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Blocher, l’europeista a sorpresa

Blocher è un politico determinato e nel contempo un industriale pragmatico Keystone

Le ultime battute della campagna per il voto del 25 settembre hanno visto anche il ministro della giustizia scendere in campo in favore del sì.

Già leader incontrastato degli antieuropeisti elvetici, sulla libera circolazione delle persone Christoph Blocher dimostra il pragmatismo di un ex-capitano d’industria.

Fra le innegabili virtù del leader dell’Unione democratica di centro (UDC) Christoph Blocher, oggi capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia, vi è indubbiamente quella di riuscire a far parlare di sé in ogni occasione, anche quando si limita a difendere le posizioni ufficiali del governo.

Dopo le votazioni sulla naturalizzazione agevolata degli stranieri e sull’adesione della Svizzera agli accordi di Schengen, in cui il ministro della giustizia aveva fatto più o meno velatamente capire di dissentire dalle scelte del Consiglio federale, molti si aspettavano che Blocher assumesse una posizione ambigua anche rispetto al voto sull’estensione della libera circolazione delle persone ai nuovi paesi dell’UE.

Tanto più che il suo partito – che da anni pesca a piene mani nell’ampio bacino elettorale antieuropeista e nazional-conservatore – si è schierato per il no, pur scontando una forte divisione interna, soprattutto nel gruppo parlamentare, dove 22 deputati si sono espressi a favore della libera circolazione (contro 36 contrari e 5 astenuti).

«Bisogna provarci»

Ma Christoph Blocher, che fin dall’inizio del dibattito sull’estensione della libera circolazione aveva detto che bisognava «provarci», nelle ultime settimane di campagna prima del voto del 25 settembre si è impegnato più del previsto, difendendo in un discorso televisivo e sulle colonne del quotidiano popolare «Blick» le ragioni del sì.

Lo stesso presidente dell’UDC Ueli Maurer ha ammesso, in un’intervista pubblicata dal quotidiano Aargauer Zeitung, che gli interventi del ministro della giustizia in favore della libera circolazione delle persone lo «disturbano».

Una sorpresa? Il politologo Oscar Mazzoleni, responsabile dell’Osservatorio della vita politica di Bellinzona, ritiene che non si possa parlare di una svolta nella linea politica del leader UDC e ricorda che Blocher già nel 2000 aveva scelto una via pragmatica, evitando che il suo partito si schierasse apertamente contro gli accordi bilaterali con l’Unione europea.

Il pragmatismo dell’imprenditore

«Blocher non è solo un politico UDC, ma ha anche un passato da imprenditore. Nella sua posizione emerge il pragmatismo di chi ha operato sui mercati internazionali», analizza Mazzoleni. «Del resto Blocher non è mai stato contrario alla globalizzazione e sulle questioni centrali è in sintonia con le posizioni degli ambienti economici elvetici».

Semmai il nuovo ruolo di Blocher quale membro del Consiglio federale si ripercuote secondo il politologo sulla capacità dell’UDC di tenere insieme le varie correnti che l’animano e in particolare di rispondere al divario tra l’ala neoliberista e l’ala nazional-conservatrice, tra gli interessi dell’industria d’esportazione e quelli della base contadina.

L’UDC minacciata dai conflitti interni?

«Come leader carismatico, Blocher riusciva a smussare i potenziali conflitti tra le diverse anime del partito», osserva Mazzoleni. Ora dall’interno del governo Blocher non può più svolgere appieno questa funzione. E rispetto alla libera circolazione, l’UDC si trova a far fronte ad una forte minoranza interna favorevole al sì, incarnata in particolare dal consigliere nazionale e imprenditore Peter Spuhler.

Questo significa che l’UDC è destinata a soccombere ai contrasti interni? Il politologo invita alla cautela. «Non bisogna sopravvalutare le divisioni attuali. Il partito è abituato alla dialettica interna», avverte.

Se è vero che la questione europea è stata finora un elemento centrale della coesione e dei successi dell’UDC, Oscar Mazzoleni ritiene che vi siano sufficienti temi sui quali in futuro il partito potrà nuovamente lottare unito. «Basti pensare alla politica d’asilo e degli stranieri o alla criminalità».

swissinfo, Andrea Tognina

L’Unione democratica di centro (UDC) si presenta divisa all’appuntamento alle urne del 25 settembre. Sebbene l’assemblea dei delegati del partito si sia schierata a larga maggioranza per il no, un folto gruppo di parlamentari UDC ha votato a favore dell’estensione della libera circolazione delle persone ai nuovi paesi dell’UE.

La base UDC sembra tuttavia ben decisa a respingere l’estensione. Secondo l’ultimo sondaggio della SRG SSR idée suisse, realizzato dal Istituto gfs.bern, solo l’11% degli elettori UDC intende deporre un sì nell’urna il prossimo 25 settembre.

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