Il governo elvetico ha finalmente trasmesso al parlamento il rapporto di politica di sicurezza, leggermente modificato. Per contro, il rapporto sull’esercito verrà presentato in autunno.
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Il rapporto, già presentato in aprile, non prevede rivoluzioni ed è il risultato del lavoro del Dipartimento federale della difesa (DDPS), dei rappresentanti di altri dipartimenti e cantoni. L’esecutivo elvetico ha affermato giovedì di voler proseguire con la strategia assunta finora in materia di politica di sicurezza e che la sua elaborazione non è stata facile.
Rispetto a quello del 2000, il nuovo rapporto non pone le basi per una riforma, ma intende dare impulsi a un esercito in piena evoluzione. Per quel che riguarda l’impiego di soldati all’estero, esso prevede di focalizzarsi su alcuni ambiti: trasporto aereo, prestazioni logistiche, trasporto terrestre e servizio sanitario.
Per quanto riguarda l’acquisto di nuovi aerei da combattimento in sostituzione degli obsoleti Tiger, il governo ha svolto una prima discussione sulle possibili varianti. La decisione definitiva sarà presa soltanto in autunno, ha sottolineato il ministro della difesa elvetico affermando che il problema risiede nella mancanza di mezzi finanziari.
Dal punto di vista della difesa nazionale, un attacco militare contro la Confederazione è sempre considerato improbabile, ma non è totalmente escluso a lungo termine. L’esercito deve quindi conservare le capacità necessarie per intervenire in caso di minaccia. Viene inoltre riaffermata la priorità assegnata agli impieghi sussidiari a sostegno delle autorità civili.
Il rapporto ingloba pure la politica di sicurezza a livello cantonale e comunale. La loro cooperazione con la Confederazione dovrebbe essere rafforzata con l’istituzione di una «Rete integrata Svizzera per la sicurezza».
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