Minoranza Rom: per loro Balcani ancora “off-limits”
Inequivocabili due rapporti presentati a Berna dall'"Associazione per i popoli minacciati": in Kosovo e in Bosnia-Erzegovina i Rom, ma anche altre minoranze quali gli Ashkali, non hanno diritti che li proteggano. Per i profughi rientro senza prospettive.
L’ex Jugoslavia, un territorio quasi off-limits per la minoranza Rom. Non solo nel Kosovo, dove la partenza delle forze serbe ha lasciato spazio ad accuse di collaborazionismo con Belgrado. Ma anche nella martoriata Bosnia-Erzegovina, dove il ritorno alla normalità non è ancora all’ordine del giorno. Soprattutto per i Rom.
Troppo poco tutelati e soprattutto troppo deboli per organizzarsi e per difendere la loro difficile posizione, che li accomuna ad altre minoranze quali gli Aschkali.
Non è dunque un caso che l’«Associazione per i popoli minacciati» abbia presentato martedì a Berna due rapporti che illustrano nei dettagli gli ostacoli che si pongono sulla strada dei Rom in Bosnia-Erzegovina e in Kosovo. Rapporti destinati a sensibilizzare opinione pubblica ed autorità federali su questa problematica. Un vero e proprio sostegno all’attività di lobbing dell’organizzazione.
Soprattutto per la Bosnia, che contrariamente al Kosovo è ormai sparita dai riflettori mass-mediatici mondiali, dopo oltre quattro anni di fragile pace. Ma dove il problema legato al rientro dei profughi è ancor lungi dall’essere risolto. Qui non esistono statistiche sulla presenza dei Rom prima e dopo il conflitto. Ma è certo che chi vi è rimasto o chi vi fa ritorno non può contare su diritti per le minoranze, né tanto meno su strutture che possano accoglierli. Qualche centro d’accoglienza collettivo o qualche ghetto nei centri abitati, al limite.
Quanto basta per spingere l’«Associazione per i popoli minacciati» a chiedere che la Confederazione organizzi degli insediamenti dove sia possibile ospitarli.
Oltre ai pregiudizi, i Rom devono infatti far fronte anche ad affitti troppo elevati (soprattutto a causa dell’alto tasso di disoccupazione). E pagare acqua ed elettricità, in queste condizioni, non è per niente scontato.
Ecco perché diffondere anche la voce dei Rom, in questo contesto, non può che essere d’aiuto per proseguire il cammino verso la normalizzazione della convivenza fra differenti etnie nei burrascosi Balcani.
Pierre Ograbek
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