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Quattro domeniche l’anno a piedi

Durante la crisi petrolifera del 1973, erano state decretate tre domeniche senz’auto Keystone / Str

Una proposta ecologico-sociale, vuole restituire le strade ai cittadini, vietando il traffico motorizzato. Un giorno d'aria pulita per ogni stagione.

Parlamento e governo ritengono che una rinuncia forzata all’automobile non migliori necessariamente la qualità di vita.

L’immagine non è nuova: è domenica e le strade sono sgombre da automobili, la gente a piedi o in bicicletta occupa pacificamente piazze e strade del paese. L’esempio ricorrente è italiano: nelle città della penisola si ricorre periodicamente al blocco del traffico per combattere lo smog urbano.

Pure in Svizzera l’immagine è nota, anche se bisogna tornare indietro di trent’anni. Durante la crisi petrolifera del 1973, il Consiglio federale aveva decretato tre domeniche senz’auto per far fronte alla penuria di carburante. Con le biciclette si poteva circolare sulle autostrade e ovunque la popolazione aveva invaso le strade.

Sull’onda dell’euforia, una prima iniziativa popolare aveva chiesto dodici domeniche l’anno senz’auto. Ma al momento del voto, nel 1978, la crisi era già lontana. Il popolo aveva rifiutato la proposta con il 64 per cento dei voti.

Eppure il sogno di una pausa nella frenesia della mobilità individuale non sembra morire. Per più volte dei parlamentari – e non solo dello schieramento rosso-verde – hanno riaperto il dibattito con delle mozioni. Le proposte sono però regolarmente naufragate.

La nuova proposta

Nel 1998 un nuovo comitato ha consegnato le oltre 110’000 firme dell’iniziativa popolare «per una domenica senz’auto in ogni stagione». Il traguardo è più moderato, rispetto al 1978: quattro le domeniche senza traffico previste dall’iniziativa per un periodo di prova di quattro anni. Poi il popolo potrebbe tornare a decidere.

I promotori indicano quattro punti focali, raggiungibili con altrettante domeniche con le strade sgombre dal traffico. In primo luogo le esperienze, fatte in passato e in altri paesi, sembrano attestare una riscoperta di una «gioia di vivere», rimettendo al centro della giornata le relazioni sociali.

Il togliere le macchine dalla strada creerebbe uno «spazio libero»; uno spazio vicino, ma nuovo per la mutata mobilità. Inoltre il cambiamento obbligato della routine quotidiana imporrebbe la riscoperta del proprio «tempo libero», obbligando i cittadini ad una «presa di coscienza» verso le consuetudini spesso malsane della società.

Oltre all’ambiente, delle quattro domeniche dichiarate senz’auto approfitterebbero anche il turismo e la salute pubblica. Ma il governo e la maggioranza del Parlamento si sono opposti all’idea e consigliano di votare no.

L’opposizione

Per il governo, l’iniziativa popolare non è applicabile e contrappone a sua volta quattro argomenti. Da una parte gli abitanti delle regioni periferiche, serviti poco o male dai servizi pubblici, sarebbero discriminati.

Inoltre il blocco del traffico di transito porterebbe ad un problema di legittimazione verso l’estero. Trasporti e passeggeri verrebbero infatti dirottati verso i paesi limitrofi. Una cosa difficile nel panorama degli accordi internazionali che potrebbe portare a sanzioni contro la Svizzera.

Si pone poi un problema di sicurezza. Aprire tutte le strade ai pedoni, mentre i veicoli di servizio continuano a viaggiare, potrebbe creare comportamenti leggeri causando incidenti. E per finire governo e Parlamento ritengono le giornate dannose per il turismo e l’economia.

Destra e sinistra

Gli argomenti del governo hanno convinto le camere federali. Il Consiglio degli Stati ha respinto l’iniziativa con 29 voti contro 7. Al Consiglio nazionale i voti contrari sono stati 111 contro 66.

La divisione segue direttamente i limiti partitici: rosso-verdi da una parte, partiti borghesi dall’altra. Fuori dal Parlamento sono poi i sindacati ad essere favorevoli, contro il padronato.

Negli ultimi 15 anni sono state numerose le iniziative che hanno cercato di limitare il traffico motorizzato, ma senza successo. Nel paese si conta un’automobile ogni due persone e la passione per i motori, come l’idea profondamente radicata della libertà di mobilità, hanno finora avuto la meglio.

swissinfo, Daniele Papacella

Il testo proposto dagli iniziativisti che nel caso di un sì popolare modificherebbe la Costituzione federale:

1. Una domenica per stagione, tutte le piazze e strade pubbliche, incluse le strade nazionali, sono a disposizione della popolazione dalle 04.00 alle 24.00, per il libero uso generale senza circolazione privata di autoveicoli. I trasporti pubblici sono garantiti.

2. Entro 9 mesi il Consiglio federale stabilisce in un’ordinanza le disposizioni esecutive e le eccezioni di pubblico interesse.

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