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Sars: Svizzera sul chi vive

La Sars è sbarcata a Toronto. Per l'Ufsp la Svizzera non è al sicuro da una simile minaccia Keystone Archive

Ogni mese la Confederazione sborsa 150'000 franchi per l'emergenza causata dalla polmonite atipica. Il direttore dell'Ufficio federale della sanità pubblica chiede di più.

Gli aeroporti continuano il loro lavoro d’informazione dei viaggiatori.

La Svizzera non è un’isola al riparo delle minacce della polmonite atipica (Sars) A dirlo è Thomas Zeltner, direttore dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp).

In un’intervista rilasciata al giornale domenicale «Sonntagszeitung», Zeltner non nasconde la sua preoccupazione. Di fronte alla Sars non bisogna abbassare la guardia. Il virus potrebbe rappresentare un problema ancora per mesi, se non per anni.

«Se la malattia dovesse radicarsi anche in Svizzera» ha affermato il direttore dell’Ufsp «diventerebbe un vero killer per la nostra economia, in particolare per il settore del turismo».

Task force in azione

Per affrontare al meglio i problemi legati alla polmonite atipica, l’Ufsp ha allestito una task force. La compongono una decina di persone che da metà marzo si occupano esclusivamente dell’emergenza Sars.

Già in occasione della fiera dell’orologeria tenutasi a Basilea, Zeltner aveva dimostrato di non voler correre rischi. La decisione di impedire agli espositori asiatici di assumere personale proveniente da zone a rischio era stata criticata da molti.

Per Zeltner però sarebbe un grave errore sottovalutare i rischi legati alla Sars. In Canada, paese paragonabile alla Svizzera, sono già morte una ventina di persone e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha sconsigliato i viaggi che hanno come destinazione la metropoli canadese di Toronto.

Un disastro per gli esperti canadesi di congiuntura, che prevedono un dimezzamento del tasso di crescita economico del paese.

Esperti discordi

Le preoccupazioni della Confederazione contrastano con le dichiarazioni di diversi esperti che ritengono ingiustificati i timori di una diffusione della Sars in Svizzera.

Domenica, Marc Niquille, medico di stanza all’aeroporto di Ginevra, confermava a swissinfo che al momento le misure prese il 16 marzo sono sufficienti. «È chiaro che se il livello d’allarme dovesse aumentare, prenderemmo, in accordo con l’Ufsp, delle misure più restrittive».

Negli ultimi giorni però alcuni esperti di malattie infettive si sono fatti più cauti. Il tasso di mortalità della polmonite atipica potrebbe essere più alto di quanto ritenuto finora. Inoltre prima di arrivare ad un vaccino bisognerà attendere ancora qualche anno.

Tutti elementi che sembrano dar ragione a Thomas Zeltner. Gli straordinari imposti all’Ufsp dall’emergenza Sars hanno però il loro prezzo. Già ora i costi si aggirano attorno ai 150’000 franchi il mese, una cifra che non sembra destinata a diminuire. Per questo Zeltner chiederà a Pascal Couchepin di mettere a disposizione dell’Ufsp altri fondi.

Le contromisure prese dalla Svizzera

Oltre alla task force, composta da una decina di persone, in Svizzera si sono studiate altre misure per fronteggiare la polmonite atipica. Sono stati allestiti cinque centri universitari in cui le persone che presentano sintomi sospetti possono essere isolate e curate.

Ai cantoni sono state comunicate delle direttive da seguire in caso di manifestazioni di massa. Compito dell’Ufsp è poi l’informazione della popolazione e del mondo politico.

Per il momento non si prevede di negare l’entrata in Svizzera alle persone provenienti dai paesi a rischio. Attualmente gli aeroporti di Zurigo e Ginevra distribuiscono dei volantini informativi ai passeggeri.

Altre misure, come ad esempio il misurare la febbre a tutti i passeggeri, non sono per il momento state prese. Non si esclude però di ricorrervi qualora la situazione dovesse peggiorare.

swissinfo

In Svizzera si sono registrati finora 24 casi sospetti
In 14 casi non si trattava di polmonite atipica
Per i restanti 10 casi si attendono ancora i risultati di laboratorio

La Sars preoccupa in particolare la Cina. Le persone contagiate sono circa 3000, mentre i decessi superano ormai le 130 unità. Per evitare il diffondersi dell’epidemia, a Pechino sono stati chiusi diversi locali pubblici e un’università.

Dalla Cina è appena rientrato il consigliere federale Samuel Schmid. Più tranquillo rispetto al direttore dell’Ufsp, Schmid ha dichiarato di non aver mai indossato la mascherina protettiva. Solo i suoi collaboratori sono stati costretti a farlo durante il volo di rientro in Svizzera.

Attualmente nessuna compagnia aerea, nemmeno la Rega, accetta di trasportare persone che presentano dei sintomi sospetti. I controlli effettuati all’imbarco nei paesi asiatici sono più severi di quelli registrati all’arrivo dei voli in Svizzera.

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