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I partiti ecologisti perdono presa anche nella Quinta Svizzera

Il materiale elettorale ricevuto a Ginevra
Materiale elettorale ricevuto a Ginevra. © Keystone / Martial Trezzini

Come in Svizzera, anche tra l’elettorato all’estero i Verdi hanno subito un crollo alle elezioni federali del 2023, soprattutto a favore del Partito socialista. Per contro, la forte ascesa dell'Unione democratica di centro non si è riflessa nel voto della diaspora. Nessuno dei candidati e delle candidate dall'estero è stato/a eletto/a in Consiglio nazionale. 

Una delle principali lezioni da trarre dalle elezioni federali di domenica 22 ottobre è che l’ondata verde che ha caratterizzato le elezioni legislative del 2019 appartiene al passato. A livello nazionale, i partiti ecologisti hanno subito un vero e proprio schiaffo. 

Con il 9,4% dei voti, i Verdi sono scesi di 3,8 punti e hanno perso 5 seggi nel Consiglio nazionale (la camera bassa del Parlamento). Solo l’altro partito verde, i Verdi liberali, è sceso ulteriormente in termini di mandati (-6 seggi e un calo di 0,6 punti percentuali che lo hanno portato al 7,2%). 

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Anche gli svizzeri e le svizzere residenti all’estero hanno votato massicciamente meno per i Verdi quest’anno. In tutti i 12 Cantoni che forniscono statistiche separate sul voto della diaspora, il partito dei Verdi ha perso 5,4 punti in termini di quota elettorale, scendendo dal primo posto nel 2019 (con il 23,8% dei voti) al terzo posto quest’anno (con il 18,4%). 

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Questo nonostante la Quinta Svizzera voti tradizionalmente più a favore del clima rispetto al resto del Paese, com’è avvenuto nelle recenti votazioni popolari su questo tema. Secondo Martina Mousson, politologa del gfs.bern, il declino dei Verdi è legato al contesto attuale, sia all’estero che in Svizzera. 

Al momento di queste elezioni, la situazione era fondamentalmente diversa da quella di quattro anni fa. “Sebbene la questione del clima rimanga una delle principali preoccupazioni degli svizzeri e delle svizzere, non era chiaramente un tema rilevante per le elezioni ed è stato messo in ombra da altre questioni globali”, come la guerra in Ucraina, la situazione economica o l’inflazione, analizza Martina Mousson. “La Svizzera non è l’unico Paese interessato [da questa tendenza ndt]”, osserva la politologa. 

Ampio sostegno della diaspora al Partito socialista 

A livello nazionale, il Partito socialista (PS) ha registrato il secondo maggior incremento (+1,2 punti), dietro all’Unione democratica di centro (UDC), raggiungendo il 18% dei voti. All’estero il PS ha registrato i maggiori guadagni (2,8 punti, dal 17,6% al 20,4% dei voti). 

Il principale cambiamento nel voto della diaspora nel 2023 sembra quindi essere il trasferimento dei voti andati ai Verdi nel 2019 al PS. 

Ciò significa che i Verdi hanno perso la fiducia della popolazione espatriata? “Non credo che i Verdi abbiano fatto qualcosa di sbagliato”, afferma Martina Mousson. “In generale, i partiti di destra hanno maggiori possibilità di fare bene in situazioni globali incerte”, spiega. Per la politologa, i partiti ecologisti sono probabilmente rimasti vittime della situazione economica globale di quest’anno, mentre ne avevano beneficiato quattro anni fa. 

>> Il giornalista di SWI swissinfo.ch spiega in un’intervista televisiva perché la Quinta Svizzera è una forza politica da non sottovalutare.

Crescita modesta per l’UDC 

D’altra parte, in contrasto con il quadro nazionale, non si può dire che l’UDC abbia trionfato alle urne tra gli svizzeri e le svizzere espatriate. 

Il partito conservatore di destra, prima forza politica del Paese, che quest’anno ha registrato la crescita maggiore (9 seggi e il 28,6% dei voti, con un aumento di 3 punti percentuali), ha registrato una crescita anche al di fuori dei confini svizzeri, sebbene più moderata: dal 18% al 18,5% dei voti della diaspora. 

L’UDC rimane la seconda forza politica tra l’elettorato all’estero, ma con punteggi ancora significativamente inferiori a quelli ottenuti a livello nazionale. 

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In Svizzera ci si chiede regolarmente se l’UDC possa superare la barriera del 30%. “Ci si avvicina sempre, ma non ci è mai riuscita”, afferma Martina Mousson. È evidente che esiste un limite massimo per l’UDC, sia nella Confederazione che all’estero. Solo il tempo ci dirà fino a che punto questo confine è inamovibile. 

L’elettorato svizzero all’estero è però tradizionalmente più liberale e di sinistra rispetto al resto del Paese. “Non è una novità, per questo non mi sorprende che l’UDC non abbia fatto più breccia ” nella Quinta Svizzera, ha commentato la specialista. 

Nel complesso, il modo in cui la diaspora ha votato per queste elezioni legislative conferma la tendenza di questo elettorato a votare più a sinistra e più verde rispetto alla popolazione nazionale. All’estero, i principali partiti di sinistra (PS e Verdi) hanno ottenuto quasi il 39% dei voti (rispetto al 27% dell’intera Svizzera); la forza combinata dei partiti ecologisti (Verdi e Verdi liberali) ha raggiunto il 30% all’estero (rispetto al 17% in Svizzera). 

I punteggi degli altri partiti rimangono relativamente stabili. Il Centro ha guadagnato 0,9 punti percentuali, avvicinandosi all’aumento di 0,8% ottenuto a livello nazionale. Anche per il Partito liberale radicale la tendenza è stata più o meno la stessa tra gli elettori e le elettrici espatriate rispetto al resto della Svizzera: il partito di destra ha perso 0,6 punti (rispetto agli 0,7 dell’intero Paese). 

Come spesso accade, l’affluenza alle urne della diaspora all’estero è rimasta bassa: complessivamente è stata del 18,7%, in calo in quasi tutti i cantoni tranne Basilea Città e San Gallo. A livello nazionale, invece, è aumentata leggermente rispetto al 2019, passando dal 45,1% al 46,6%. 

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In un comunicato del 24 ottobre, l’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE) sottolinea che si tratta di due dei tre Cantoni (il terzo è Turgovia) che hanno potuto eleggere, per la prima volta quest’anno, i loro rappresentanti in Parlamento per via elettronica.

L’OSE, che auspica l’introduzione del voto elettronico per tutti gli svizzeri e le svizzere all’estero, ritiene che questo sia una conferma del fatto che l’e-voting contribuirà ad aumentare la partecipazione elettorale della diaspora elvetica nel mondo.

Nessuna persona svizzera residente all’estero tra le elette 

Alle elezioni federali si sono candidate 43 svizzere e svizzeri all’estero. Non sorprende che nessuna di queste candidature sia andata a buon fine. Tuttavia, si sono distinti i risultati di due membri della diaspora. 

Il candidato straniero che ha ottenuto il maggior numero di voti è stato Pascal Cuttat, di Nairobi, nel Cantone di Berna. Ben 12’451 bernesi hanno votato per il 61enne socialista, che lavora per la Croce Rossa Svizzera. Questo buon risultato rispetto ad altre candidature all’estero si spiega con il fatto che il suo nome era presente nella lista principale degli uomini socialisti bernesi. Cuttat, tuttavia, ha ottenuto il peggior risultato della sua lista. 

A Ginevra, il Verde Rudolf Berli ha avuto un grande successo. Con 11’947 voti, è arrivato quarto nella lista ecologista del Cantone. L’orticoltore di Pougny (Francia) ha ricevuto 4’271 voti nella sola Ginevra e 999 dall’estero. 

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L’ultima elezione di un consigliere nazionale dall’estero è stata quella di Tim Guldimann per il PS nel Cantone di Zurigo. Nel 2015 ha ottenuto un risultato brillante, conquistando 102’757 voti. All’epoca non era il primo svizzero all’estero a sedere in Parlamento, ma il primo a essere eletto mentre viveva fuori dai confini nazionali. Guldimann si è dimesso nel 2018, sostenendo che era difficile “vivere in un ambiente e fare politica in un altro”. 

In pratica, gli svizzeri e le svizzere all’estero hanno poche possibilità di essere eletti, sottolinea Ariane Rustichelli, direttrice dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE). “Il caso Guldimann è stato del tutto eccezionale”, afferma. 

L’OSE ha un gruppo di lavoro che sostiene la rappresentanza diretta in Parlamento. È una richiesta ricorrente, ma finora non si è mai concretizzata, perché richiederebbe una modifica della Costituzione. 

Traduzione dal francese: Sara Ibrahim

Questo articolo è stato completato il 25 ottobre con l’analisi dell’OSE sull’aumento della partecipazione elettorale grazie al voto elettronico.

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