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2024, il canto del cigno del Salone dell’Auto di Ginevra?

Foto interno GIMS
Il Salone dell'Auto di Ginevra torna a far parlare di sé dopo quattro cancellazioni. Vale la pena di andarci? KEYSTONE/© KEYSTONE / MARTIAL TREZZINI

Dopo quattro cancellazioni, il Salone dell'Auto di Ginevra ha riaperto i battenti. Tuttavia, il formato tradizionale dell'esposizione si è notevolmente ridotto. Cosa riserva il futuro? Nella giornata di apertura dedicata alla stampa, il verdetto è stato chiaro.

“Ormai ci si incontra solo ai funerali!”, dice un collega salutandoci con un sorriso amichevole. L’umorismo nero è diventato un luogo comune nel giornalismo automobilistico. È in crisi da anni. La digitalizzazione sta stravolgendo tutto, sia per i media che per le aziende del settore.

Ci si abitua a dire addio. Anche al GIMS, il Salone Internazionale dell’Automobile di Ginevra. O semplicemente il “Salone”, come veniva chiamato negli anni di splendore.

Una volta, 700’000 visitatori e visitatrici erano la norma. Quest’anno ne sono attesi circa 200’000. Il collega, uno dei più noti giornalisti automobilistici svizzeri, indica con un gesto la hall. “Si aspettano che arrivino così tante persone per così pochi stand espositivi, non riesco a immaginarlo.”

Milionari in maniche di camicia

Un tempo il Salone di Ginevra era un evento imperdibile. Qui si riuniva la “crème de la crème” dell’industria. Alla vigilia della fiera si tenevano eventi sfarzosi, con gastronomia stellata e celebrità del mondo della musica, del cinema e dello sport. I presidenti dei consigli di amministrazione spillavano birra per la stampa internazionale. Il mondo patinato si tingeva di un tocco di familiarità. I e le rappresentanti dei media di tutto il mondo apprezzavano la compattezza del quartiere fieristico e il fatto che le ginocchia non cedessero dopo la visita.

E ora? Delle case automobilistiche affermate, solo Renault è ancora presente, tutti le altre  hanno rinunciato. “È un peccato, ma probabilmente il Salone è finito”, dice un giornalista spagnolo che sta girando un servizio sulla piccola auto elettrica Renault 5, la grande anteprima di Ginevra. “Niente contro l’auto, ma chi vorrà venire fino a qui per lei?”

Macchina verde
La piccola grande innovazione del Salone 2024: la Renault R5 E-Tech. KEYSTONE/© KEYSTONE / MARTIAL TREZZINI

Forse è un’esagerazione. Lì accanto, la filiale di Renault Dacia presenta la nuova generazione del SUV economico Duster. Al piano superiore sono esposti – in un contesto un po’ desolante – meravigliosi veicoli concessi in prestito. Pezzi da collezione stravaganti come la Matra Simca Rancho del 1977, il “Neanderthal” dei SUV di oggi. O classici da invidia, come l’Aston Martin DB 4 Vantage della collezione dell’importatore svizzero Emil Frey.

Ma soprattutto, a Ginevra quest’anno c’è la Cina: MG Motors e BYD, oggi il più grande produttore di auto elettriche al mondo. Il loro messaggio è chiaro: vogliono conquistare una posizione in Europa e rimanerci.

In un contesto di crescente protezionismo del mercato, bisogna fare compromessi. La storia si sta ripetendo al contrario: un tempo le case automobilistiche statunitensi ed europee dovevano costruire fabbriche in Cina per entrare nel mercato, BYD sta ora investendo pesantemente in Europa, costruendo un sito in Ungheria e sponsorizzando Euro 2024

Le gerarchie nel mercato automobilistico non sono più quelle di una volta. “Il Salone dell’Auto di Ginevra è tornato e si è completamente trasformato. Il vuoto è stato riempito dalla Cina”, dice un giovane tedesco parlando in inglese rivolto alla telecamera. Si impappina, riprende, poi di nuovo si confonde, impreca. Ha in mano un microfono della CGTN, China Global Television Network.

Presentazione di due auto
Copiare ed essere copiati: il costruttore cinese BYD ha presentato due nuovi modelli a Ginevra. L’U8 del sub-brand Yangwang ricorda fortemente un Land Rover Defender. KEYSTONE/© KEYSTONE / Cyril Zingaro

Orologi al posto delle auto: Ginevra va avanti

Nel 2023, il Salone internazionale dell’automobile di Ginevra si è tenuto in Qatar. Con i fondi dell’emirato, la società ginevrina ha organizzato un evento sfarzoso in concomitanza con il Gran Premio di Formula 1. Se andrà come auspica Sandro Mesquita, amministratore delegato dell’organizzazione fieristica, il marchio sarà a Doha ogni due anni. Il contratto è valido per cinque fiere su dieci anni. Ma a Ginevra, invece, cosa succederà? Mesquita ha lasciato senza risposta una serie di domande di SWI swissinfo.ch.

Andreas Burgener, direttore di Auto Schweiz, l’influente associazione degli importatori svizzeri di automobili, è ottimista: “Il ritorno del Salone dell’auto di Ginevra è un’opportunità per la fiera di reinventarsi. Siamo nel bel mezzo della più grande trasformazione del settore, con sistemi di trazione alternativi, digitalizzazione avanzata e veicoli altamente automatizzati”. Il bilancio si potrà tracciare il 3 marzo, quando termineranno le giornate dedicate al pubblico.

Nel 1905, in un pub di Boulevard Georges-Favon a Ginevra, si tenne il primo Salone Nazionale dell’Automobile e della Bicicletta. Gli inizi non furono necessariamente coronati da successo. A causa del clima antiautomobilistico di Ginevra, l’esposizione dovette trasferirsi a Zurigo nel 1907. La svolta si ebbe solo nel 1923, quando la quarta esposizione attirò così tanti visitatori che a Ginevra si decise di istituire un comitato permanente per organizzarla.

Il primo Salone internazionale dell’automobile, della motocicletta e delle due ruote si tenne nel 1924. La parola “internazionale” è importante, perché segna un cambiamento nelle aspettative. L’evento crebbe e prosperò fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Dopo il ritorno del Salone, nel 1947, la manifestazione spinse sul pedale dell’acceleratore: nel 1948 si contarono 200’000 visitatori, che nel 1960 salirono a 300’000. Il Salone divenne gradualmente troppo grande per il centro di Ginevra.

Nel 1982, quindi, si trasferì nel nuovo Palais des Expositions et des Congrès de Genève (Palexpo), un moderno complesso espositivo vicino all’aeroporto, che ne aumentò ulteriormente la popolarità. Nel 2005 si arrivò alla cifra record 747’700 visitatori e visitatrici.

Il numero è in seguito rimasto stabile tra le 600’000 e le 700’000 persone fino al 2019. Poi è arrivata la pandemia. Il Salone è stato cancellato nel 2020, nel 2021 e nel 2022. Nel 2023, il Salone internazionale dell’automobile di Ginevra (GIMS) è tornato, ma in Qatar, con un evento parallelo al Gran Premio di Formula 1 in Qatar.

Nel frattempo, Ginevra ha già digerito da tempo la possibile fine del Salone. Boris Fernandez, del Dipartimento degli Affari Economici del Cantone, scrive di accogliere con favore il ritorno di questo importante evento, che dà alla città e alla regione una visibilità internazionale.

Tuttavia, negli ultimi tempi Ginevra se l’è cavata bene anche senza il GIMS: l’industria alberghiera ha stabilito un nuovo record di pernottamenti nel 2023, con il 7% di prenotazioni in più rispetto all’anno pre-pandemia, il 2019. Secondo Fernandez, la fiera orologiera Watches and Wonders ha generato un valore aggiunto locale di circa 200 milioni di franchi, che corrisponde circa all’indotto precedente del Salone dell’auto.

Il corso degli eventi

Si può fare tutto nel modo giusto e comunque fallire. Come per il Salone, è lecito chiedersi se anche alcuni degli espositori ci saranno ancora tra qualche anno. Lucid Motors, ad esempio. Con molti ingegneri di Tesla a bordo, il produttore di auto elettriche statunitense sta cercando di copiare il successo di Elon Musk. Nonostante l’autonomia da record, le vendite delle sue auto elettriche di lusso sono in calo e le perdite sono immense. Con una strategia imprenditoriale in stile californiano, Lucid mette di tasca sua circa 400’000 dollari per ogni auto venduta, in un contesto economico con tassi di interesse significativamente più alti di quelli con cui è cresciuta Tesla.

Due auto elettriche di lusso
Si può fare tutto bene e fallire lo stesso? L’emulatore californiano di Tesla, Lucid presenta le sue auto a Ginevra. KEYSTONE/© KEYSTONE / Cyril Zingaro

Come il GIMS, anche Lucid ha trovato denaro fresco in Medio Oriente. L’Arabia Saudita è intervenuta e in cambio, a Gedda, è stato inaugurato il primo impianto di produzione al di fuori degli Stati Uniti. La “migliore auto elettrica del mondo”, come si promuove Lucid a Ginevra, uscirà dalla catena di montaggio dello Stato petrolifero.

Contraddizioni. Sconvolgimenti. Entrambi sono evidenti a Ginevra. Gli spazi nel centro espositivo sono stati occupati dalle solide associazioni di trasporto svizzere. Il bar del Touring Club Svizzero, la più grande organizzazione automobilistica elvetica, serve un cappuccino acquoso, mentre accanto, il capo della MG Motors parla della completa integrazione dell’intelligenza artificiale nei veicoli.

Alcune cose ricordano ancora il passato. I superlativi, la musica pomposa, le hostess allo stand di Kimera, ma le presentazioni non riempiono nemmeno metà della giornata dedicata alla stampa. Il trambusto e lo stress del passato sono spariti. “Ti ricordi che dovevi sempre sgomitare per passare di qui?”, dice un giornalista in pensione alla sua compagna all’uscita dai padiglioni del Palexpo. E lei: “Erano bei tempi!”

Qual è il nuovo ordine mondiale del settore dell’automobile e cosa succederà a Ginevra? Leggete la nostra intervista all’esperto di automobili Stefan Bratzel:

Altri sviluppi

A cura di Balz Rigendinger

Traduzione di Zeno Zoccatelli

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