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Primo maggio: i sindacati accusano

La tradizionale manifestazione davanti al Palazzo federale a Berna Keystone

Bel tempo, discorsi di solidarietà e migliaia di lavoratori in piazza nelle maggiori città svizzere. A parte alcuni scontri una festa pacifica.

I dirigenti sindacali lanciano dure accuse agli ambienti economici e alla politica borghese.

Il consigliere nazionale socialista e presidente dell’Unione sindacale svizzera, Paul Rechsteiner, parlando a Berna davanti a circa 2500 persone, ha accusato i capitani dell’economia svizzera di un’«inconcepibile mancanza di pudore».

Negli ultimi anni, i valori collettivi di solidarietà e pari opportunità sono stati sacrificati in nome del mercato, secondo il socialista sangallese. Le conseguenze sono evidenti e inconfutabili: eccessi di individualismo e sfrenato arricchimento personale.

Paul Rechsteiner non ha risparmiato la politica borghese, accusandola di volere attaccare la struttura sociale del paese. Il ministro degli interni Pascal Couchepin sarebbe in procinto di condurre il sistema sociale lungo un pericoloso percorso carico di incognite.

«Non permetteremo che l’AVS, cuore del nostro stato sociale, venga distrutta», ha avvertito il deputato sangallese.

Un gran numero di bambini

Circa 7000 persone sono sfilate nelle vie di Zurigo. In testa al corteo il presidente del sindacato SEI, Vasco Pedrina, e il consigliere nazionale comunista e membro del comitato vodese anti-G8, Josef Zisyadis. Subito dietro un gran numero di bambini tra gli 8 e 12 anni.
Come di consueto, nella città della Limmat hanno preso parte alla sfilata parecchi gruppi di stranieri, fra cui molti cittadini curdi e baschi. Presenti inoltre numerosi membri di organizzazioni internazionali pacifiste, per la tutela dei diritti dei rifugiati e oppositori del G8. Meno folta, quest’anno, la partecipazione sindacale.

«Posti di lavoro invece di sfruttamento!»

Sulle bandiere e nei cori dei manifestanti gli slogan più ricorrenti riguardavano sia i temi legati al modo del lavoro, sia la guerra in Iraq e la politica «della prepotenza».

«Non vogliamo un consiglio di guerra sul lago Lemano», «Mobilitazione contro le barbarie», si è potuto leggere sugli striscioni a Zurigo.

Tafferugli a Berna e Basilea

A Berna circa 300 persone hanno seguito l’invito della consigliera nazionale ecologista Franziska Teuscher a manifestare di fronte alla sede della Ruag, la fabbrica d’armi appartenente alla Confederazione.

I manifestanti hanno scandito slogan contro la vendita di armi ai paesi in guerra, in particolare alle forze coinvolte nel conflitto del Golfo. Le forze dell’ordine sono intervenute con gli idranti per impedire che i partecipanti penetrassero nella ditta alla ricerca «di armi illegali».

A Basilea, in margine al corteo dei lavoratori, due persone sono rimaste ferite in uno scontro tra esponenti di un movimento autonomo e provocatori di estrema destra, dopo che questi ultimi avevano molestato un gruppo di stranieri. Prima della manifestazione ufficiale, la polizia aveva già localizzato e controllato un gruppo di una ventina di persone con la testa rasata.

swissinfo, Rolando Stocker

Dure condanne alla politica sociale di Pascal Couchepin e all’atteggiamento padronale nel discorso tenuto dal sindacalista Paul Rechsteiner a Berna.

A Zurigo, come consuetudine, il corteo più consistente, con 7000 persone tra cui molti gruppi di lavoratori esteri e organizzazioni di sinistra.

Alcuni scontri a Berna e a Zurigo non sono riusciti a guastare una festa tutto sommato ben riuscita grazie anche al bel tempo.

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