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2006 – L’influenza aviaria è arrivata anche in Svizzera

L'influenza aviaria ha colpito nel 2006 una trentina di uccelli acquatici in Svizzera. imagepoint

Il virus H5N1 è approdato all'inizio del 2006 anche in Svizzera. L'arrivo dell'influenza aviaria, rimasta limitata ai volatili, non ha prodotto gli effetti temuti, enfatizzati per mesi dai media.

Le autorità sanitarie proseguono comunque con cura i preparativi per far fronte nel miglior modo possibile ad un’eventuale pandemia, in caso di mutazione del virus e di trasmissione da uomo a uomo.

Nei primi mesi di quest’anno l’influenza aviaria era ancora uno dei temi prediletti dai media svizzeri. La minaccia di una diffusione dell’H5N1 si era infatti avvicinata, più in fretta del previsto, all’Europa occidentale.

L’epidemia era ricomparsa a metà del 2003 in Estremo oriente, propagandosi rapidamente tra il pollame in una decina di paesi. Dall’Asia giungeva anche notizia dei primi casi, seppure isolati, di trasmissione della malattia all’uomo.

Ad ottobre 2005 il virus faceva la sua apparizione tra i volatili anche nell’Europa orientale e in Turchia. All’inizio del 2006 era la volta dell’Africa ad essere toccata dall’epidemia e poi di alcuni paesi europei vicini alla Svizzera.

Il cerchio si stringeva quindi sempre di più attorno al territorio elvetico, dove si attendeva con preoccupazione il ritorno degli uccelli migratori dal continente africano. A fine febbraio non ha quindi suscitato grande sorpresa l’annuncio del primo caso di influenza aviaria in Svizzera, riscontrato in uno smergo, un uccello nuotatore ritrovato morto sulle rive del Lemano.

Niente scenari catastrofici

Nel giro di un mese il virus ha colpito una trentina di uccelli acquatici: anatre, moriglioni, morette, folaghe, germani reali. Poi, nonostante una sorveglianza ancora più intensa, da aprile non è più stato segnalato alcun caso di influenza aviaria.

L’allarme è quindi rientrato tranquillamente, dopo mesi in cui erano stati ventilati scenari catastrofici, in cui esperti medici e veterinari, ma anche politici ed economisti, avevano delineato tutti i rischi immaginabili di un’epidemia.

Il virus si è allontanato senza lasciare grandi tracce, come un qualsiasi fenomeno naturale, come mille altre malattie che si diffondono nel regno animale e poi se ne vanno da sole. In tutta Europa il morbo non si è trasmesso all’uomo.

Gli svizzeri hanno avuto così l’occasione di interessarsi un po’ più da vicino al mondo dei volatili, di imparare i nomi di alcuni uccelli acquatici, poco conosciuti. Ma l’attesa psicosi non si è vista. Dopo le prime settimane di apprensione, perfino le vendite di uova e pollame non hanno subito il crollo preannunciato.

Preparativi migliorati

Di certo, l’H5N1 non è ancora scomparso dalla faccia della terra. Secondo molti esperti, bisognerà imparare a convivere con questa malattia. Nei prossimi mesi o nei prossimi anni il virus ritornerà probabilmente a minacciare il pollame e la salute umana. Magari più vigoroso, capace di mutare pericolosamente e di diffondersi rapidamente da uomo a uomo.

Per poter far fronte ad ogni evenienza, le autorità svizzere hanno continuato anche negli ultimi mesi ad affinare i loro preparativi. Alla fine di marzo l’Ufficio federale della sanità ha pubblicato l’ultima versione del piano nazionale contro le pandemie.

In giugno il governo ha deciso di acquistare 8 milioni di dosi di un vaccino prepandemico. Assieme al medicinale anti-influenza Tamiflu, di cui sono già state costituite abbondanti riserve, offrirebbe una prima protezione alla popolazione, in attesa della messa a punto e della produzione di un vaccino adeguato al ceppo virale prodotto dalla mutazione del virus.

In settembre il parlamento ha accordato maggiori competenze alla Confederazione per centralizzare la prevenzione e gli interventi in caso di pandemia. Finora, il sistema sanitario svizzero, in buona parte di competenza dei cantoni, lasciava trasparire una certa mancanza di coordinazione.

Tutto pronto quindi. Ma la pandemia arriverà un giorno? E quando? A questi interrogativi anche nel 2006 nessun esperto ha potuto dare una risposta chiara.

swissinfo, Armando Mombelli

2003-2004: il virus H5N1 riemerge in alcuni paesi asiatici, propagandosi rapidamente tra gli uccelli selvatici e il pollame. In Estremo oriente vengono segnalati anche i primi casi di trasmissione all’uomo.

2005: dopo aver raggiunto la Siberia e l’Asia centrale, l’epidemia comincia a diffondersi tra i volatili anche nell’Europa orientale e in Turchia.

Febbraio 2006: l’influenza aviaria approda all’inizio dell’anno in Africa e in Europa occidentale.

Marzo 2006: in Svizzera il virus viene rilevato su una trentina di uccelli acquatici tra il 23 febbraio e il 31 marzo.

Dicembre 2006: l’influenza aviaria è costata la vita negli ultimi tre anni ad oltre 150 persone in Asia e in Egitto. In Europa non è stato segnalato nessun caso di trasmissione all’uomo.

L’influenza è dovuta ad un’invasione di virus nel corpo umano, che si moltiplicano rapidamente nei tessuti e negli organi.

L’influenza stagionale colpisce ogni anno diverse centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, lasciando dietro di sé decine di migliaia di morti.

Una pandemia dei ceppi virali altamente patogeni, come l’H5N1, si verifica in media da 3 a 4 volte in un secolo.

Nel 1918 l’influenza spagnola aveva provocato la morte di 30 – 40 milioni di persone. La pandemia del 1957 aveva fatto da 1 a 2 milioni di vittime, quella del 1968 da 800’000 a 1 milione.

Finora l’H5N1 si è trasmesso all’uomo quasi esclusivamente tramite il contatto diretto con pollame infetto. Il virus potrebbe scatenare una pandemia solo in caso di mutazione e di trasmissione da uomo a uomo.

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