L’aiuto internazionale per Haiti più generoso del previsto
La comunità internazionale si è impegnata a stanziare quasi 10 miliardi di dollari per la ricostruzione di Haiti nei prossimi dieci anni. Oltre la metà della somma sarà versata nei prossimi due anni. La Svizzera contribuirà con 36 milioni per il periodo 2010-2012.
Prima dell’inizio della conferenza dei donatori, che ha riunito mercoledì a New York i rappresentanti di circa 140 Stati ed istituzioni, l’ONU aveva fatto sapere che per la ricostruzione del paese sarebbero stati necessari 3,9 miliardi di dollari per un periodo iniziale di 18 mesi. Haiti aveva dal canto suo presentato un piano di un ammontare di 11,5 miliardi per i prossimi dieci anni.
Le promesse di donazioni hanno superato le aspettative, poiché gli Stati membri dell’ONU “si sono impegnati a versare 5,3 miliardi nei prossimi due anni e complessivamente 9,9 nel corso del prossimo decennio”, ha dichiarato Ban Ki-moon al termine della conferenza.
“Oggi la comunità internazionale ha dimostrato la sua solidarietà nei confronti di Haiti e del suo popolo”, si è rallegrato il segretario generale delle Nazioni Unite.
“Un’enorme sfida”
Nel corso della conferenza, il presidente haitiano René Préval ha presentato il piano di ricostruzione, centrato soprattutto sul ripristino delle infrastrutture e delle istituzioni statali. Préval ha messo l’accento anche sull’educazione: “Vogliamo costruire un paese dove nessuno sarà messo da parte. Per raggiungere questo obiettivo, l’educazione è la via migliore”.
Una commissione, presieduta dal premier haitiano Jean-Max Bellerive e dall’ex presidente statunitense Bill Clinton, si occuperà della supervisione dello stanziamento dei fondi. L’obiettivo è che entro i prossimi 18 mesi il governo dell’isola sia in grado di gestire da solo il destino della nazione.
“È un’enorme sfida, poiché già prima del terremoto le condizioni erano estremamente difficili”, ha commentato il responsabile della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) Martin Dahinden, rappresentante della Svizzera alla conferenza.
“La situazione non è solo il risultato di una catastrofe naturale, bensì anche di una catastrofe provocata dagli uomini”, ha aggiunto, sottolineando la cronica instabilità sociale, politica ed economica che regna sull’isola.
L’aiuto svizzero
I 36 milioni di franchi stanziati dalla Svizzera, somma che va ad aggiungersi ai 12 già versati per gli aiuti urgenti, saranno attinti dal budget per l’aiuto umanitario della DSC. Una parte – sette milioni – dovrebbe essere versata a istituzioni multilaterali, come l’Unicef o il Programma alimentare mondiale.
La Confederazione intende inoltre rimborsare quattro milioni di dollari di debito che Haiti ha nei confronti della Banca mondiale.
Altri 55 milioni, raccolti dalla Catena della Solidarietà, saranno distribuiti ad organizzazioni non governative (ONG).
Secondo Dahinden, il fatto che sull’isola siano attive ormai circa 10’000 organizzazioni non è negativo. Le ONG e molte piccole iniziative avviate da haitiani all’estero svolgono una funzione importante, non da ultimo perché possono fornire mezzi supplementari e continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla difficile situazione in cui si trova l’isola.
Dal 2004 la Svizzera ha costantemente ampliato le sue attività di aiuto allo sviluppo a Haiti e nel 2006 la DSC ha aperto un ufficio di coordinamento a Port-au-Prince.
Per concretizzare i programmi d’aiuto, la DSC intende appoggiarsi sulla rete di contatti creata e sull’esperienza maturata.
Non solo ricostruire, ma ricostruire meglio
I fondi messi a disposizione per i prossimi tre anni dovrebbero essere utilizzati soprattutto per ripristinare le infrastrutture di base nei settori della sanità, dell’approvvigionamento idrico e dell’educazione.
La Svizzera intende pure finanziare dei progetti nell’ambito dei diritti umani e della lotta alla violenza, nonché per rafforzare il buon governo. “Si tratta di elementi primordiali per il rinnovamento di Haiti”, ha sottolineato Dahinden, aggiungendo che le donne rivestiranno un’importanza fondamentale in questo processo di ricostruzione.
Un aspetto messo in risalto anche dalla segretaria di Stato americana Hillary Clinton: “Lo so che forse vi sembro un disco incantato. Ma l’ho detto e lo ripeto: appoggiarsi sulle donne è il miglior investimento che un paese possa fare”.
“Sarà un processo di finanziamento trasparente, verrà controllato passo dopo passo”, ha sottolineato la Clinton, aggiungendo che bisognerà evitare un ritorno “alle vecchie abitudini di aggirare il governo piuttosto che trattarlo come partner”. L’obiettivo – le ha fatto eco Ban Ki-moon – non è solo ricostruire, ma ricostruire meglio”.
Rita Emch, New York, swissinfo.ch
(traduzione ed adattamento di Daniele Mariani)
Il terremoto che ha colpito Haiti lo scorso 12 gennaio ha causato la morte di oltre 220’000 persone, mentre 300’000 sono rimaste ferite, stando alle Nazioni Unite.
Il sisma ha lasciato senza tetto circa 1,5 milioni di persone e ha causato danni per una cifra compresa tra 8 e 14 miliardi di dollari.
Già prima del terremoto, Haiti era il paese più povero dell’emisfero nord. Circa l’80% della popolazione viveva con meno di due dollari al giorno.
A New York, l’Unione Europea ha promesso di stanziare 1,67 miliardi di dollari in favore di Haiti, mentre gli Stati Uniti parteciperanno allo sforzo di ricostruzione con 1,15 miliardi.
Il Venezuela, tramite l’Alleanza bolivariana per le Americhe, ha dal canto suo offerto oltre due miliardi di dollari, la metà dei quali ripartiti su un periodo di dieci anni.
La Svizzera complessivamente ha stanziato e stanzierà circa 100 milioni di franchi. Dodici sono stati versati per gli aiuti urgenti, mentre altri 36 sono stati promessi nel quadro della conferenza di New York e verranno messi a disposizione nel periodo 2010-2012.
Dal canto suo, la Catena della Solidarietà ha raccolto tra la popolazione svizzera 55 milioni, che serviranno a finanziare diversi progetti di organizzazioni non governative. Inoltre, la Segreteria di Stato dell’economia verserà quattro milioni per cancellare il debito di Haiti nei confronti della Banca mondiale.
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