Heidi, la bambina che ha conquistato il grande schermo
L’allegra e ottimista Heidi, vera e propria icona svizzera, torna nelle sale cinematografiche. Ma dopo una dozzina di adattamenti, dai film muti in bianco e nero ai manga giapponesi, il mondo ha ancora bisogno di un altro film?
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Nato a Londra, Thomas ha lavorato come giornalista per The Independent prima di arrivare a Berna nel 2005. Gli piace viaggiare e parla le tre lingue ufficiali della Confederazione, praticandole un po' dappertutto: nei pub, nei ristoranti e nelle gelaterie.
“L’ultimo film su Heidi che ha avuto un successo internazionale risale agli anni Cinquanta, due generazioni fa. Il materiale è così ricco! Potremmo perfino dire che ogni generazione ha bisogno della sua Heidi”, afferma il regista Alain Gsponer.
Non è la prima volta che Gsponer è alle prese col romanzo di Johanna Spyri, storia di un’orfanella piena di autenticità e naturalezza, del rapporto con la natura, la città, la vita e la malattia.
Da studente, il regista 39enne aveva realizzato un cortometraggio d’animazione su Heidi. “Mi sono burlato dell’immagine della Svizzera, che si vende attraverso il personaggio di Heidi e lo stereotipo di un mondo accogliente e idilliaco. Il corto è una satira. In realtà la favola [pubblicata all’origine in due volume, nel 1880 1881] racconta qualcosa di diverso. Si tratta di un dramma sociale che mette in luce i problemi esistenziali della Svizzera di quell’epoca”.
“Per noi era importante mostrare che in Svizzera c’è gente che ha patito la fame e persone che sono state emarginate, come il nonno. La popolazione conduceva una vita molto solitaria – non era tutto così idilliaco”.
Pubblicati nel 1880 e 1881, i due volume di Johanna Spyri che raccontano la storia di Heidi sono l’opera letteraria svizzera più conosciuta al mondo. Le copie vendute superano i 50 milioni. Il romanzo è stato tradotto dal tedesco in 50 lingue e adattato una decina di volte per il cinema o la televisione.
La natura al centro del film
Grazie al film, questa generazione potrebbe dunque aver accesso a una lettura relativamente autentica e non romanticizzata del romanzo di Spyri. L’eccellente cast è guidato dall’attore svizzero Bruno Ganz – noto tra l’altro per “Il cielo sopra Berlino” – nei panni del nonno burbero, accompagnato dall’esordiente Anuk Steffen (Heidi), che ha avuto la meglio su 500 rivali.
“L’unica condizione era che la bambina fosse nata nella regione e parlasse il dialetto svizzero-tedesco”, afferma Gsponer. “La scelta non era grandissima!”. Tutti i dialoghi in dialetto saranno comunque doppiati in tedesco in modo da aumentare le chance di successo in Austria e in Germania.
“Nel primo casting ho trovato Anuk Steffen emozionante, coi suoi occhi vivaci e il suo modo intelligente di recitare. Stavo cercando qualcuno pieno di energia e al contempo fragile”.
È però il paesaggio ad essere probabilmente la star principale del film. Le scene di montagna sono state girate nel villaggio grigionese di Latsch, stessa scenografia del film storico del 1952.
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Heidi, un’icona dai mille volti
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Cosa ne è stato delle ragazzine che hanno interpretato Heidi al cinema?
Le prime scene si soffermano a lungo – forse fin troppo – su campi, valli e cime. Non sorprende dunque che il cantone dei Grigioni abbia investito 150mila franchi nel film, su un budget totale di 8,5 milioni.
“Heidi ha aiutato molto il turismo elvetico. La storia è diventata un simbolo della Svizzera in tutto il mondo. È associata alle belle montagne, ai paesaggi alpini, a una vita priva delle preoccupazioni urbane”, spiega Véronique Kanel, di Svizzera Turismo.
“L’impatto più singolare della storia di Heidi sul turismo è legato al cartone animato di Hayao MiyazakiCollegamento esterno del 1974. La serie ha portato generazioni di turisti giapponesi in Svizzera, curiosi di vedere la vera terra di Heidi. Il cartone è stato diffuso in tutto il mondo e in alcuni paesi, come in Italia, ha avuto un successo straordinario”.
Una spinta per il turismo
Hans-Jörg Müntener, che dirige l’ufficio del turismo di Maienfeld, il “villaggio di Heidi”, afferma che gli oltre 100mila visitatori generano un valore aggiunto di 5 milioni l’anno per la regione.
Circa la metà dei turisti proviene dall’Asia. Oltre a cinesi e giapponesi, negli ultimi tre anni sono aumentati molto i turisti dei paesi del Golfo, spiega Müntener. “Sono persone che spendono 350-500 franchi a notte, mentre tedeschi e svizzeri spendono in media 50-80 franchi”.
Quando si tratta di girare un film, tuttavia, i paesaggi svizzeri possono anche creare qualche grattacapo. “Abbiamo avuto molta sfortuna con la meteo”, spiega Gsponer. “Abbiamo girato in estate [2014] e un paio di volte ha nevicato. I bambini hanno dovuto correre scalzi ed erano congelati. In fase di post-produzione abbiamo dovuto utilizzare spesso la correzione del colore per rimuovere il blu dalle labbra!”. E poi c’erano gli animali. “Le capre sono bestie da soma, abituate a scalare le montagne all’alba in cerca di cibo, per poi scendere in valle in serata. Ovviamente noi non volevamo fare su e giù. Ma a volte era davvero difficile convincere le capre a salire verso la vetta alle tre del pomeriggio”.
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Il ritorno della piccola Heidi al cinema
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La fiaba di Johanna Spyri – pubblicata nel 1880 – racconta la storia di HeidiCollegamento esterno, un’orfanella che viene mandata a vivere col nonno sulle Alpi grigionesi. L’anziano burbero accoglie controvoglia la bambina, ma col tempo i due imparano ad amarsi e sulle montagne Heidi stringe amicizia anche con Peter, un pastorello undicenne. Il libro…
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In un periodo di grande incertezza politica e sociale in Europa, due grandi classici per bambini sono usciti nelle sale a pochi mesi l’uno dall’altro. Una coincidenza?
Per la sceneggiatrice Petra Volpe, la sfida più grande è stata quella di “restare fedele al materiale originale, senza lasciarsi tentare da effetti più appariscenti. Non possiamo competere con la Pixar!”.
“Il libro mi ha davvero commossa. Da piccola non lo avevo letto. Sono cresciuta con la serie televisiva svizzero-tedesca (1978) e il manga giapponese. Nella romanzo ho trovato qualcosa che non avevo visto negli altri adattamenti di Heidi”.
“Johanna Spyri descrive in modo estremamente preciso la povertà in Svizzera e le difficoltà con le quali erano confrontati i bambini e gli orfanelli. Erano lasciati a loro stessi”.
Ma pur restando fedele al materiale, Petra Volpe ha dovuto cercare un modo per rendere il film attrattivo agli occhi di un pubblico contemporaneo. Una sfida non da poco, dice la sceneggiatrice.
“Un elemento importante nelle fiabe di Johanna Spyri è la religione: nel secondo volume, Heidi parla spesso di Dio e riesce a convertire tutti, dal medico al padre di Clara”, afferma la sceneggiatrice.
“Non potevo immedesimarmi perché sono atea. In Johanna Spyri c’è però anche una spiritualità che va oltre il Cristianesimo. Il legame dei personaggi con la natura è qualcosa si estremamente profondo. Così ho voluto concentrarmi su questo aspetto: la natura diventa un luogo spirituale per Heidi, dove può essere sé stessa”.
(Traduzione dall’inglese, Stefania Summermatter)
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Perché la Svizzera celebra un classico per bambini che non è Heidi
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Il libro per bambini “Una campana per Ursli” può essere letto in inglese, in giapponese e in afrikaans, oltre che nella sua lingua originale, il romancio. Un’esposizione rende omaggio al suo illustratore, Alois Carigiet, mettendone in evidenza le molteplici doti. Ad esempio quella di pittore.
«Lassù tra le montagne, lontano da qui, abita un ragazzino proprio come voi…». La prima frase di “Una campana per Ursli” (“Uorsin” in romancio) è conosciuta da generazioni di bambini. Sono però le particolari illustrazioni di Alois Carigiet ad aver fatto del libro una delle favole della buonanotte preferite per decenni: Ursli, con i suoi boccoli ricoperti da un cappello a punta, parte alla ricerca di un grande campanaccio per poter partecipare al corteo della festa di primavera del suo villaggio.
Dalla sua pubblicazione nel 1945, il libro è stato venduto in più di un milione di copie e il testo di Selina Chönz è stato tradotto in nove lingue.
Alois Carigiet ha prodotto anche altri libri per bambini, tra cui “Flurina”. Nessuno ha però raggiunto la popolarità di Ursli. Nel 1966, l’illustratore svizzero ha ricevuto il prestigioso premio internazionale della narrativa per infanzia Hans Christian Andersen Award.
Il 2015 segna il 70º anniversario della pubblicazione di “Una campana per Ursli”. Quest’anno coincide anche con i trent’anni dalla morte di Carigiet e nei prossimi mesi uscirà un nuovo film di Ursli. Un’occasione per il Museo nazionale svizzero di presentare il lavoro dell’artista grigionese, aldilà dei libri per bambini.
Artista con molte doti
«Carigiet non è soltanto il padre di “Una campana per Ursli” e non è soltanto un pittore. È stato anche un ottimo artista grafico, scenografo e cofondatore del Cabaret Cornichon», spiega Pascale Meyer, curatrice dell’esposizione “Alois Carigiet: Arte, Grafica e Una campana per Ursli”, in programma fino al gennaio 2016.
Alois Carigiet è nato a Trun, nei Grigioni, nel 1902. Era il settimo di undici figli e, come lui stesso raccontava, ha avuto un’infanzia idilliaca tra le montagne di questo cantone rurale e all’epoca povero. In seguito si è trasferito con la famiglia a Coira, il capoluogo cantonale. A casa parlava romancio.
Alois Carigiet ha seguito una formazione di decoratore, ma è stato anche un autodidatta e un artista estremamente prolifico a livello commerciale. Ha lavorato in un laboratorio di grafica pubblicitaria e ha realizzato il manifesto dell’Esposizione nazionale svizzera del 1939. «Il suo lavoro è fatto di perspicacia e di umorismo. È stato uno dei principali cartellonisti svizzeri», ha detto Pascale Meyer durante la conferenza stampa di presentazione dell’esposizione al museo di Zurigo.
Alois Carigiet ha pure realizzato delle scenografie, inclusa quella per il leggendario Cabaret Cornichon di Zurigo, attivo dal 1934 al 1951. Il cuore dell’artista batteva però per l’arte e nel 1939 si è ritirato sulle montagne grigionesi per consacrarsi alla pittura.
La sua arte
Stephan Kunz, direttore del Museo d’arte dei Grigioni, che ha prestato diversi dipinti di Carigiet per l’esposizione, rammenta che la notorietà dell’artista grigionese «si è diffusa ben oltre i confini cantonali».
Alois Carigiet ha sviluppato e affinato uno stile particolare, traendo spunto dall’ambiente che lo circondava con composizioni robuste e dinamiche. Spesso si poteva incontrare l’artista sulle montagne, taccuino alla mano, come si vede in questo filmato della Televisione pubblica svizzera SRF.
A volte, Alois Carigiet lasciava i suoi vicini perplessi, rammenta Stephan Kunz, «Faceva cose strane rispetto al loro quotidiano: erano contadini, gente semplice che Carigiet rispettava. Gli chiedevano perché dipingesse sempre le mucche di rosso. Lui rispondeva: ‘Sono un artista e sono un po’ pazzo’, ma lo hanno sempre rispettato».
Per Carigiet, la svolta come pittore è avvenuta nel 1951 con la realizzazione di un gigantesco dipinto murale a Zurigo. La sua notorietà, acquisita come illustratore ma anche attraverso la sua voluminosa produzione grafica, ha tuttavia nuociuto alla sua reputazione, osserva Stephan Kunz.
Lo stesso è successo con la sua scelta di adottare uno stile basato sulle tradizioni locali e regionali (Heimatstil). Non è un caso che il libro di Ursli, che faceva riferimento a un’epoca più spensierata, sia stato pubblicato dopo la guerra, in un periodo in cui prevaleva il desiderio di un ritorno a valori più conservatori.
«Ma se si guarda il suo lavoro di artista, di pittore, si intravvedono altre qualità. È diventato un buon pittore», aggiunge Stefan Kunz, sottolineando in particolare l’utilizzo della prospettiva e dello spazio pittorico.
Lo charme di Ursli
All’inizio, Alois Carigiet si è rifiutato di illustrare Ursli siccome voleva concentrarsi sulla pittura. Ha impiegato parecchio tempo per concepire il personaggio principale e tra il momento in cui ha accettato il lavoro e la pubblicazione del libro sono trascorsi cinque anni. Alla mostra a Zurigo è esposto un disegno originale del libro.
Ursli, pubblicato in tedesco e in due idiomi romanci, è stato subito un successo. Oggi è considerato un classico per bambini, osserva Ronny Förster della Casa di edizioni Orell Füssli, che detiene i diritti su Ursli dal 1971.
Presto il racconto verrà pubblicato in farsi e la versione in inglese è spesso acquistata dai turisti che vogliono portare a casa un souvenir di una Svizzera idilliaca, annota Ronny Förster.
Il libro ha avuto molto successo in particolare in Giappone, dove dal 1973 sono state vendute più di 42'000 copie. «La quantità potrebbe sembrare modesta. Ma è interessante notare che l’editore giapponese indica che nessun altro libro illustrato ha venduto altrettanto bene», afferma a swissinfo.ch Ronny Förster.
Ursli e gli altri suoi libri hanno forse offuscato le molteplici doti di Alois Carigiet. Ma per l’artista, le produzioni per bambini sono state fonti di immenso piacere. Anche quando ha smesso di illustrare libri per l’infanzia, era felice di sentire che i bambini si addormentavano con il libro di Ursli sotto al cuscino.
Per lui, scrisse una volta, era importante dportare ai bambini, soprattutto a quelli «nelle strade e nelle case grigie della città», «un po’ di luce e qualche luccichio di un’infanzia trascorsa tra le montagne».
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La storia è ambientata nella Bassa Engadina dove ogni anno, il 1° di marzo, i bambini sfilano per le strade dei villaggi con un campanaccio per scacciare l’inverno e salutare la primavera. Anche Ursli vorrebbe partecipare alla festa del Chalandamarz, ma con la sua piccola campana dovrebbe rimanere in fondo al corteo. Di nascosto dai…
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Il fotografo Martin Mischkulnig ha visitato tutti i posti associati con Heidi. «Un’esperienza triste e deludente. Cosa hanno a che fare con Heidi il ristorante di una stazione di servizio o uno strofinaccio per piatti?»
Il fotografo australiano Martin Mischkulnig ha iniziato a interessarsi ad Heidi leggendo la storia ai suoi figli. Poi ha iniziato a visitare tutti i posti associati con l’orfanella nata dalla penna di Johanna Spyri, destinati principalmente ai turisti.
L’esperienza finalmente si è rivelata «triste e deludente». Cosa hanno a che fare con Heidi il ristorante di una stazione di servizio, uno strofinaccio per i piatti o un centro congressuale?
«Nella storia, Heidi è stata mandata da sua zia a vivere dal nonno, poi portata a Francoforte per fare compagnia alla figlia di un ricco signorotto», osserva Mischkulnig. «Insomma, tutto è stato fatto contro la sua volontà. Povera Heidi, la storia oggi continua…».
Pubblicato nel 1880, il romanzo è diventato l’opera più famosa della letteratura svizzera. Tradotto in più di 50 lingue, il libro è stato venduto in più di 50 milioni di copie. Una dozzina gli adattamenti cinematografici, tra cui una celebre versione del 1937 con Shirley Temple nei panni di Heidi.
(Immagini: Martin Mischkulnig)
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Nel pantheon dei personaggi svizzeri più illustri, la piccola Heidi figurerebbe probabilmente in prima posizione. La bambina è addirittura più conosciuta di Guglielmo Tell all’estero e rappresenta da decenni la migliore ambasciatrice della Svizzera nel mondo. Dall’Europa all’America, passando per l’Asia, non vi è un paese in cui non siano state proiettate sul piccolo o…
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