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Soddisfazione a Berna per la pace in Sudan

La popolazione martoriata spera in una pace duratura per tutto il Sudan. UNHCR

Dopo vent'anni di guerra civile, ribelli e governo hanno firmato un'intesa. Anche la Svizzera ha contribuito a questo passo verso un futuro di pace.

Partito con un armistizio, firmato in Svizzera nel 2002, il processo di pace, forzato dopo la crisi dello scorso anno nel Darfur, sembra aver attecchito.

Il governo del Sudan e i ribelli dell’Splm (Movimento di liberazione popolare del Sudan) hanno sottoscritto domenica in Kenya gli ultimi protocolli in vista dell’accordo che il prossimo mese dovrebbe portare a dichiarare chiusa una guerra civile in corso da 21 anni.

La cerimonia della firma, cui hanno assistito il presidente sudanese Omar al-Bshir e quello sudafricano Thabo Mbeki, si è tenuta a Naivasha, a nord di Nairobi.

Un conflitto sanguinoso

Il conflitto si era inasprito l’anno scorso nel Darfur. Nella regione erano opposte dal febbraio 2003 le truppe governative sudanesi, appoggiate dalle milizie arabe, a gruppi ribelli autoctoni che chiedono provvedimenti per lo sviluppo di tale regione desertica. Secondo l’Onu, il conflitto ha causato 70 mila morti, in maggioranza civili, e 1,6 milioni di sfollati o rifugiati.

I ribelli dell’Splm operano nel sud cristiano del paese, dove Khartoum ha tentato di imporre la legge islamica della Sharia. Gli accordi in via di definizione non interessano la regione occidentale del Darfur, dove è un atto un secondo conflitto e dove, secondo le Nazioni Unite, si sta consumando la più grave crisi umanitaria del mondo.

In atto dal 1983, il conflitto del sud ha provocato 2 milioni di morti e un esodo di 4 milioni di persone.

Soddisfazione svizzera

Anche il Dipartimento federale degli affari esteri ha espresso la sua soddisfazione per la firma dell’accordo. Con questo passo di apre una importante fase di transizione verso la pace, si afferma in un comunicato. La Svizzera spera che tutte le parti sostengano attivamente gli accordi che hanno trovato la loro genesi in territorio svizzero.

Nel 2002, durante una conferenza internazionale sul Bürgenstock, erano infatti state gettate le basi per un armistizio nelle montagne di Nuba. L’accordo è stato negoziato fra il Governo della Repubblica del Sudan e il Movimento di liberazione del popolo sudanese (SPLM/Nuba) con la mediazione congiunta degli Stati Uniti e della Svizzera.

Inoltre, durante le recrudescenze dell’anno scorso, la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey si è recata personalmente nella regione del Darfur. Per sovvenire ai crescenti bisogni causati dall’afflusso continuo di rifugiati nel Ciad e reagire alla drammatica situazione dei profughi interni, la Svizzera si è in quell’occasione impegnata a portare a 10 milioni di franchi gli aiuti.

La DSC aveva inoltre rafforzato la sua presenza a Khartoum, per coordinare gli aiuti umanitari.

swissinfo e agenzie

Nel 2004 la Direzione dello Sviluppo e della Cooperazione ha stanziato 2 milioni di franchi a favore del Programma alimentare mondiale (PAM) in Sudan.

Il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), il programma di aiuto sanitario urgente di MEDAIR e numerose ONG attive nella regione hanno ricevuto contributi dalla Confederazione.

In complesso, il sostegno svizzero alla regione ammonta a 10 milioni di franchi.

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