaud, Berna e Grigioni. 

“Non intendiamo costruire una pista per slittino o un trampolino per il salto con gli sci nel canton Vallese, quando già si trovano nelle vicinanze. E non vogliamo costruire più piste di ghiaccio di quante ne abbiamo bisogno. Potremmo utilizzare quella di Losanna, che dista un’ora da Sion e può accogliere 10’000 spettatori”, sottolinea Saudan. 

Per Jean-Loup Chappelet, professore presso l’Istituto di alti studi di amministrazione pubblica di Losanna ed ex direttore esecutivo del comitato per la candidatura di Sion 2006, “non si tratta solo di avere un progetto e delle strutture. Si tratta innanzitutto di ottenere il sostegno della popolazione, ciò che costituisce la parte più difficile”. 

Strada in salita

In tale ambito, per i promotori di una nuova candidatura la strada appare piuttosto in salita, dopo che nel 2013 gli elettori del canton Grigioni avevano bocciato la candidatura congiunta di San Moritz – Davos per i Giochi invernali del 2022, a causa principalmente di argomenti finanziari. 

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Un problema che non concerne solo la Svizzera. Le preoccupazioni finanziarie e le critiche al crescente gigantismo delle Olimpiadi si fanno sentire sempre più anche in altri paesi europei. Per l’edizione del 2022 sono state così ritirate anche le candidature di Monaco di Baviera, Stoccolma, Cracovia, Leopoli e Oslo. Per finire, sono rimaste in lizza solo due città: Pechino e Almaty (Kazakistan). Lo scorso 31 luglio, il CIO ha scelto la capitale cinese. 

Il professor Martin Müller, specialista di mega-eventi presso l’Istituto di geografia dell’Università di Zurigo, si dichiara poco ottimista in merito ad una nuova candidatura svizzera. “Dopo il no del canton Grigioni per il 2022, non credo che una candidatura per il 2026 possa avere successo in Svizzera. A meno che l’Agenda 2020 del CIO possa abbassare le esigenze per le città ospitanti e apra maggiormente la strada a candidature congiunte. In tal caso, una candidatura del Vallese sarebbe la più probabile, ma anche lì bisognerà affrontare un voto popolare”. 

“Nel 2006, l’80% delle persone erano a favorevoli alla candidatura di Sion, ma credo che oggi il supporto per una candidatura olimpica in Svizzera sia inferiore al 50%”, aggiunge Müller. “Attualmente non vi è un clima favorevole a questi mega-eventi, anche se si può ricreare un certo entusiasmo. È una questione di comunicazione, informazione e trasparenza. Ma ci vorrà una generazione per riportare i Giochi invernali in Svizzera”.

Traduzione di Armando Mombelli

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