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Il pastorato femminile è ormai entrato nei costumi

Foto della prima donna pastore della Svizzera
Rosa Gutknecht (1885-1959) è stata una delle prime due donne in Svizzera e in Europa a diventare pastore. commons.wikimedia.org

Esattamente cento anni fa, per la prima volta due donne furono ordinate pastore in Svizzera. Ciò che fino a pochi decenni fa era ancora una rarità, ormai è diventato un fatto piuttosto comune.

Il 27 ottobre 1918, la Chiesa riformata del cantone di Zurigo innova, ordinando pastore due donne. È la prima volta che ciò accade non solo a livello svizzero, bensì europeo.

Queste due pioniere – Rosa Gutknecht ed Elise Pfister – erano impiegate solo come assistenti dei loro colleghi maschi. Le restrizioni sono però state eliminate negli anni ’60 e le donne sono state gradualmente ammesse al sacerdozio. Oggi, vedere donne che ricoprono il ruolo di pastora è diventato un fatto comune. L’anno scorso, secondo l’Istituto svizzero di sociologia pastoraleCollegamento esterno, rappresentavano un terzo dei 1869 pastori delle Chiese riformate in SvizzeraCollegamento esterno.

Moglie di un pastore, Corinne Baumann è diventata lei stessa pastora nel 1986. Responsabile della parrocchia di Sonvilier, nel Giura bernese, ha potuto assistere dall’interno a questa evoluzione.

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swissinfo.ch: Quando lei è diventata pastora, le donne erano ancora rare.

Corinne Baumann: È vero e poche donne studiavano teologia. All’inizio non potevano neppure sposarsi, come le hostess o le postine. Se lo facevano, perdevano il loro lavoro.

Quando ho iniziato, le donne pastore erano ancora delle pioniere. Quando mi sono candidata per il mio primo posto, la domanda è stata rifiutata, in particolare perché ero una donna ed avevo preso posizione in favore dei rifugiati. Oggi però non ci sono più problemi. Le donne pastore sono entrate nei costumi.

Come è stata accolta?

All’inizio sono riuscita a sfuggire al cliché del pastore tradizionale, ovvero un personaggio molto austero che fa parte dei notabili del villaggio. Ho avuto molta libertà d’azione, poiché il ruolo di donna pastora non esisteva. Non sono stata rinchiusa in una sorta di camicia di forza.

Salvo alcune eccezioni, sono stata accolta bene. Ho alcuni aneddoti divertenti. Ad esempio, a un matrimonio non mi volevano, perché avere una pastora sulla foto non faceva bella impressione. Un’altra volta mi hanno detto di congratularmi con mio marito per la predica. Ovviamente, il mio interlocutore non pensava che una donna potesse scriverla da sola.

Oggi però una pastora è diventato qualcosa di usuale. Penso che sia anche dovuto all’evoluzione della società in generale. Negli anni ’60, anche una donna che guidava era qualcosa di eccezionale.

Si potrebbe però anche pensare che ci sono sempre più donne poiché la professione ha perso molto prestigio.

Non è sbagliato. Ciò si verifica anche nei consigli parrocchiali, che erano gestiti da uomini. Era un onore farne parte e non vi entrava chi voleva. Questi consigli si sono oggi ampiamente femminilizzati, poiché la funzione ha perso un po’ del suo valore. Ciò vale anche per le commissioni scolastiche o per la professione di insegnante.

Questa perdita di prestigio ha però anche un vantaggio. Oggi ci si può nascondere molto meno dietro a una funzione.

Nella Chiesa cattolica è impossibile per delle donne diventare prete. Anche tra i protestanti non è sempre evidente, ad esempio tra i luterani di Lettonia.

Sono convinta che le donne abbiano il loro posto e non capisco perché accedere al sacerdozio sia in alcuni casi impossibile. Sono dei dibattiti di retroguardia, del machismo di stampo medievale.

Una serie francese molto popolare trasmessa sul web -– «Ma femme est pasteureCollegamento esterno» (Mia moglie è una pastora) – presenta una  pastora utilizzando lo humor. Cosa ne pensa?

È una bella cosa. Questa serie è molto divertente e rappresenta bene la vita di una parrocchia. Quello che ho visto mi ha fatto ridere e mi riconosco pienamente.

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traduzione di Daniele Mariani

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