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La riforma delle pensioni divide anche le giovani politiche svizzere

Mentre l’elettorato svizzero si prepara a votare una nuova riforma del sistema di assicurazione per la vecchiaia e i superstiti, la generazione più giovane crede ancora nella pensione. Quattro giovani militanti, due di sinistra e due di destra, ci danno la loro opinione sul futuro della previdenza per la vecchiaia. 

Hanno un’età compresa tra i 23 e i 27 anni. Sono impegnate nella campagna a favore o contro la riforma dell’assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS), che sarà sottoposta a votazione il 25 settembre. 

>> Per sapere cosa è in gioco nel voto sull’AVS 21, leggete il nostro articolo esplicativo: 

Altri sviluppi

A sinistra, tra le giovani socialiste, una cosa è certa: non se ne parla di far lavorare le donne più a lungo per finanziare le pensioni, come prevede la riforma dell’AVS 21. “Prima di derubarci di sette miliardi di franchi facendoci lavorare un anno in più, che ci paghino i 7,7 miliardi di franchi di disuguaglianze salariali o i 248 miliardi di franchi di lavoro di cura non retribuito [cura delle persone care e lavori domestici] svolto dalle donne”, afferma Mathilde Mottet, 27 anni, vice segretaria centrale della Gioventù socialista svizzera (GISO). 

La sua collega di partito Mélanie Rufi, 23 anni, è d’accordo: finché le donne non avranno raggiunto la parità in tutti i settori, non possiamo pensare di aumentare l’età pensionabile. “Nella nostra visione del mondo, l’età pensionabile dovrebbe addirittura essere abbassata per tutti. Questo renderebbe le persone meno stanche alla fine della loro carriera, perché lavorerebbero meno”, dice la studentessa di salute globale. 

“Una riforma che non fa altro che aumentare le disuguaglianze”. 

“L’età pensionabile dovrebbe essere fissata a 60 anni o anche al di sotto”, afferma Mathilde Mottet, che aggiunge che solo le persone con redditi elevati hanno attualmente i mezzi per andare in pensione anticipata, grazie a un secondo o addirittura terzo pilastro ben dotato. “Chi ha un reddito basso non può permetterselo. Eppure, tutti meritano di fermarsi prima o poi e di godersi una pensione dignitosa”, commenta Mottet. 

Mélanie Rufi (a sinistra), studentessa di salute globale, e Mathilde Mottet, vice-segretaria centrale della Gioventù socialista svizzera. swissinfo.ch

Le due giovani socialiste ritengono che l’AVS 21 non risolva nulla. Secondo loro, la riforma non fa che aumentare la disuguaglianza tra chi è ricco e chi è povero. Per le giovani donne, la soluzione sta nell’istituzione di un sistema pensionistico più equo e solidale. “Il secondo pilastro [pensione professionale] dovrebbe essere abolito a favore di un fondo pensione popolare”, afferma Mottet. 

Le militanti di sinistra sono convinte che il denaro per finanziare questo sistema esista. “Una delle soluzioni sarebbe quella di utilizzare i miliardi di utili della Banca nazionale svizzera, come proposto da un’iniziativa del Partito socialista”, afferma Mélanie Rufi. Mathilde Mottet crede che la questione del finanziamento dell’AVS sia uno spauracchio sventolato dalla destra fin dalla nascita dell’AVS nel 1948. “La posta in gioco non è solo il modo in cui viene finanziato il primo pilastro, ma soprattutto la distribuzione della ricchezza”, ha detto. 

“Siamo pronti a lavorare fino a 70 anni se necessario” 

I Giovani liberali radicali (GLR/ destra) hanno una visione diversa. “Non abbiamo scelta. Dovremo lavorare più a lungo”, afferma Gabrielle de Simone, membro della segreteria generale dei Giovani del Partito liberale radicale (PLR). “Sono pronta a lavorare fino a 70 anni, se necessario”, aggiunge Anna Ludwig, 26 anni, presidentessa dei Giovani PLR di Neuchâtel. 

Le giovani militanti di destra ritengono che l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne sia un passo essenziale nella giusta direzione. Tuttavia, per garantire il finanziamento dell’AVS bisogna fare di più. Come richiesto nell’iniziativa pensionistica del loro partito, le giovani sostengono la necessità di collegare l’età pensionabile all’aspettativa di vita. “Credo che questa sia la soluzione migliore per depoliticizzare il tema. Avremmo così un meccanismo molto equo e stabile”, afferma Anna Ludwig.

Anna Ludwig, Presidente dei Giovani liberali radicali svizzeri di Neuchâtel, e Gabrielle de Simone, membro della Segreteria generale dei Giovani liberali radicali di Neuchâtel. swissinfo.ch

“Storicamente, quando è stato creato il primo pilastro, l’età pensionabile era fissata a 65 anni per tutti. I politici dell’epoca l’hanno poi abbassata per le donne usando argomenti maschilisti”, ricorda ancora la presidentessa dei Giovani PLR neicastellani. Secondo Ludwig, la riforma pone fine a una disuguaglianza. “Non si può combattere un sistema patriarcale e accettare che le donne vadano in pensione un anno prima degli uomini. L’uguaglianza non è à la carte”, ha aggiunto Gabrielle de Simone. 

Le due giovani seguaci del PLR si impegnano a favore del sistema pensionistico svizzero. “In Svizzera, il nostro sistema a tre pilastri è equilibrato. È il momento di riformarlo per evitare che crolli”, ha dichiarato Anna Ludwig. Agli occhi delle giovani militanti, c’è una vera e propria urgenza se non si vogliono svuotare completamente i fondi dell’AVS. “I baby boomer inizieranno ad andare in pensione ora, mentre l’aspettativa di vita si allunga. Il problema non potrà che peggiorare”, avverte Gabrielle de Simone. 

Anche Anna Ludwig e Gabrielle de Simone attribuiscono importanza alla responsabilità individuale. “Dobbiamo rendere le persone consapevoli del fatto che devono iniziare a pensare alla pensione fin da giovani, cioè alla nostra età”, afferma Anna Ludwig, che ha già iniziato a pensare alla propria pensione costruendo un terzo pilastro. “I giovani devono rendersi conto che la previdenza è il loro mestiere”, afferma l’esperta. 

Traduzione dal francese: Sara Ibrahim 

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