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Aiuto, aiuto, al bostrico!

Le larve di bostrico scavano complessi sistemi di gallerie sotto la corteccia degli alberi (fonte: http://www.wsl.ch) swissinfo.ch

Allarme tra i forestali svizzeri: dopo l'uragano Lothar, i boschi sono ora minacciati dal flagello del bostrico tipografo. Ma il pericolo viene proprio dal prolifico insetto?

Dal recente rapporto presentato al parlamento dall’ufficio federale dell’ambiente, risulta che l’industria forestale svizzera dovrà far fronte, nei prossimi due anni, a forti perdite causate dal bostrico tipografo.

Nelle regioni devastate, due anni or sono, dall’uragano Lothar, il coleottero si sta infatti riproducendo come non mai negli ultimi 200 anni. E dei 510 milioni di franchi, stanziati per far fronte alle conseguenze della catastrofe naturale, per questo e il prossimo anno non rimangono più che 223 milioni. Che probabilmente non basteranno, a detta degli esperti.

Tutto dipenderà, secondo quanto scrive l’Ufficio federale dell’ambiente, dall’evoluzione del bostrico, che nel 2001 – contando soltanto gli alberi ancora in piedi – ha infestato 1,36 milioni di metri cubi di legno. E anche per i prossimi due anni, il legname attaccato dal prolifico coleottero dovrebbe aggirarsi sui 2-3 milioni di metri cubi. Con tutte le conseguenze del caso per l’industria forestale: gli alberi attaccati devono essere abbattuti e portati via, e il legname infestato perde di valore.

Un insetto utile…

“Dal punto di vista ecologico, il bostrico è un insetto molto utile”, sostiene Marco Moretti, biologo presso il WSL, l’istituto federale di ricerca per la foresta, “perché generalmente attacca alberi vecchi o caduti, dando il via al processo che, sull’arco di una cinquantina d’anni, trasforma il legno in nuovo humus per la foresta. Senza questo genere di insetti, invece di essere fertilizzati, i nostri boschi sarebbero pieni di materiale legnoso inutilizzabile”.

Le foreste svizzere, però, hanno una particolarità: sono per lo più costituite da abeti rossi, gli alberi più sfruttati nell’industria svizzera del legname. E il principale nemico dell’abete rosso è proprio il bostrico tipografo, un coleottero che scava complessi sistemi di gallerie sotto la corteccia degli alberi, impedendo il flusso della linfa.

Un coleottero che in questi ultimi tempi ha fatto registrare un fortissimo sviluppo, favorito soprattutto dalla gran quantità di alberi abbattuti dall’uragano e che l’insetto può attaccare più facilmente.

…reso dannoso…

“Questo è quel che capita quando si modifica l’equilibrio naturale, optando per le monoculture”, afferma Marco Moretti. Per il quale, l’errore commesso in Svizzera nel corso dei secoli, “è stato quello di aver convertito le foreste di latifoglie miste in boschi di produzione di abete rosso. Perché in tal modo è stato favorito l’eccessivo sviluppo di un insetto, che oramai non ha più tanti antagonisti”.

Per di più, con l’aumento generale della temperatura, il bostrico riesce anche a riprodursi due volte all’anno. “E non solo, le temperature più miti hanno pure favorito l’espansione degli insetti a quote più alte”, sostiene il biologo. Di conseguenza, ora si assiste pure all’infestazione di boschi naturali, oltre a quelli impiantati dall’uomo.

…dall’uomo

Altro fattore che sembra aver favorito l’espansione del bostrico: l’incanalamento dei corsi d’acqua. “Se non possono serpeggiare, fiumi e torrenti scavano i loro letti in profondità, abbassando la falda e togliendo acqua al soprassuolo”, afferma lo specialista. “Per cui certe piantagioni di abete rosso in riva ai fiumi risultano indebolite e diventano facile preda del bostrico”.

Insomma, per Marco Moretti, “noi ora puntiamo il dito sul bostrico, ma sotto sotto la responsabilità di quel che sta succedendo nei nostri boschi va in parte imputata anche all’uomo”. E sembra difficile dargli torto.

Fabio Mariani

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