Sì di stretta misura alla riforma fiscale
Al termine di uno spoglio al cardiopalma, dalle urne è uscita una stretta maggioranza di sì alla riforma fiscale. La legge è stata approvata con il 50,5% di voti a favore.
Come previsto l’iniziativa contro il rumore dei jet militari nelle regioni turistiche è invece stata chiaramente bocciata. Tutti i cantoni e il 68% dei votanti hanno detto no. La partecipazione è stata del 39%.
La riforma II dell’imposizione delle imprese ha tenuto tutti con il fiato sospeso fino all’ultimo: per conoscere le sorti del progetto si sono dovuti attendere i risultati dei cantoni di Zurigo e Berna. Alla fine il progetto l’ha spuntata con il 50,53% di sì contro il 49,47% di no.
La legge ha ottenuto il sostegno di 14 cantoni e quattro semi cantoni. Contro hanno votato Basilea Città e Campagna, Berna, Soletta, Neuchâtel, Giura, Friburgo e Vaud.
Gli argomenti dei sostenitori secondo cui in questo modo verrebbero favoriti gli investimenti, alleggerita la burocrazia per le piccole e medie imprese (PMI) e ridotta la doppia imposizione dei profitti aziendali – sugli utili e sui dividendi – hanno dunque convinto una risicata maggioranza di votanti.
La controversia proseguirà sui banchi dei tribunali
Se gli avversari della riforma hanno perso la battaglia in votazione popolare, non hanno tuttavia ancora definitivamente perso la guerra. Infatti, il Partito socialista svizzero (PS) non aveva soltanto lanciato un referendum contro la riforma, ma ha pure inoltrato ricorso contro decisioni analoghe nei cantoni di Zurigo e Basilea Campagna.
Secondo i socialisti il progetto viola la Costituzione federale. A suo avviso, l’attenuazione della doppia imposizione di azionisti, che possiedono oltre il 10%, di un’azienda è contrario al principio dell’imposizione basata sulla capacità economica e a quello dell’uguaglianza giuridica nei confronti di persone il cui reddito è tassato al 100%.
Il PS ha seguito questa strategia giuridica poiché il ricorso al Tribunale federale è possibile solo nel caso di leggi cantonali. Una decisione della corte suprema sulle riforme fiscali cantonali avrebbe però senza dubbio degli effetti anche sulla legge federale. Il tribunale dovrebbe pronunciarsi nei prossimi mesi.
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Referendum
Una sconfitta scontata
Netta e preventivata è invece risultata la bocciatura dell’iniziativa «contro il rumore dei velivoli da combattimento nelle regioni turistiche», che non ha trovato grazia in alcun cantone e il cui destino è apparso subito segnato.
Le speranze del promotore dell’iniziativa Franz Weber di ottenere almeno il 40% dei voti a favore sono state completamente deluse, visto che il testo ha raccolto solo il 31,9% di sì. Soltanto in tre cantoni e un semicantone il testo ha superato la soglia del 40% di sì: Ginevra (47,8%), Vallese (43,6%), Giura (43%) e Basilea Città (42,7%).
L’ecologista non intende comunque arrendersi. Ha immediatamente annunciato che continuerà la sua opera a livello regionale in Vallese e nell’Oberland bernese. Weber ha detto di essere fermamente intenzionato a costringere l’esercito a mantenere le promesse fatte durante la campagna per il voto.
L’iniziativa chiedeva di vietare esercitazioni militari con velivoli da combattimento nelle regioni turistiche in tempo di pace. Per i suoi fautori, si trattava di proteggere le risorse turistiche del paese. La definizione di «regione turistica» è stata una delle questioni più discusse della campagna di voto.
Le aree di esercitazione dei piloti militari si trovano tutte nelle Alpi. Gli aerei militari volano sopra regioni turistiche rinomate come l’Oberland bernese, il Vallese, i Grigioni e il Canton Giura.
Nessuno metteva in dubbio il fatto che il rumore degli aerei nelle vicinanze degli aeroporti di Meiringen, Sion e Payerne sia una fonte di grande inquinamento acustico. L’esercito e gli avversari dell’iniziativa temevano però che un sì avrebbe messo in ginocchio l’aviazione militare elvetica e creato quindi problemi alla sicurezza del paese.
swissinfo e agenzie
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Iniziativa popolare
Governo e maggioranza del parlamento erano favorevoli alla riforma, che era sostenuta da UDC, PLR e PPD.
I Verdi e il PS erano invece contrari.
Poiché si trattava di un referendum contro la proposta di revisione di una legge federale, il risultato era deciso dalla sola maggioranza popolare.
Verdi e Partito socialista (PS) raccomandavano di votare sì all’iniziativa popolare «contro il rumore dei velivoli militari nelle regioni turistiche».
Erano contrari all’iniziativa il governo e la maggioranza del parlamento. Fra i partiti che avversavano la proposta c’erano l’Unione democratica di centro (UDC), il Partito liberale radicale (PLR) e il Partito popolare democratico (PPD).
Poiché si trattava di un’iniziativa popolare, per essere approvata avrebbe dovuto ottenere la maggioranza del popolo e dei cantoni.
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