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Crisi alimentare: l’Onu presenta a Berna la sua strategia

Il coreano Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu, durante la conferenza stampa di martedì a Berna Keystone

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha illustrato le misure per fronteggiare l'aumento dei prezzi dei generi alimentari, che provoca rivolte in molti paesi in via di sviluppo.

Da anni, il «Chief Executives Board» (CEB) – l’organo di cui fanno parte i responsabili dei fondi, dei programmi e delle istituzioni dell’Onu – s’incontra nella Confederazione per sottolineare l’importanza dei rapporti tra la Svizzera e le Nazioni Unite.

Le discussioni di lunedì e martedì hanno riguardato principalmente la questione della crisi alimentare mondiale, caratterizzata dalla vertiginosa crescita dei costi dei generi alimentari, a cui hanno fatto seguito violenti scontri in numerosi paesi in via di sviluppo.

Esprimendosi a nome del CEB, nel quadro di una conferenza stampa, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha sottolineato martedì la necessità di una reazione internazionale rapida ed efficace. Le modalità d’intervento prevedono pertanto un piano d’azione a corto, medio e lungo termine.

Aiuti finanziari e cellula di crisi

Ban Ki-moon ha dapprima brevemente evocato le cause dell’attuale situazione: la forte crescita della domanda di generi alimentari, soprattutto per rispondere alla richiesta da parte di paesi emergenti quali Cina e India; la scarsità di investimenti nel settore agricolo; le speculazioni sui mercati delle materie prime; le condizioni climatiche sfavorevoli e la quota crescente di terreni agricoli destinati alla produzione di biocarburanti.

A corto termine, l’Onu intende intervenire per arginare i rischi sociali e a livello di salute pubblica. Per questo motivo, è stato lanciato un appello urgente alla comunità internazionale, affinché siano stanziati immediatamente 755 milioni di dollari destinati al Programma alimentare mondiale (Pam). La direttrice esecutiva del Pam, Josette Sheeran, ha aggiunto che il 62% di tale somma è già coperta.

Tale contributo, oltre a provvedere alla necessità di cibo, mira a promuovere la produzione locale. A questo proposito, il segretario generale ha comunicato che l’Organizzazione per l’agricoltura e l’alimentazione (Fao) necessita di 1,7 miliardi di dollari, destinati segnatamente a fornire sementi e concimi – il cui costo è sovente diventato proibitivo – ai contadini dei paesi in via di sviluppo.

Parallelamente, Ban Ki-moon ha annunciato la creazione di una cellula di crisi, da lui presieduta e coordinata dal segretario generale aggiunto John Holmes.

Interventi strutturali

Per quanto concerne le modalità d’azione a medio termine, l’Onu e le sue istituzioni hanno manifestato l’intenzione di sostenere i paesi in difficoltà nell’elaborazione di politiche nazionali specifiche.

Concretamente, ha spiegato il direttore della Fao Jacques Diouf, si tratta di «attuare provvedimenti strutturali». Facendo riferimento al continente africano, egli ha rilevato la necessità di «migliorare i sistemi di stoccaggio dei generi alimentari, di perfezionare i sistemi d’irrigazione e di garantire un sistema stradale e ferroviario efficace per poter smistare i prodotti alimentari in tempi brevi e a costi ragionevoli».

Egli ha inoltre sottolineato che quella attualmente in corso è una crisi annunciata. «Sapevamo che tale situazione si sarebbe verificata: il livello delle riserve alimentari è il più basso dal 1980. Purtroppo non abbiamo adottato le decisioni giuste al momento giusto».

Sovvenzioni criticate

Dal canto suo, il direttore dell’Organizzazione mondiale del commercio Pascal Lamy ha caldeggiato l’eliminazione delle sovvenzioni all’esportazione da parte dei paesi più ricchi. A suo parere, vista la situazione attuale, è inoltre fondamentale concludere con successo i negoziati di Doha, concernenti tra l’altro proprio l’apertura del mercato agricolo.

Il presidente della Banca Mondiale Robert Zoellick, anch’egli presente a Berna, ha criticato il divieto d’esportazioni deciso da alcuni paesi per fronteggiare la crisi: tale scelta spinge al rialzo i prezzi mondiali delle derrate alimentari. Zoellick ha dunque salutato e citato come esempio positivo la recente decisione dell’Ucraina di sopprimere le restrizioni sulle esportazioni di frumento.

Passare all’atto

Durante la conferenza stampa di martedì, il «Chief Executives Board» ha infine ribadito la necessità, a lungo termine, di riflettere in merito agli orientamenti in materia di biocarburanti e diversificazione delle colture. Dovranno inoltre essere varati provvedimenti tali da aumentare la produzione e l’efficienza, specialmente in Africa.

A tal proposito, Jacques Diouf, originario del Senegal, ha affermato che per tale continente esistono già, da anni, dettagliati programmi di sviluppo agricolo elaborati congiuntamente dall’Onu e dagli attori locali. «Purtroppo – ha aggiunto il responsabile della Fao – non è stato possibile implementare le misure previste, poiché non sono finora stati reperiti i finanziamenti necessari».

Diouf ha concluso la sua riflessione con un auspicio: «È ora di passare finalmente dalle parole ai fatti!».

swissinfo, Andrea Clementi

Secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite, a partire dal mese di marzo del 2007 i prezzi della soia e del grano sono aumentanti rispettivamente dell’87% e del 130%; a livello mondiale, il costo del riso è aumentato del 75% in due mesi.
Nei paesi industrializzati, la spesa per il cibo ammonta generalmente al 20% del salario. In quelli in via di sviluppo, tale quota si situa attorno all’80%. In Yemen, una famiglia media spende oltre un quarto delle proprie entrate per acquistare il pane.
In Africa, su 54 paesi, 42 sono attualmente costretti a importare derrate alimentari.
Ad Haiti, in seguito al vertiginoso aumento dei prezzi, si sono svolte dimostrazioni di protesta poi sfociate in violenti scontri. La Banca mondiale ha garantito al paese caraibico dieci milioni di dollari quale aiuto urgente.

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