Berna blocca il commercio di diamanti dalla Sierra Leone, ma per l’ONU il vero problema è la Liberia

Il Consiglio federale segue l'ONU nella questione riguardante il commercio di diamanti della Sierra Leone. L'importazione delle pietre preziose sarà temporaneamente vietata.
Sul modello della risoluzione presa dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso 5 luglio, anche la Svizzera ha deciso di proibire per un periodo di 18 mesi l’importazione di diamanti grezzi originari della Sierra Leone.
Un’eccezione è tuttavia prevista per le pietre accompagnate da un certificato d’origine emesso dal governo del paese africano durante il regime approvato dalle autorità dell’ONU. Obiettivo del divieto è quello di impedire ai ribelli del Fronte rivoluzionario unito di finanziare, attraverso il commercio di diamanti, la lotta armata contro il governo legittimo.
Una misura che appare di natura simbolica visto che negli ultimi anni la Svizzera non ha importato nessun diamante grezzo dalla Sierra Leone. Pietre lavorate sono state acquistate per l’ultima volta nel 1998 per un controvalore di 35mila franchi.
Bloccato il canale nazionale, i ribelli della Sierra Leone, stando ad un rapporto dell’ONU, riuscirebbero comunque a smerciare i diamanti attraverso la confinante Liberia. Negli ultimi due anni le importazioni della Svizzera da questo paese hanno fatto registrare un vero e proprio boom passando dai 13 milioni del 1998 ai 45 dei primi sei mesi del 2000.
Secondo Berna non si tratterebbe però di diamanti grezzi ma di un ridotto numero di diamanti lavorati di alta caratura la cui importazione non è del resto vietata né dall’ONU né dall’Unione europea. Oltre a queste pietre ad alto valore, nel 1999 la Svizzera avrebbe importato dalla Liberia anche diamanti grezzi per 25 milioni, commercio ridottosi a 7,5 milioni nei primi sei mesi di quest’anno. I diamanti sarebbero stati inviati in Svizzera per essere esaminati e successivamente riesportati nella loro totalità in Liberia.
Luca Hoderas

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